Rassegna storica del Risorgimento

1859-1860 ; VENETO ; VILLAFRANCA
anno <1953>   pagina <29>
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Il problema veneto dopo Villafranca (1859-60) 29
che militare, che avrebbe prodotto altri effetti. Mentre scriveva infatti, am­maestrato dagli insegnamenti del 1848-49, non presumeva che si verificasse l'ultima ipotesi. Quando questa si verificò con lo scoppio delle ostilità austro-franco-piemontesi, onestamente riconobbe ohe non esisteva pia alcuna ra­gione di riscattare per danaro ciò che si stava riconquistando col sangue, '' ed escludeva perfino l'ipotesi di far gravare sopra le provincie una quota del debito pubblico generale.
Il successo iniziale della campagna italica del 1859 aveva aperto gli animi di tutti i patrioti alle migliori speranze e aveva incoraggiato la fiducia nella promessa bonapartista, che pareva coronare l'esaudimento di sospirato desiderio. Più dolorose perciò riuscirono le conseguenze della brusca interru­zione delle operazioni belliche dopo le magnifiche e sanguinose giornate di S. Martino e Solferino, e della repentina pace di Villafranca, che col sacrificio del Veneto lasciavano insoluto il problema italiano.
Tramontata la speranza di una ripresa bellica e relegate le possibilità sul piano diplomatico, mentre le iniziative del gruppo piemontese-lombardo degli emigrati si orientarono verso una soluzione politica, i dissidenti s'ac­costarono con diversi temperamenti alla soluzione economicofinanziaria.
Il Pasini riprendeva la vecchia tesi del riscatto per danaro e, precisan­dola, la sviluppava'ampiamente, ancor prima di pubblicare nella Rivista di Firenze la memoria sulla necessità finanziaria da parte dell1 Austria di ab­bandonare il Veneto. Nel commento alle tre lettere da lui dirette a Lord Derby sui risultati dell'amministrazione finanziaria austriaca nel lombardoveneto aveva lumeggiato con significativi elementi il progressivo inasprimento degli oneri gravanti sulle provincie italiane, e il mancato risarcimento del deficit del bilancio statale, nonostante le astuzie e gli espedienti messi in opera; e aveva denunciato l' immoralità politica del governo viennese. 2) Dopo l'ir­reparabile verdetto di Villafranca, raccogliendo nuovi documenti della mala­fede austriaca, più vigorosamente contestava le pretese absburgiche al pos­sesso italiano.
Era sfumata la speranza fino allora nutrita che l'Austria, rimettendosi sulle vie dell'onestà e della probità politica, si convincesse che essa non aveva che a perdere della sua naturai forza espansiva all'Oriente, ostinandosi a rimanere sempre sotto le armi in Italia e mettendo sempre così a repentaglio la sua esistenza e la pace del mondo; e forse poteva apparire superfluo l'in­vito, non per la prima volta diretto al governo di Vienna a ritrovar la propria forza, la propria prosperità, la propria felicità e la propria onestà nell'abban-donarc l'Italia a se stessa, rinunciando al rischio di guerre, che in ogni evento non può che condurla al più profondo e compiuto disordine finanziario . Rispettando il valore e la forza dei suoi eserciti, da un gesto di generosità e saggezza l'Austria poteva acquistarsi la riconoscenza de' grandi mali ri­sparmiati all'umanità e di grandi beni della pace ridonata all'Europa. '
Ma la situazione politica, già pesante e insopportabile in precedenza per le pressioni economiche e finanziario, per le vessazioni amministra ti ve, per
1) Cosi nell'adizione fettacMO, eh., p, 3 HIT:- fifr, nnohe noi tosto ItnÙono, p. 359. *) h"amminisirasfon(i a usi naca rio/ Lombardi!Veneto, In Rivista di Firenze, a. Ili, voi. V, 283 segg.
'*? L'amministrazione bit., p. 296.