Rassegna storica del Risorgimento

1859-1860 ; VENETO ; VILLAFRANCA
anno <1953>   pagina <19>
immagine non disponibile

Il problema veneto dopo Villafranca (1859-60) 19
Ed è verosimile clic quell'indirizzo restasse inefficace, se buona parte dei sottoscrittori s'affrettarono invece ad aderire e far propria la proposizione milanese* suggerita da Rattazzì e compagni, di delegare una rappresentanza ufficiale presso i governi di Francia e d'Inghilterra e presso le ambasciate di Russia e Prussia con il mandato di reclamare e propugnare la indipendenza della Venezia sulla base della unione con la Lombardia e col Piemonte a costituire il nuovo regno dell'Alta Italia sotto lo scettro costituzionale della casa di Savoia, con divieto assoluto di accettare qualunque altra soluzione transattiva.
Il mandato, quale era stato abbozzato a Milano e sancito a Torino, in sostituzione dell'indirizzo del 17 agosto, che per questo motivo evidentemente non fu mai inoltrato a destinazione, era formulato in forma perentoria non solo per dare alla missione maggior forza di autorità , come si pretendeva dagli estensori, ma perchè fosse pienamente consentanea al voto legale e al sentimento pubblico della Venezia .
L'ingiustizia, l'arbitrio, la violazione di antichissimo diritto, quali erano state consumate aCampoformio,nonIo avevano distrutto, né quel trattato, ne i successivi potevano esser assunti come argomenti sufficienti per assicurare la validità di un atto, cui la nazione non aveva consentito. D'altronde questa non poteva riconoscere, come mai riconobbe con atti positivi, la legittimità di stipulazioni, che avevano offeso i diritti, l'interesse, la dignità di un popolo. Unico voto valido fu quello di fusione del 1848, Uberamente espresso con suf­fragio universale, a derogare al quale non poteva esser competente che il popolo a mezzo di un altro plebiscito, esperito con le garanzie di piena li­bertà. 2)
Con molta disinvoltura, sorvolando sulla circostanza che il voto dell'As­semblea nazionale del 4 luglio, che sanciva il progetto di fusione, era stato revocato e annullato, almeno implicitamente, dal voto della medesima As­semblea dell'11 agosto, i vecchi fautori del fusiouismo veneziano s'appella­vano a quel voto per respingere qualunque idea di autonomia, o di stato se­parato con principe più o meno indipendente, o di stato confederato d'Italia, che comunque mascherasse una dipendenza diretta o indiretta dall'Austria, o comunque aprisse le porte all'esercizio della sua influenza.
Anche l'Avesani s'opponeva energicamente alla resurrezione dei vecchi programmi quarantotteschi d'origine inglese e germanica, che portavano al­l'Adige o al Mincio il confine dell'allargamento sabaudo nella valle padana; anch'egli contestava l'utilità e la convenienza di una costituzione federativa, che tuttavia conservasse la dipendenza diretta o indiretta dall'Austria del Veneto. *' Soluzioni di questo genere non contribuivano a ridonare assetto stabile all'Italia e all'Europa. Non meno diluì deprecavate risultanze di Vilia-
!) Il testo fu integralmente pubblicato dal SOMTHO, ap. ci;., p. 829 segg., e parzial­mente dal I JAIIBIKUA, op. eit. p. 466 segg.
2) SffMXBO, op. cil., p. 831 scg.
3) Prima di affrontare la prova dell'azione per risolvere la tensione franco-austriaca, giunta nlln vigilia della guerra n ano fase acuta (l'Italia, più elio motivo dell'antitesi, era pre­testo), Napoleone HI aveva saggiato le possibilità di soluzione pnclficege di .fronte all'Austria e di fronte all'opinione pubblica col noto opuscolo Napoléon HI ni l'Italie, compilato dal vi­sconte de la Caèxzonnière e da Eugone Hcndu, nel quale, con manifesta simpatia per l'Italia* e non senza intenzione, erano rievocate le proposte inglesi e prussiano del 1848 di limitare il dominio austriaco in Italia alla linea dell'Adige e dui Mincio e compensarla della perdita ter-