Rassegna storica del Risorgimento
MAZZINI GIUSEPPE
anno
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1953
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pagina
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58
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58 Lajos Pàsztor
5) La situazione ed il compito dell'Accorsi non era semplice. Durante 1 lunghi anni della sua corrispondenza segreta egli aveva comunicato molte e interessanti notizie politiche. In molti casi trasmetteva subito le notizie avute da Mazzini o da altri, ma in altri tardava a trasmetterle, o lo faceva solo con mesi di ritardo. Non gli sembrava sempre necessario che le notizie date fossero attuali, gli importava molto di più di dimostrare di poter dare sempre notizie interessanti, fidando che un esatto controllo delle sue relazioni fosse impossibile. Gli stava più a cuore il suo interesse personale, che il salvaguardare l'interesse politico del governo di Roma.
Così la lettera scritta da Mazzini al Lamberti il 16 maggio 1844 (ed. Scrìtti, voi. XXVI, pp. 183-185) Fa ve va trascritta con un ritardo di un mese ed anche allora in due parti, come fossero due diverse lettere, mentre essa doveva esser completamente a sua conoscenza, dato che anche onesta, a suo mezzo, venne inviata al Lamberti. Quasi tutta la lettera è un lungo e grave rimprovero allo Zambeccari. H suo inizio non veniva comunicato dall'Accursi, ma poi il 17 giugno trascriveva un lungo brano di essa, da Tutti in Italia e fuori lo sanno capo della cospirazione... fino a dirò ai giovani che maledicano chi di dovere. E neppure qui citava sempre fedelmente le parole di Mazzini, pur non facendo alcun cambiamento essenziale. Poi, dopo due settimane, cioè il 1 luglio forse non avendone di nuove si rivolgeva ancora alla ormai vecchia lettera di Mazzini, trascrivendone onesta volta la fine e omettendo, però, tutti i riferimenti al Lovatelli.
Che si tratti della stessa lettera è fuori dubbio. Dopo quasi due mesi di distanza, Mazzini certamente non avrebbe scritto le stesse parole severe sullo Zambeccari, cioè che egli non ha via di salute, se non facendo anche con un pugno d'uomini o facendosi saltar le cervella. (Scritti, voi. XXVI, p. 185, e Appendice, voi. II, p. 313). D'altronde sappiamo che Mazzini cambiò presto il severo giudizio espresso il 16 maggio; difatti già dopo quattro giorni, il 20 maggio, così scriveva allo stesso Lamberti: Sotto l'impressione delle fuciliazioni t'ho scritto l'altro giorno intorno a Zfambeccari] cose giuste in fondo, ma troppo crude. So ch'ei lotta contro un intrigo misto di paura e di tradimento... a ogni modo la lettera era troppo severa... (Scritti, voi. XXVI, p. 190). Di questa lettera, però, l'Accursi non dava alcun avviso.
Gli editori del II volume dell'appendice non si accorsero del piccolo trucco dell'Accorsi e così, anche in questa occasione, parlano di due inedite di Mazzini (Appendice, voi. II, pp. 310-313). In realtà, al contrario, non ce n*è nemmeno una, perchè esse non eran altro che tardive e non del tutto fedeli trascrizioni di alcuni brani di una sola lettera già edita.
Tanto più appare singolare questa tale svista in quanto una volta, nel pubblicare un brano di lettera di Mazzini dalla trascrizione dell'Accorsi, si avvertiva: <c Questa lett. da / Toscani son vigliacchi, a faranno, è pure ripetuta in quella a G. Lamberti (ti. MDCCCVHI) * Appendice, voi. II, p. 299, n. 234, n. 1). Naturalmente nemmeno qui ci son due diverse lettere come gli editori dell'Appendice pensavano, perchè anche in quest'occasione il testo comunicato dall'Accorsi venne preso dalla lettera scritta al Lamberti. Come ai deve escludere la possibilità che Mazzini avesse scritto le stesse parole, anzi gli stessi lunghi testi in diverse lettere, così è da escludere che Mazzini avesse scritto, quasi nello stesso tempo, in modo contrario sullo stesso argomento e principalmente a due persone che ben sapeva essere in relazione