Rassegna storica del Risorgimento
1859-1860 ; VENETO ; VILLAFRANCA
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1953
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Il problema veneto dopo Villafranca (1859-60) 21
politica europea si era relegata, impotente a dipanare il groviglio di problemi, che essa aveva contribuito a rendere sempre più complessi. Congresso europeo o confederazione italica erano espedienti, che sarebbero rimasti inerti, quando più forte volontà cedeva al semplice profilo di sospetto (cosi egli pensava) d'esser sospinto od aggirato. ')
Ma indipendentemente da questo apprezzamento, che poteva anche essere suggerito da imperfetta cognizione degli eventi oda unilaterale valutazione di uomini e cose, egli sostanzialmente ribadiva il proposito di risolvere il problema dell'indipendenza senza legarsi a una formula non meno ingombrante e pregiudizievole.
L'Avesani e il Tommaseo, pur concordando con la tesi di tutti i connazionali di assoluta necessità di sottrarre il Veneto al dominio e all'influenza dell1 Austria, in qualunque veste attuati, non convenivano con la soluzione dinastica adottata dai più. L'Avesani, senza dissimulare vecchie affezioni piemontesi,2 sembrava incline ad accettare la soluzione della vendita; 3) il Tommaseo, nell'esaltazione della memoria di Manin, tacitamente affermava la fedeltà ai sentimenti repubblicani d'un tempo, che mai erano venuti meno.4) Kè l'uno né l'altro s'appellavano al voto fusionista per riaffermare il diritto del Veneto all'indipendenza. Anche se diverse erano le considerazioni, che giustificavano il loro atteggiamento, identico era l'apprezzamento dell'inopportunità di rievocare quel voto, 5) che male suonava ai superstiti spiriti della quarantottesca rivoluzione repubblicana e agli arcigni custodi dell'ordine conservatore europeo.
Era naturale che anche uomini più moderati e meno compromessi, ma non insensibili agli ammestramenti della patria epopea, quali l'Avesani e il Pincherle, 6) cui i tenaci fusionisti dell'emigrazione si erano diretti, non potessero accogliere un mandato,'*) che, oltre esser dettato in una forma categorica antitetica alle possibilità del momento, offendeva legittimi sentimenti, che il tempo non aveva né disperso né soffocato. )
L'uno e l'altro contestavano, oltre che la legittimità del mandato, espressione delle simpatie singolari di una fazione e di un partito piuttosto che della
1) TOMMASEO, La pace di Villa/ranca. Interrogazioni, Torino, Franco, 18S9.
2). Con tatto ciò l'aspirazione sarà sempre al Piemonte, all'amato Re, in confronto di un regnante straniero, ecc. . (AVESANI, La pace, cit,., p. 38).
*) Sapete a che sarebbe buono un Congresso ? , si domandava l'Avesani (La pace, cit., p. 38 seg.), a stabilire il prezzo di vendita dello Venezia, facendo sentire all'Austria che questo è il miglior partito per tutti, e perle! prima di tutti. Vedi in Appendice, n. 1, nella lettera dell'Avesoni al Cavalletto del 25 agosto. L'Avesani ribadiva la medesima tesi scrivendo a Tommaseo il 3 agosto nella fiducia che il Palmerston avesse il coraggio in un congresso non solo dì consigliarla ma di imporla. RIGOBON, op. cit., p. 18.
4j E riappaiono indirettamente nell'opuscolo dedicato a Manin (op. cit., p. 8) e direttamente nell'appello 17 agosto da lui ispirato (I! A unir-; HA, op. cit., p. 471 seg.).
5) Vedi la lettera dell'Avesani al Cavalletto. 25 agosto, in Appendice, n. 1.
6) Cfr. BtcosoN, op. cit., p. 17 seg., 183 seg.
7) Si era fatto uso (e forse abuso) dei nomi di Avesani e di Pincherle nell'uno e nell'altro senso, dopo che avevano dato derione all'indirizzo del 17 agosto, incaricandoli della delegazione degli emigrati presso Io potenze europee, quasi cortamente a loro insaputa. L'uno stava a Londra, l'altro a Parigi, ove ricevettero, non senza sorpresa, il mandato, cui non potevano interamente aderire e per la forma e per la sostanza. Cfr. in appendice (n. 1, 2) le osservazioni del Pincherle e dell'Avesani nelle lettere al Cavalletto del 25 agosto.
8) Il testo del mandato fu pubblicato dal SOLITBO, op. cit., p. 829 segg. Cfr. anche SABBIERA* op, cit., p. 466 segg.