Rassegna storica del Risorgimento

MAZZINI GIUSEPPE
anno <1953>   pagina <61>
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Osservazioni sull'edizione nazionale degli scrìtti di Mazzini 61
PIRONDI A MAZZINI
ASV. Fondo: Segreteria di Stato. Ru­brica 165, a. 1843, Bologna. Busta 200, fase, 1. - Allegato alla lettera del 7 ot­tobre del Legato di Bologna. Copia.
[Marsiglia, 27 settembre 1843].
Gii italiano meritamente da tutti stimato per ingegno e coraggio (Ribatti) e che ha fatto con molta distinzione le campagne di Portogallo e di Spagna ove giunse al grado di colonello, quantunque straniero, otto mesi sono andò a Malta per abbracciare il suo amico Nicola Fabrizj, e per sapere in che stato trovavansi le cose della Patria. Questi gli comunicò un enorme corrispondenza epistolare da cui chiaramente appariva che VItalia era pronta a scacciare i tiranni e a divenire nazione libera e indipendente. Avvezzo il colonello a contare solamente su cose positive, e scortato da raccomandazioni dell'amico volle con i proprj occhi assicurarsi se quanto gli scrivevano era appoggiato sul vero. Parti a sue spese per Vltalia. Visitò Palermo che trovò piuttosto disposta a fare una rivolli' zione per suo conto che ad unirsi all'Italia e qui tanto fece e predicò che gli fu promesso che farebbero causa comune. Trovò Messina, Cattania e Siracusa ani­mate dal miglior spirito patrio e pronte ad ogni cenno. Le Calabrie, gli Abbruzzi eccellenti. Napoli freddo ed oppresso da un immensa forza straniera ed indigena, e ne conchiuse che quella capitale e sua provincia non farebbero un movimento che quando tutto il Regno sarebbe in fuoco. Rinvenne la Toscana fredda e indif­ferente, e particolarmente la capitale: le altre città migliori e disposte a secondare un movimento di fuori. Entrato in Romagna, Venergia di quel popolo, lo spirito veramente liberale, il desiderio unanime di volere ad ogni costo scuotere il giogo di quel governacela, lo stordirono; ma ci trovò la più grande disunione fra i capi. Gli uni volevano escludere ogni emigrato; gli altri volevano mettere a parte tale setta; altri dare la preferenza alla stessa, in somma tutto era discordia e disunio­ne. Questo buon amico fece e disse tanto che li mise d'accordo. Si convenne che si doveva cominciare il movimento nella Romagna e particolarmente in Bologna, indi nel Regno di Napoli. Temendo che questa parte d'Italia faccia un movi­mento separato, e che il re spaventato le dia un'ombra di costituzione per essere un anno dopo distrutta dall'Austriaco si insistette di rivoluzionare prima tutta la Romagna; di organizzare una forza militare per ritirarsi negli Abbruzzi se rAustriaco entrava con una grossa armata, per rivoluzionare nel Regno, ben certi che con poche ma buone truppe si poteva impedire ali*Austriaco di entrare. Questo progetto aveva anche Vavantaggio d'impedire che il Napoletano facesse un movimento a lui solo, e non si separasse dall'unione Italiana a cui debbono tendere tutti i nostri sforzi, Si convenne che si prenderebbe il Vessillo Italiano Verde, bianco e rosso che si proclamerebbe /.'indipendenza e la liberta, l'unione d'Italia lasciando alVAssemblea Nazionale la cura di sciogliere quella forma di Governo che piU piacerebbe. La scelta del Vessillo e del grido d'indipendenza destramente posto innanzi del nostro colonello non poco contribuì a riunire la maggioranza degl'individui di ciascuna setta. Si venne al modo di agire ed il