Rassegna storica del Risorgimento

1859-1860 ; VENETO ; VILLAFRANCA
anno <1953>   pagina <33>
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Il problema veneto dopo Villa/ronca (1859-60) 33
Veneti oppressi e l'Austria, ohe li opprime, ripeteva con insistenza il Pasini, non poteva esser che uno stato perenne di guerra, più o meno prudente da parte degli unì, più. o meno dissimulata da parte dell'altra, ma sempre viva, accesa dalla scintilla, che aveva fatto divampare con forza irrefre­nabile il sentimento nazionale sì puro e sì santo.
Senza la liberazione della Venezia, neppure le altre provincie italiane potevan dirsi indipendenti, nessuna tranquillità in Europa.
L'indipendenza, ripeteva il Pasini, era il solo rimedio efficace all'Ita­lia, la pace all'Europa, la serenità all'Austria.
Ed era suprema verità, cui l'Europa pareva restia ad arrendersi. Se questo era un interesse superiore dell'Europa, che la diplomazia internazionale doveva seriamente meditare, non minore era quello interno dell'Austria per ristabilire l'equilibrio e lo stabile assetto delle finanze, che consentisse il rifiorire della sua economia. Prospettive di separazione, o di decen­tramento amministrativo, o di autonomia regionale, o di ordinamenti fede­rativi non valevano a superare la contraria pressione del sistema finanziario e politico, corroso alla base da un presupposto negativo, che non poteva esser eliminato che con il riconoscimento dell'indipendenza.
La quale, dopo le esperienze dell'ultima campagna, non poteva essere assicurata dalla forza delle armi, incapace di operare oltre il limite, al quale erano potuti arrivare i preliminari di Villafranca, e oltre il quale doveva operare il senso della diplomazia .
Su quali basi? H sentimento di generosità, cui il Pasini aveva fatto e faceva ripetutamente appello, era argomento assai debole, né il dolore, che affliggeva un paese degno per ogni rispetto dell'indipendenza e della li­bertà , prossimo a convertirsi in disperazione, né la vergogna di offesa recata alla civiltà potevano commuovere: era necessario far leva sopra lo stimolo dell'interesse col sistema dei compensi; compensi pecuniari, il riscatto per danaro , che urtava contro le suscettibilità di dignità e amor proprio; com­pensi territoriali o di influenza, che la diplomazia nel suo stesso vantaggio avrebbe potuto offrire o come reali e immediati, o come aspettativa sicura e garantita. )
E tuttavia il Pasini dopo aver nuovamente ripercorso il doloroso cam­mino della situazione finanziaria degli ultimi cinquantanni, doveva con­cludere: Questa è la verità che nessun uomo di sano intelletto può discono­scere. Questa è la verità che gli uomini di stato delle potenze europee devono seriamente meditare. Quiete nelle provincie venete e nell'Italia, finché duri il dominio austriaco fra il Mincio e l'Adriatico, é vano sperarlo. Pace in Europa, finché durano sì indomabili cagioni d'irrequietezze in Italia, é vano crederla assicurata. Uno solo é il mezzo di ottenere la tranquillità d'Italia e la pace dell'Europa; quest'è liberare anche la Venezia dal dominio austriaco.2'
Ribadendo i medesimi concetti nella memoria presentata quasi contem­poraneamente al Ministro inglese in Torino, Hudson, ed insistendo sulla neces­sità di costituire una solida e salda unità italiana e di formare un regno compatto, non faceva riferimento all'unione col Piemonte e tanto meno al voto fusionista del 1848; anzi si rifiutava di vincolare la sorti dell'Italia cen-
*) Che tota Mara cit.. p. 125. ') Che cosa sarà, cit., p. 122.
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