Rassegna storica del Risorgimento
1859-1860 ; VENETO ; VILLAFRANCA
anno
<
1953
>
pagina
<
32
>
32 Roberto Cessi
si pone la stessa Austria in condizioni normali ed al suo futuro progresso favorevoli . l)
Era aforisma per tutto il mondo assai manifesto, che concludeva, praticamente, nella formula dei riscatto di Venezia per danaro, accolta con simpatia nel mondo politico e in quello finanziario: ad esso non poteva opporsi l'obbiezione, che tale compromesso ledesse l'onore dell'Austria. Poteva essere ragion di vergogna un atto di saviezza, in virtù del quale l'Austria trovava il mezzo di ricomporre le sue finanze e pronunziava spontanea onorata rinuncia per il bene dell'Europa?
E in conclusione, quale era lo spirito, ohe informava la transazione di Villafranca? La Venezia deve essere italiana essa pure, 2' asseriva il Pasini, interpretando benevolmente l'arcano pensiero di Napoleone IH. Era forse un giudizio troppo ottimista: ma se questo fosse stato l'intendimento napoleonico nel porre talune implicite condizioni alla sua accondiscendenza, non meno legittima era la deduzione, che altri poteva trarre, che questo principio non poteva realizzarsi se non riconoscendo anche alla Venezia l'indipendenza.
Analogamente con franco e commosso discorso il Pasini denunciava 3' a Lord Palmerston la penosa situazione della sua patria, ricordando il recente fortunoso passato, l'esperienza dolorosa vissuta in momenti tragici, non quanto però quella degli ultimi anni, dal 1848 al 1859, e quella che più terribile e funesta s'annunciava, e la promessa, che la politica inglese aveva sempre fatto balenare.
La politica austriaca si aggirava in un circolo fatale, vizioso , dal quale non aveva uscita. Oramai gli è chiaro e patente per tutti, che l'Austria per conservare il suo dominio in Italia deve opprimere e spogliare; che le vessazioni e le rapine accrescono l'odio delle popolazioni contro essa; che quest'odio delle popolazioni accresce a sua volta la necessità di comprimere, e questa quella di vessare .
Non si poteva pretendere che i Veneti, indomiti, disarmassero per l'avvenire rassegnandosi a subire il destino a essi ingiustamente imposto a Villa-franca. <c Noi non sapremmo adagiarci , protestava il Pasini, a questa conclusione, che sarebbe la disperazione nostra , quando il consenso morale di tutta Europa, che riconosceva la santità della causa italiana ed esprimeva il più profondo rammarico di veder rimasta sotto il giogo dell'Austria quella parte d'Italia, che più meritava d'essere liberata, solennemente la condannava.
Esigenze morali, esigenze politiche, esigenze finanziarie imponevano una radicale revisione, alla quale la diplomazia internazionale nel comune interesse non poteva rifiutarsi, nell'interesse dell'Italia, nell'interesse dell'Europa, e nell'interesse della stessa Austria, costretta a restar sempre in istato di guerra, pronta a battersi e sopportare tutti gli oneri conseguenti.
In tali condizioni l'armistizio e la pace potevano considerarsi firmati invano, perchè non poteva esser che strana illusione, credere in un prossimo ravvedimento dei metodi e dei sistemi di governo austriaci, tale da assicurare 21 rispetto alla nazionalità già in altro tempo fallacemente garantito. Tra
1:) Che 00*0 sarà, cài., p. 123.
2) Che cosà sarà, cali; pv 126 aeg.
*) Pubblicato dal Bonghi {La vita, cit.. p. 761 sugg.).