Rassegna storica del Risorgimento
1859-1860 ; VENETO ; VILLAFRANCA
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1953
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pagina
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31
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Il problema veneto dopo Villafranca (1859-60) 31
franca il Pasini si domandava: Che sarà di Venezia?.l) Venezia aveva sofferto le conseguenze e i danni di una amministrazione vessatoria, e il Pasini era sempre pronto a fornirne la documentazione.2) Ma più forte era stata ed era la pressione politica e morale. 3' Se ne erano resi conto i sovrani nel loro primo incontro, e, pur accedendo a un compromesso, era stata studiata una soluzione di alleggerimento della situazione veneta. Ma che cosa era rimasto di quelle promesse e di quegli impegni a scadenza di poche settimane?4) Le assicurazioni di libertà, di rappresentanze politiche, di sgravi finanziari ed incrementi economici, una dopo l'altra, furono dimenticate, di guisa che nessuna garanzia potevano offrire gli accordi ufficiosi, nonché sul piano politico, nemmeno sopra quello economico. H Pasini, tra l'incrociarsi di progetti e suggerimenti diversi, restava legittimamente scettico sulla possibilità di istituire un regime, che rispettasse la nazionalità e la separazione politica del Veneto dalle Provincie tedesche. Fino a che l'Austria mantenesse in Italia un mezzo di controllo, o prima o poi avrebbe ristabilito il potere assoluto nella Venezia, :e col potere assoluto sulla Venezia l'antica influenza sulle altre parti d'Italia, motivo di mantenere in istato di perenne ostilità l'impero da una parte e i popoli italiani dall'altra, come tutta la storia insegnava. s) Sacrificio di danaro, sacrificio di sangue, sacrificio di persona sotto la quotidiana persecuzione poliziesca: compressione e spoliazione erano i mezzi di un costume politico inalterabile, cui solo l'indipendenza assoluta poteva recare rimedio assoluto per tutti . Essa sola esclamava il Pasini, può dare la tranquillità all'Italia, la pace all'Europa, il ristabilimento dell'equilibrio finanziario all'Austria , *)
E con vigore egli contestava il diritto ai preliminari di Villafranca di precludere ogni via a ragionevole revisione. Noi non possiamo rassegnarci, protestava il Pasini, a questa conclusione disperata . Non potevano mancare le occasioni favorevoli per riaprire la discussione e riproporre il riesame della materia, per es. in tema di regolazione del debito pubblico austriaco, in tema di regolazione dei rapporti colla banca nazionale, in tema di circolazione allo scopo di sopperire all'onere delle spese militari, argomenti nei quali era implicito il concorso dell'Italia superiore. In queste circostanze il problema dell'indipendenza della Venezia non era vana utopia , ma espressione delle più. imponenti realtà , in virtù delle quali la soluzione poteva riuscire più facile, permettendo da un lato all'Austria di ridurre l'onere di spesa e dall'altro alle provincie italiane la capacità di sostenere l'aggravio degli indennizzi*
Il dominio austriaco in Italia è giuridicamente ingiusto, storicamente allusivo, moralmente violento, praticamente impossibile... Facendolo cessare si rende ossequio al diritto, si procura la quiete d'Italia e la pace d'Europa,
1) Pubblicato imonimo nella Rivista di Firorta, il. Ili, voi. VI, pp. 114 Mgg.: l'hitenMWr naie rigiriamo al precedente orticolo noprn l'aspetto iinflfisrinru) (lei problema, di' bui questo e il complemento politico, denuncia l'nature.
2) [PASINI], Che cosa sarà, cit., pp. 117-122. *) Clm cosa Mara, cit.., p. 120 segg,
*) Clic eoia sarà, cit.., p. 115 se> 121.
3) Clte cosa sarà, eli., p- 13itìt 6) C/M cosa sarà* cit-, p. 124