Rassegna storica del Risorgimento
1859-1860 ; VENETO ; VILLAFRANCA
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1953
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37
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Il problema veneto dopo Villafranca (1859-60) 37
sopprimere questo, conservando anzi una certa misura di temporalità a tutela e garanzia del libero esercizio spirituale, ma per compensare lo spirito nazionale mediante una eventuale riunione delle Legazioni e delle Marche a ipotetico stato dell'Italia centrale: premeva evitare l'intervento austrìaco. ')
Comunque, se pur questa impostazione politica non fosse stata viziata aa occulte finalità opposte, il vantaggio, che le provincie pontificie avrebbero potuto ricavare,- sarebbe costato il sacrificio degli interessi del Veneto, a spese del quale poteva esser realizzata qualche concessione altrove: nessuno avrebbe potuto accettare l'assurdo di una aggregazione del Veneto alle Legazioni, anche se indipendenti, o allo Stato pontificio. 2)
D'altronde il Veneto avrebbe potuto sostenere l'onere di un riscatto per danaro ?
H Paleocapa non osava rispondere a questo interrogativo, non solo perchè era convinto che l'Austria non avrebbe ceduto a nessun prezzo, ma anche perchè riteneva impossibile gravare le provincie venete di migliaia di milioni per il riscatto, ed avrebbe preferito che le potenze europee si addossassero l'onere. a)
Egli forse riponeva maggior confidenza nell'opera avveduta del Cavour, il quale, come il Paleocapa, il Pincherle e l'Avesani, aveva scarsa stima dei Comitati di emigrazione e scarsa fiducia nella loro opera. Incaricato di rappresentare il suo paese al Congresso, il Cavour volle conoscere sul problema veneto il parere del Palcocapa e di qualche altro emigrato, che senza fargli declamazioni né esagerazioni gli dipingesse il vero stato delle cose. Ed il Paleocapa, dopo aver comunicato a Cavour il proprio pensiero, non seppe indicare migliori consiglieri del Pasini e del Pincherle,4) di quegli uomini cioè, il cui orientamento politico, se non era antitetico a quello dei Comitati di emigrazione, era disforme sopra le impostazioni fondamentali, l'apprezzamento e le soluzioni dei problemi del momento.
Per quanto le prospettive dei tre uomini, Pasini, Avesani e Pincherle, sulla soluzione del problema veneto non coincidessero sopra un comune programma, a Cavour sembravano sempre più. apprezzabili le idee realistiche di questi emigrati di quel che fossero le pretese dei Comitati affatto inconcludenti nel loro servilismo dinastico.
la, o dall'Austria o dal governo napoletano? Escluse per ragioni di equilibrio tutte e tre, non restava che l'Europa, e par essa il Congresso, del resto già indetto, competente a decidere anche in disformità di quello di Vienna. E però solo al Congresso europeo si doveva riconoscere la capacità di decidere, BC e in quale misura potesse esser garantito alla S. Sede sufficiente dominio territoriale per l'attuazione dei suoi lini, addossando al Congresso la responsabilità dì quella colazione di compromesso, che la J-'r onci a caldeggiava (mantenimento del potere temporale pontificio, limitazione territoriale garantita dalle potenze europee), ma che essa non amava attuare nnilataralniente per non sollevare complicazioni internazionali, pur desiderando rispettare l'interesse pontificia senza eacrificio od offesa del sentimento nazionale e modificazione dei patti di Villafranca e Zurigo.
1) In realtà ciò clic più offendeva la S. Sede non era l'esitazione napoleonica, quanto la pretesa sorda, alla quale Pio IX reagì vigorosamente (ofr. AUUEIVJ', op. cil., p. 88), por trarre il massimo profitto dai profondi, anche se non appariscenti, dissidi tra le potenze europee, che resero inattuabile il Congrosso.
s) Lettera Paleocapa 29 dicembre. Appendice, n. 4,
3) Paleocapa a Pincherle, dicembre, Appendice, n. 3.
*) Lettera Paleoeapa 29 dicembre, Appendice, u. ).