Rassegna storica del Risorgimento

1859-1860 ; VENETO ; VILLAFRANCA
anno <1953>   pagina <22>
immagine non disponibile

22
Roberto Cessi
volontà unanime degli emigrali, quali interpreti del comune sentimento nazionale, la tempestività degli obbiettivi. Ò II carattere intransigente e imperativo pregiudicava anticipatamente in senso negativo il risultato della missione; l'impostazione rigida di una soluzione, che stava in netto contrasto con le clausole di Villafranea e divergeva dalle prospettive politiche e fran­cesi ed inglesi, esponeva a sicuro insuccesso, con pregiudizio morale e politico della causa appassionatamente difesa, l'iniziativa, della quale PAvesani per­sonalmente poteva apprezzare taluni aspetti.
E vero che il Cavalletto nelPaccompagnare il mandato aveva suggerito, 2J in linea subordinata, un progetto di riscatto a danaro, ma l'aveva circon­dato da vincoli e limitazioni, che lo rendevano inattuabile, esigendo cioè l'esplicito riconoscimento dell'indipendenza e dell'unione col nuovo regno dell'Alta Italia.
Allo stato delle cose, più e meglio di quanto aveva detto nel suo sarca­stico commento alla pace di Villafranea, PAvesani era convinto, che non si potesse accedere con qualche speranza favorevole a diversa proposta, ma non vincolata da condizioni politicamente inaccettabili dalle altre parti contraenti. Per superare la crisi politica non esisteva che la scelta in una alternativa: o la conquista colle armi, o il riscatto per danaro 3) La prima era per il mo­mento esclusa dal fatto compiuto irretrattabile; la seconda poteva esser valida, purché non si pretendesse con imitile umiliazione sollevare il ridicolo intorno alla persona dei postulanti. 4)
L'insistenza sopra una tesi, per lo meno inopportuna, qual'era il richiamo intransigente in ogni caso al voto di fusione, rendeva impossibile l'accettazione della missione da parte di Avesani e di Pincherle, le cui obbiezioni seppellirono l'iniziativa sabauda. I comitati di emigrazione di Torino e Milano, dopo il rifiuto di Avesani e Pincherle, ripiegarono sulle persone del Giustiniani e del Dolfin-Boldù,5) ma riconfermando i principi del mandato, che erano stati
') Vedi il testo delle risposte dell'Avesani e del Pincherle, dilette al Cavalletto, che era stato il committente per incarico dei sottoscrittori, in appendice n. 1, 2. In esse i due pa­trioti francamente esprimevano il loro dissenso principalmente in ordine alla procedura, ma anche in rapporto a talune prospettive politiche, quale quella di aver abbinato il problema dell'indipendenza a quello dell'annessione. 11 Pincherle giudicava perlomeno inopportuno l'abbinamento; PAvesani, pur professando la sua adesione all'annessione al Piemonte come fautore in altro tempo delia fusione e non eccependo la convenienza dell abbinamento, lo accoglieva come un espediente piuttosto che per convincimento di attuazione, e sollevava qualche riserva in proposito nella considerazione di mancato unanime consenso fra gli emigrati, chiaramente manifesto nell'antitesi tra il mandato del 20 agosto e l'appello del giorno 17. D'al­tronde non meno profondo era il dissenso circa le modalità di realizzare l'indipendenza, cheli Comitato torinese aveva impostato su basi politiche e PAvesani invece aveva tradotto in ter­mini finanziari adottando il principio del riscatto per danaro , di cui rivendicava la pater­nità. Cfr. pare SOMTHO, op. eit, p. 834.
*> SOI.ITRO. op. r.ii., p. 835 scg.
3' L'Avesani con ccrtorijtentiiueiiio riveudicò la patcrnitft del progotto di vendita , al quale era attribuita la denominii/.iono di progetto Pasini . La doglianza dell'Avesani pare impropria, perchè l'Avernili nell'opuscolo HU la Paco di l-'illafrunca aveytt accennato 0;gestori!? camente, alla Holunioiie della umidita: invece il. Pasini aveva formulato anche prima di Villa-franca un piano tecnico di riscatto*
*) Cfr. Appendice, n. 1.
) SOLITRO, op. eh.* p. 837 nog. Anebo il Dolfm-Boldt dopo io dimissioni dei colleglli sva declinato l'incuneo;, 0 soltanto dopo la nuove conversazioni scambiti te tra i gruppi milanesi e torinesi accetto di (insinuerò il difficile compito con il solo Giustiniani.