Rassegna storica del Risorgimento

1859-1860 ; VENETO ; VILLAFRANCA
anno <1953>   pagina <20>
immagine non disponibile

20
Roberto Cessi
franca il Tommaseo nel rendere omaggio alla memoria di Manin, quando scoccava l'ora tragica del destino italiano. Se i patti di Villafranca non sono da qualche potente interpretazione mutati , egli scriveva, niente è assi­curato ali Italia, non s'è concluso niente . *) Fino a che l'Austria aveva libero ingresso in Italia, nessun espediente, lega, confederazione che fosse, sarebbe stato capace di porre un freno al suo prepotere. 2) Qui, dico, è il forte della questione ; affermava il Tommaseo, e Francia e Europa deve pensarci, se pure non ama che da ultimo si sospetti, i decreti di decadenza e le cacciate in effigie essere agli italiani permessi come balocchi a fanciulli . E gl'Italiani dovevano ben rammentare, che ogni ferro appuntato al collo de' Veneti era rivolto all'intera Italia, alle sue proprie viscere . H destino d'Italia dipendeva dalla soluzione del problema veneto. 3*
GÌ interrogativi, che egli allineava per contestare l'efficacia delle riso­luzioni di Villafranca, con pungente ironia, anche se intenti a spiegare, piu-tosto che ad accusare e giudicare, s'addentravano nell'assurdo, nel quale la
ritoriale con la partecipazione a una Confederazione italiana, che su basi di assoluta neutralità salvaguardasse la sicurezza dell'Austria conciliando le esigenze politiche di questa con quelle nazionali italiane. Siffatta soluzione, se non avesse trovato un ostacolo, fuori d'Italia e fuori dell'interesse europeo , nell'Austria, avrebbe potuto soddisfare le pretese della politico fran­cese, e cancellare tra la Francia e l'Austria ogni soggetto di dissidenza . Ma l'irriducibile opposizione austriaca a una soluzione così moderata, sulla quale si faceva assegnamento per evitare una deprecabile alternativa di forza, dava testimonianza dell'inattuabilità di tale programma come mezzo risolutivo della questione italiana, anche se in conclusione doveva restare unica risorsa per superare, sia pur temporaneamente, la complessa situazione. Sosti­tuendo alla vigilia dell'apertura delle ostilità l'alternativa: o l'Austria comandi fino alle Alpi, o l'Italia sia Ubera sin all'Adriatico , l'imperatore francese aveva rovesciato i termini della formula di compromesso, dianzi adottata, e aveva riportato il problema alla logica imposta­zione, che discendeva dall'altra alternativa opposta alla intransigenza austriaca o appello alla forza o appello alla opinione pubblica . Accettato in quella il primo termine, era ine­vitabile l'adozione del secondo nell'alternativa conseguente, avallandola con proprio solenne impegno e con quello dei suoi maggiori interpreti. Questo impegno venne meno nell'atto della realizzazione, ripiegando sopra quel programma di compromesso, che era stato ripudiato, anche se la rinuncia trovava giustificazione preventiva nel desiderio che la diplomazia facesse alla vigilia di una lotta ciò ch'ella farebbe l'indomani di una vittoria . (Napoléon III et Vitati* cit., p. 64). L'Avesani, nel raccogliere l'amara delusione del fatto compiuto, rifacendosi a questa storia, non poteva che contestare il sacrificio del Veneto come una seconda Campo-formio a opera di un sovrano, che in antitesi al suo omonimo antecessore alla fama di uomo di stato volle aggiungere quella di generale per fregiarsi di doppia gloria Ma il problema non era risolto, e l'Avesani con serrata critica (La pace di Villafranca, Torino, Tip. S. Franco, 1859) métteva in rilievo le incongruenze e i pericoli manifesti della soluzione di compromesso accolto a Villafranca, giustificata dal suo autore con semplicismo, se non con disinvoltura. Un congresso di potenze dopo una conferenza de' belligeranti avrebbe corretto l'errore? ai doman­dava. l'Avesani. Capi responsabili di governo pareva fossero a ciò impegnali. Comunque Vene­zia non poteva accettare senza protesta la sentenza di condanna e s'appellava a tutta Europa, nella fiducia che il senso comune dei governi esaudisse il suo lamento. ( AVESANI, La pace, cit., p. 36). A lui faceva eco il commentatore della Rivista Contemporanea CSV III, 156 segg.), il quale ravvisava nella improvvisa soluzione di Villafranca, peggio che se fosse capitata una sconfitta, perche a una rotta si ripara con vittoria, ad una paco, che lasci all'Au­stria le chiavi d'Italia, è difficile immaginare rimedio.
') TOMMASEO, Danitle Manin, cit., p. 13.
2) Al principio della nnfederaBlonc il Tommaseo (La pace e la confederasione italiana, Torino, Franco, 1859) oppose sentita critica, soprattutto contestando la validità politica e giuridica della presidenKO papale. Lo stesso concetto è svolta anche nell'altro scritto dello stesso anno V'imperatore e il papa, Torino, Franco, 1859, Cfr, pure VAMJSSI. Della confederazione elk, p. 281 segg.
'*)'TOMMASEO, Daniele Manin, cit., p. 1* seg.