Rassegna storica del Risorgimento

1859-1860 ; VENETO ; VILLAFRANCA
anno <1953>   pagina <40>
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Roberto Cessi
con l'eliminazione dell'Austria: ed egli non sapeva proporre altra alternativa, o le armi o l'oro. l> Quanto l'opinione pubblica e la politica governativa fossero aliene dalla prima, era notorio, e l'Avesaui non poteva aspettarsi che un ministro inglese s'accingesse a parlare dalla bocca di un cannone . Certo un linguaggio diverso era inutile; ma era pur necessario far i conti con la moda inglese, anche usando parole crude, sia pur con le forme, che potevano farle tollerare.
La risposta del Palmerston, su questo argomento, non poteva esser diversa, per quanto grande fosse la simpatia per la causa veneta: la scelta tra la pace e la guerra, anche se costasse il sacrificio di Venezia, sulle labbra di un ministro inglese non poteva esser dubbia alla stregua del costume nazionale.
Restava l'altra alternativa, l'oro.
Una proposta di siffatto stile non poteva giungere inaspettata e sorpren­dente a chi, già dieci anni prima, per superare analoga crisi, rimasta insoluta, aveva propugnato analoga soluzione.
Sicuramente un accomodamento così concepito non rappresentava un atto di giustizia, poiché costringeva a risarcire una illegittima usurpazione, l'offesa recata a un diritto nazionale con misconoscimento dei confini naturali e disarticolazione della struttura fisica e politica della regione, manomessa da stravaganti compromessi nella presunzione di inesistenti ed assurde necessità militari.
Sulla possibilità di superare l'esigenza di un confine di sicurezza il Palmerston esprimeva i propri dubbi, perchè era l'argomento essenziale opposto con tenacia dal governo austriaco; né valevano a piegarlo le ragioni storiche, che l'Avesani richiamava alla memoria del suo interlocutore, né le convenienze sociali del momento. Palmerston, in cuor suo forse, riteneva tutto ciò ragionevole, ma a lui s'imponeva in forma più intransigente una necessità politica, che disarmava le sue affezioni e le sue preferenze, e collocava, per usar la significativa similitudine dell'Avcsani, la sua simpatia disarmata alla stregua della neutralità disarmata della vecchia repubblica.
Ed allora non restava altra fondata speranza che nella guerra , se, per quanta fiducia si potesse riporre nell'assistenza inglese, si doveva con­statare che questa difficilmente avrebbe scosso l'ostinazione absburgica sul terreno diplomatico.
Certamente Palmerston non era l'uomo risoluto, dal quale -potesse atten­dersi un atto di fermezza e di energia: non era il temperamento dell'uomo di imperativa azione, ma non era neppure il temperamento della tradizionale duttilità inglese.
ROBERTO CESSI (Continua)
*) Anche il Cavallotto (La quuitont politica eit., p. 11) scriveva: Nella condizione prò* ente di ose, l'Austria non può eaaere allontanata d'Italia che per danaro o per le armi: ad essa spetta la scelta. Escludeva però un patteggiamento per la costituzione di un principato sùnttl-latamente austriaco.