Rassegna storica del Risorgimento

1859-1860 ; VENETO ; VILLAFRANCA
anno <1953>   pagina <18>
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Roberto Cessi
il grave impegno assunto. Identico lo spirito, analoga la forma nei concetti espressi; concorde il silenzio sopra il principio della fusione e dell'annessione. È chiaro da chi partisse l'ispirazione a siffatta impostazione del problema veneto; non certo da quegli uomini, che il 14 luglio avevano risuscitato la so­luzione fusionista del 1848, né da quelli, che tre giorni dopo, per suggestione di insincero suggerimento di trafficanti sabaudi,l1 con altrettanta disinvoltura riprenderanno la formula quarantottesca, ripudiata il 17 agosto; 2) non pote­vano essere gli Antonini, i Bonollo, i Cavalletto i Meneghini, i Tecchio, i Va­iassi, i quali, forse contro voglia, furono trascinati a sottoscrivere un atto, che tosto disdissero, stimolati da volontà più forte, quale quella di Nicolò Tommaseo, la cui forte ispirazione traluce in più di una espressione,8) asse­condata da nomini, come Àvesani, Minotto, Vare, Pincherle e Radaelli, che per il loro passato davano affidamento di rispetto a quel voto, che avevano approvato. *)
y I ministri sordi, succeduti a Cavour, e in particolare il Battezzi, avevano invitato TU agosto a Milano il Medin, il Tedeschi e il Figarolli, a promuovere una deputazione, a somiglianza di altri paesi italiani, presso i ministri e i sovrani di Francia e della Gran Bretagna. In seguito a tali sollecitazioni i tre interpellati chiesero il parere e l'adesione dei residenti a Torino, rivolgendo, il loro appello al Giustiniani e al Cavalletto. (BABBIERA. op. ci'/,p. 464seg.)>
2) Cosi era precisato nel protocollo, con il quale si designava la deputazione ai governi di Francia e di Inghilterra e alle rappresentanze di Russia e Prussia a Parigi e a Londra, ab­bozzato il 17 agosto dal gruppo milanese degli emigrati veneti rappresentato da Medin, Correr, Sanguinaci. Emo Capodilista, Tedeschi, Figarolli. D'Italia, Arvedi, Sacchetti, Giordani, Da Zara e Leone Fortis di Trieste (BABBIERA, op. ài., p. 465), e ratificato dal gruppo torinese, ohe l'avallò con le proprie firme (SOLITHO, op. cit.. p. 829). Dei firmatari dell'appello torinese del 17 agosto nel nuovo mandato figuravano, Antonini, Bonollo, Vallassi- Cavalletto, Tecchio e Meneghini, (l'assenza del Gmstinian è comprensibile), alcuni dei quali avevano già sotto­scritto l'appello del 14 luglio (Cavalletto, Tecchio, Antonini). Ad essi si aggiungeva la numerosa schiera di emigrati, che erano sempre rimasti fedeli al verbo fusionista: Bernardi, Clementi (già firmatari dell'appello 14 luglio), Liberali, Nazzari, Jacopo Castelli (autore della fusione). Molinelli, Carraio, Gnalandra, Zenati, Cappello, Braschi, Salvi, Foscnrini. Mancavano invece le firme di Cremasco, di Da Camin, di Galateo, di Maggi, di Mattei, di Minotto, di Radaclli, di Serena, di Solerà, di Tommaseo, di Vandoni, di Vare, di Zanetti: e questa astensione, in rapporto al contenuto del documento, era sintomatica, aggravata poi dalla posizione assunta da Avesani, Pincherle e Dolfin Boldù, ipotecati senza aver ottenuto il loro preventivo consenso.
*) Si collochi a fianco dell'appello del 17 agosto il desiderio del Tommaseo. L'AveHani, non diversamente che il Pincherle, aveva accordato da Londra telegraficamente l'adesione all'indirizzo del 17 agosto. Quando poi comparvero contro il generoso appello aspre censure nel Tànes (giornale notoriamente avverso alle aspirazioni italiane), nel numero del 17 agosto, I'Avesani insorse con un fermo e dignitoso articolo nel Daily News del 31 suc­cessivo, riprodotto dal Siede e dal Nord. La polemica fu meno nota in Italia, forse perchè anche in Italia si preferì mettere in oblio quel documento. L'articolo dell'Avcsani fu noto in Italia solo tardivamente e inserito in un giornaletto di Torino di scarsa diffusione e di minor conto, VEsprro, nonostante i lamenti di qualche patriota, quale Giorgio Cesarini. Ma la maggioranza degli emigrati aveva rettificato le proprie posizioni, e aveva convenienza di non risuscitare una tesi, che aveva tanto irritato il partito moderato europeo. Cfr. BIGOBON, op. eit.f p, 19.
*) In verità questi nomini, a suo tempo avevano aderito più o meno clamorosamente Ila politica della fusione e dell'annessione al Piemonte: erano stati, nel 1848, più o meno convinti alliertìsti . Pifi caloroso di tutti J'AveBoni (cfr. CKSSI, Come nacque la Repubblica di Vanesia nel 1848, io ArcHvio Veneto, n. s.( to. XLII (1948), 15 segg.). Ma dopo il 9 agosto con altrettanta lealtà aderirono al restaurato governo provvisorio e cooperarono, pure con qualche riserva da parte deU'Avesflni, alla resistenza diretta dalla dittatura di Manin, subendone !-; conseguenze. Sulla figura e sulla condotta politica dell'Avesani cfr. RtcOBON op. ci*., p. IO segg.