Rassegna storica del Risorgimento

STATI UNITI D'AMERICA ; GARIBALDI GIUSEPPE
anno <1953>   pagina <79>
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Libri e periodici
con animo sereno, e con larga preparazione, l'A. di questo saggio, che può essere addi­tato ad esempio per la serietà e lo spirito critico.
Lo studio del Ginntella si conclude sostanzialmente con questa significativa, con­statazione: la struttura istituzionale e politica della Repubblica giacobina era già entrata in crisi prima che l'appoggio esterno venisse meno,minata com'era per l'insuf­ficienza della classe dirigente..., per la mancata adesione di larghissimi strati della popolazione ed infine per la violenta insurrezione armata che travagliò i dipartimenti (p. 158). Ma non per questo vien meno l'interesse dell'indagine, che ci rivela su quali forze politiche e sociali poggiasse il regime giacobino, qual fosse la sua base costituzio­nale ed amministrativa, quale la situazione finanziaria. L'A. rivela appunto aspetti nuovi nei contrasti fra la politica ufficialmente propugnata dal Direttorio e le correnti d'opposizione che si sarebbero spiegate in favore di una maggiore autonomia, se non avesse prevalso il rapporto di; dipendenza, come rapporto di pura forza: l'ala più vivace in tali correnti d'opposizione si rivela già ispirata a ideali unitari.
In un suo più recente studio su La politica italiana del Direttorio nel 1799 e la missione a Roma dcW ambasciatore Bertotio (Ross. stor. del Risorg., a. XXXIX, fase. I, gennaio-marzo 1952, pp. 18-29) l'A. sintetizza nel modo seguente le sue conclusioni su tale argomento: a Roma (nel 1799, come cinquantanni dopo) la Repubblica fu intesa in primo luogo come una soluzione di carattere locale: laicizzazione dello stato ecclesiastico; immissione nei nuovi organismi burocratici della borghesia, fino a quel momento esclusa dalla vita pubblica; risanamento amministrativo e finanziario dello Stato . Ma se l'ideale del ceto dei giacobini moderati che detiene il potere e gode della fiducia dei francesi è una forma dì particolarismo autonomistico , che meno soffre di certe menomazioni di sovranità, vi è pure da tenere nel debito conto quel gruppo di emigrati politici romani e napoletani, giunti colle armate liberatrici , al seguito del Berthier, di quelli che hanno portato nel loro bagaglio ideologico il radica­lismo giacobino e le aspirazioni unitarie (art. cit., p. 22). L'A. non trascura, nel suo saggio, le affermazioni più audaci ideologicamente, sia in senso democratico, sia in senso patriottico unitario, di questo gruppo di avanguardia, tenendo conto anche delle precedenti indagini (specie delle più recenti del Cantimori), notando tuttavia che l'appassionata predicazione di uomini come Mario Pagano e Vincenzo Russo jfacesse poca presa sull'ambiente locale . Non nasce, dunque, una tradizione rivoluzionaria nella capitale dello Stato pontificio e lo conferma ancora l'A. stesso accostando Due esperienze repubblicane in Roma* quella del '98 e quella del 1849 (in Ross. Stor. del Risorg.. a. XXXVH, fase. IIV, p. 180 e segg.); vi è appena qualche debole filone settario che riaffiora nel periodo della Restaurazione.
Nel periodo giacobino la crisi finanziaria, che già si era manifestata sotto il governo non molto avveduto di Pio VI, si aggrava subito, trasformandosi in una malattia cro­nica dell'effimera repubblica. L'A. studia questa crisi, giungendo a conclusioni più precise di quelle del Franchetti e del Dufourcq stesso (pp 37,39,40 e segg.). Nuovi dati risultano da fonti inedite (p. 44), specie sulla svalutazione monetaria, e sui suoi effetti. Quanto alla vendita dei beni ecclesiastici, va ricordato il pessimistico giudizio dei Com­missari francesi, in una lettera al Direttorio dell'aprile del '98: en tout pays la seule classe d'hommes nouveUement enrichis/burnii des acquireurs de biens, mentre a Roma questa classe manca, non trovandosi che des gens appauvris (p. 43). D'altra parte, scrive il Faipoult al Direttorio, nell'agosto del '98, tant que la paix de l'Empire ne sera pas . signée et que fon toierera Ics disposUioits mcnacanies de Naples, Rome et la République Francasse ne trouveront aueun prix rahonnabh de leurs blens (Ibid., nota 2).
Poiché il gettito delle imposte, nota ancora L'A., era prò sochò interamente assorbito dalle rich'este dello autorità francesi , e sì avevano frequentissimi prelievi di numerario e di Vettovaglie, specie nei luoghi di maggior transito, per le truppe di pas­saggio, il fiscalismo stancava le popolazioni senza poi risolvere le esigenze del pubblico erario. Col dilagare delle insorgenze nei dipartimenti e con l'inva ione napoletano accadde poi ad un certo ponto che la pressione fiscale di restringesse e si accumulasse
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