Rassegna storica del Risorgimento
1859-1860 ; VENETO ; VILLAFRANCA
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1953
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Il problema veneto dopo Vittafranca (1859-60) 25
nell'atto di respingere sdegnosamente il baratto della perdita della libertà e dell'indipendenza da parte dell'Italia centrale per assicurare alla Venezia più umano trattamento (del resto assai ipotetico), si riaffermava il proposito di lottare e patire per conseguire la indipendenza e l'unione al Piemonte, già votata nel 1848. ])
Il commento del Cavalletto precisava anche più esplicitamente il signi* ficato con la rivendicazione dell'imprescritto diritto dell'indipendenza veneta per nulla pregiudicata dai principi sanciti da illegittime arbitrarie stipulazioni. 2) L'esperienza di rinnovata coscienza aveva impresso nuovo orientamento al più recente diritto pubblico, riconoscendo i diritti di nazionalità e dì indipendenza dei popoli, la cui realizzazione, nei confronti dell'Italia, non poteva verificarsi ormai che in ima realtà unitaria. Traendo insegnamento dai risultati degli avvenimenti di quell'anno il Cavalletto deduceva la nullità del trattati, il diritto di indipendenza della regione veneta, l'insufficienza e l'inammissibilità delle concessioni)) promesse dall'Austria, l'inderogabile necessità di unificazione nazionale.
Il voto delle provincie dell'Italia centrale era sanzione, che avallava l'imperativo presupposto dell'unificazione e nello stesso tempo consacrava la prospettiva della sua attuazione nell'orbita di quel grande e libero Stato italiano, cui la Provvidenza assegnò il compito di rivendicare dopo tanti secoli di martirii la nazionalità e la indipendenza d'Italia . Ricollegando le inflessibili aspirazioni venete ai propositi annessionisti delle provincie centrali in atto, il Cavalletto con maggior fermezza risuscitava, dopo l'amara esperienza del carcere austriaco, le vecchie affezioni fusioniste e, rifiutando ogni idea di separazione)), le collocava nel più vasto quadro di unità nazionale.
Il triste e penoso trattamento inflitto dal malgoverno austriaco ai Veneti indicava ad essi la necessità del riscatto; il voto del 1848 era un impegno d'onore di attuarlo ; la forza progressiva ed irresistibile del sentimento nazionale, che vuole l'Italia imita, forte e indipendente nazione, imponeva il dovere di non piegare alla fiacchezza dei mezzani partiti; le promesse di autonomia un ingannevole diversivo; la federazione, in quanto mantenesse la sovranità austriaca in Italia un pericoloso espediente.
E il Cavalletto auspicava l'avvento di un grande e forte stato italiano, che tutta abbracci la naturale frontiera delle Alpi)), fiancheggiato dai due mari, del quale le Venezie facessero parte integrante, a liberazione degli italiani e degli austriaci da odii, da dissidi e da interminabili sventure)) e al raggiungimento di miglior equilibrio e di pace d'Europa.
Ma la diplomazia europea chiaramente manifestava la sua avversione a riprendere in esame il problema veneto, e il governo francese, partecipe del comune sentimento, inibì alla delegazione dei Comitati di emigrazione di recarsi a Parigi, durante le discussioni del congresso di Zurigo, allo scopo di evitare fastidiose quanto inutili interferenze.3)
Sorprende non incontrare in questa fervida agitazione i nomi di persone, che avevano tanto cooperato alla causa italiana e non erano tuttora assenti;
!) BABJBIERA, op. cit., p, 481 Beg. [CAVAWBTTO], La quattone politica della Venetia, starap. dell'Unione Tip. edit., Torino. 1859, p. 14 eegg. I fi-maturi erano i medesimi del precedente indirizzo, salvo Cavalletto e De Stefani non ti tu il i da Meneghini o M arnia j.
2) CAVALLETTO, La questione politica, eit., p. 3 Bcgg.
8) Paleocapa a l'asini, dicembre, Appendice, n, 3.