Rassegna storica del Risorgimento

1859-1860 ; VENETO ; VILLAFRANCA
anno <1953>   pagina <39>
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Il problema veneto dopo Villa/ranca {1859-60) 39
L'Hudson desiderava di esser illuminato veracemente sulla situazione lei Veneto e sulle forme migliori per superare la travagliata crisi, e si era affi­dato con molta confidenza al Paleocapa e al Pasini, siccome esperti e profondi conoscitori del problema e autorevoli guide.
H Pasini, in tale occasione dettò successivamente due memorie, *' l'una sulle gravezze e vessazioni praticate dall'Austria nelle provincie venete dopo la pace di Villafranca dal luglio al dicembre 1859, l'altra sul sistema di governo stabilito dalle leggi austriache nelle provincie venete dal 1815 al 1859, nelle quali erano smentite, con prove assai più irrefraga­bili di quelle contrarie addotte dal ministro austriaco, le imprudenti affer­mazioni da questo formulate di perfetta legalità e libertà del reggimento austriaco, ed era riproposta con ampia illustrazione la necessità del riscatto del Veneto secondo le argomentazioni, ch'egli aveva replicatamente enunciato.
Nello stesso tempo a Londra e a Parigi, l'Avesani e il Pincherle, sopra i quali il Paleocapa faceva assegnamento, seguivano la medesima linea di condotta, prendendo contatto con gli uomini responsabili o più influenti del mondo politico.
Essi, diffidenti e delusi delle ambigue e sconcertanti promesse napoleo­niche, troppe volte smentite, avevano appoggiato le loro speranze a un benevolo intervento del governo e degli uomini politici inglesi.
Come il Pasini dall'Italia aveva rivolto l'appello a Palmerston, ed aveva offerto valida collaborazione al ministro inglese a Torino, cosi a Londra l'Avesani intratteneva personalmente di propria iniziativa il primo mini­stro * e a Parigi il Pinclierle interessava i circoli inglesi ivi residenti e gli uomini più rappresentativi, e in particolare il Cobden,3) mantenendo reciproci stretti rapporti informativi del rispettivo operato.
Verso la fine di gennaio l'Avesani, dopo il discorso della Corona e le dichiarazioni di Palmerston ai Comuni, assai riservate e tutt'altro che pro­mettenti per la causa italiana, per mediazione del Panizzi era ricevuto dallo stesso primo ministro, mentre il Russell preferiva non compromettersi neppur formalmente con l'accordare udienza a uomini pregiudicati della politica italiana.4)
L'Avesani, com'ebbe a riferire il giorno dopo al Pincherle, 5) contestò come italiano e come veneziano al Palmerston la validità della promessa di pace solida e durevole, fino a che non fosse stato risolto il problema italiano
') Analoghe considerazioni a quelle sottoposte al Palmerston, il Pasini riprodusse in una memoria consegnata in agosto ali'Hudson e pubblicata nella Nazione del 28 di quel mese, e poi nel Nord e nel Slide. (BORGHI, La vita cit., p. 766 seg.). Nel novembre dopo gli onerosi accordi finanziari austro-piemontesi, sollecitalo dall'Hudson, etendeva successivamente le due memorie, che, investendo oggetti diversi, esemplarmente documentavano l'ingiustizia del governo austriaco, l'onerosità del fiscalismo gravante sulle provincie venete, l'intollerabili­tà dei sistemi amministrativi austriaci. (BONGHI. La vita, cit., p. 768 segg.; 780) Conformi erano i risultati dell'analisi compiuta dal Meneghini, Le finanze austriache cit., XX111, 384 segg., XXTV, 152 segg.
2) Lettera di Avcsnni a Pineberle del 26 gennaio 1860, Appendice, n. 5.
3) Lettera di Pincherle a Palcorupii. 30 gennaio, Appendice, n. 6*
*) Circa il comportamento di Lord Russell di fronte al problema italiano ai cfr. te lettore di L. C Fauni a Ini dirette nel corso del 1859 (ti conte Buoi ed il Piemonte, Lettera di L. C. FARINI a Lord [{unteli, Torino, Marzoralt. 1859; La questione italiana. Lettera a Lord John fittaseli, Torino, Mormorati, 1859).
5> Lettera di Avcsuni a Pincherle. 26 gennaio 1860, Appendice, n. 5.