Rassegna storica del Risorgimento

DUE SICILIE (REGNO DELLE) ; VERDI GIUSEPPE ; CENSURA
anno <1953>   pagina <70>
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Emilia Nobile
TX settimo articolo parlava del compenso per Fautore del libretto e spe­cificava molto lealmente il libretto sarà pagato metà dal Cav. Maestro e metà dall'Impresa, ciò per generosa offerta del Cavaliere Maestro (il quale, evidentemente, voleva pagare anche a sue spese i pieni poteri sul libretto stesso).
Articoli di contratto a proposito dei quali il Verdi, con la sua solita, onesta franchezza, si impegnava poi, in data 5 febbraio 1857 (e già quante complicazioni lascerebbe supporre il lungo indugio del Verdi ad accettare il contratto proposto il 2 maggio 18561) a mandare il solo argomento per il giugno 1857. E quanto, poi, all'andare in scena, specificava, a proposito della soppressione dell'articolo 3 in cui era stato secondato: Non posso obbligarmi d'andare in iscena che nel gennaio 1858 e soggiungeva concessi­vamente, senza insistere sulla pretesa poco giustificabile che un'opera inviata in giugno per l'approvazione della censura fosse pronta del tutto per andare in iscena per l'ottobre, ma vi andrò prima [della promessa data pel gennaio 1858] se mi sarà possibile .
Contratto ' dunque aperto, onesto e concessivo dalle due parti. Come dunque gli ostacoli?
Le prime opposizioni cominciarono il 26 ottobre 1857, con una lettera al Direttore Generale del Ministero e Reale Segreteria di Stato degli affari ecclesiastici e della Istruzione pubblica Scorza, con firma indecifrabile, ma che, guardando all'inizio della risposta dello Scorza del 28 ottobre, pare debba essere il Sopraintendente dei Teatri . In detta lettera si parla di spavento per le voci sparse su tale argomento (quello del Gustavo terzo) e si accenna a condizioni necessarie per essere, al riguardo, tranquilli .
Gli altri 19 documenti che seguono, in ordine cronologico, nel detto primo fascicolo dell'Archivio di Stato, fino al 6 maggio 1858, riflettono vicende ed alternative di esitazioni, speranze e timori ed atteggiamenti vari di diversi personaggi: l'oggettiva serenità dello Scorza, la durezza del Girelli e del Gorcia (revisori), l'intransigenza minore e la disposizione ad accettare come sufficienti anche non radicali modifiche dell'opera dello Anzelmi, la libera e bonaria indulgenza di D. Leopoldo di Borbone, Conte di Siracusa e fratello di Ferdinando II (che già precedentemente aveva propugnata una sottoscrizione per l'incremento del S. Carlo e che, forse, ben conoscendo l'indole del popolo napoletano, non escludeva che il regicidio doloso sulla scena potesse produrre effetti contrari ai temuti, cioè commossa solidarietà con la monarchia piuttosto che con la rivoluzione), la rigidezza conservatrice e reazionaria di Cesare Della Valle, duca di Ventignano, allora più che ottantenne, che già si era opposto molti anni prima, per ragioni politiche, alla rappresentazione della ce Luisa Miller in Napoli.
E le preoccupazioni per la rappresentazione del Ballo in maschera naturalmente si accentuano dopo il 14 gennaio (attentato di Felice Orsini) come iti vede dai documenti del 19 e del 28 gennaio 1858, del primo fascicolo dell'Archivio di Stato, che nel suo ultimo diciannovesimo documento (del 6 maggio 1858) reca la deplorazione della ostinazione dell'illustre Maestro (già presente a Napoli il 19 gennaio 1858 e quindi in diretta conversazione orale con l'impresario, come ai desume dal sedicesimo documento del fasci­colo) nel non volere accettare il libretto Adclia degli Adimari (sur­rogato del Ballo in maschera ) il quale voleasi sostituire a quello che il