Rassegna storica del Risorgimento

1859-1860 ; VENETO ; VILLAFRANCA
anno <1953>   pagina <38>
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Roberto Cessi
L'Avesani, dissentendo dal Pasini nel determinare i valori del riscatto per danaro e nella loro impostazione, non lo ripudiava, anzi rivendicava il diritto di priorità, con la riserva di diverso apprezzamento. ]) Però, a diffe­renza di quel che pensava il Pincherle, egli riteneva che mettesse contò esporsi al rischio di abbinare alla domanda d'indipendenza la richiesta della unione al Piemonte, non con la certezza di ottenerla, ma con la speranza di 50 . In altre parole, non sconfessando il vecchio ideale fusionista, di cui era stato caldo fautore, lo subordinava alla conquista deWindipendenza, che il Pincherle temeva si potesse perdere esigendo dalla diplomazia europea più di quanto avrebbe potuto concedere. 2)
In ogni modo il concetto dominante in questi uomini, che il problema veneto si risolvesse sopra il piano politico anziché militare, ormai inattuabile, e sulla base di compensi, senza pregiudizio di sistemazioni finali, faceva sì che Cavour chiedesse conforto, nel cauto svolgimento del suo programma, al loro illuminato e riflessivo suggerimento, convinto che le proteste senti­mentali degli emigrati per una liberazione incondizionata non avrebbero avuto nessuna eco in seno alla diplomazia internazionale, e tanto meno del congresso. 3)
E tuttavia anche la proposta del riscatto per danaro avrebbe potuto trovare in questo favorevole accoglimento?
Il Paleocapa, interpretando forse anche le preoccupazioni di Cavour, si dimostrava dubbioso a costo di esser accusato di inguaribile pessimismo, non solo di un possibile successo della proposta del riscatto, ma anche di veder questa causa (della Venezia) trionfare durante i brevi anni, che mi restano ancora di vita , traverso una azione diplomatica e le discussioni di Congressi, dominate dalla mentalità dei trattati: e, quasi si risvegliasse in lui lo spirito quarantottesco dei momenti eroici, sognava che una nuova ondata rivoluzionaria dall'Oriente, poiché nulla era da sperare dall'occidente dopo la defezione francese, travolgendo l'Europa, facesse sorgere l'aurora della liberazione della Venezia.4)
Tuttavia, reagendo allo sconforto, da cui era tormentato, non rifiutava né l'azione diplomatica, cui cooperava nel modo migliore che gli era possi­bile, illuminando direttamente o indirettamente il Cavour, né la propaganda politica, ma di carattere individuale e privato, sul terreno economico.
Mantenendo stretti rapporti con la diplomazia inglese, e più precisamente con il ministro inglese a Torino, James Hudson,5) per corrispondere ad analoghe domande di questo, il Paleocapa invitò il Pasini a fornire informa­zioni sopra l'amministrazione finanziaria nel Veneto, e successivamente, anche sopra gli ordinamenti amministrativi e politici, che governavano le superstiti provincie italiche dell'impero, a chiarimento delle avventate asserzioni del conte di Rechberg, il quale aveva affermato che lo Stato veneto godeva di un'organizzazione modello, rispettosa del principio elettivo e nazionale, turbata da improvvide istigazioni esterne.
*) Lettera A rasimi a Cavalletto 25 agosto 1859, Appendice, u. 1. 2) Lettera Pincherle a Cavalletto, 29 agosto 1859, Appendice, . 2. 8) Lettera Paleocapa a Pasini, 29 dicembre, Appendice n. 4. *) Lettor Paleocapa a Pasini, 29 dicembre. Appendice n. 4. s) Lettera Paleocapa a Pasini, 29 dicembre, Appendice, n. 4.