Rassegna storica del Risorgimento

STATI UNITI D'AMERICA ; GARIBALDI GIUSEPPE
anno <1953>   pagina <80>
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80 Libri e periodici
ne la sola capitale (p. 55). La carestia che accompagnò queste vicende, già così tormen­tate sotto l'aspetto politico-militare, portò al calmine l'impopolari ta del nuovo regime: essa fu aggravata dal non aver potuto raccogliere una parte delle messi dato il difetto dì buona moneta, per pagare i mietitori provenienti spesso da zone situate oltre i con­fini dello Stato Romano (Abruzzi): su questi aspetti le pp. 45-68.
Esaminata cosi la situazione interna, economica e politica, l'A. dedica un impor­tante paragrafo ai rapporti fra la Repubblica Romana e le altre repubbliche giacobi-bine : la sua analisi viene ad avvalorare una precisa osservazione di C. Zaghi sulle ambizioni espansionistiche regionali, che si manifestano pur nella nuova veste ideologica e nelle nuove forme politiche (cfr. Ross. stor. del Risorga a. XXIV, 1937, p. 1601). La legge sulla divisione del territorio della Repubblica Romana lascia alla Cisalpina la città di Pesaro: contro questa cessione in-orgono gli stessi patrioti giacobini più avanzati della Repubblica Romana che hanno per organo il Monitore di Roma.
Regionalismo ed unitarismo si intrecciano nel modo più curioso: La natura ha formato l'Italia per essere un solo corpo politico, e Roma ne è il centro , proclama questo stesso giornale il 7 marzo '98, nel suo quinto numero (cit. a p. 4, nota).
Uno dei bersagli preferiti della polemica giacobina è, specie nell'antica sede del Papato, l'ambizione teocratica del Vaticano: nel Cri de VItalie, che Baldo Peroni ha pub­blicato di recente (Riv. Storica Ila!., a. LXIV, 1952, fase. I, p. 45 e segg.) vi è un cenno assai significativo sulle speranze deluse dei patrioti italiani, che credevano già di voir renaitre la liberti de leur débris respeetés, sur lesquels le fanatisme s'itati assis et fortìfté pendant toni de siècles (p. 59); un altro passo, ancor più esplicito, sul danno che il Papato avrebbe recato all'Italia si trova nell'altro testo che il Peroni ha tratto dall'oblio (vedilo in Riv. Stor. Iial. a. LXILT, 1951, fase. IV, p. 54157: Les seules insttiutions durables que les peuples de VItalie aient cu jusqu'à présent sont ceUes de la théocratie). Ora, il G-. ha pubblicato nell'appendice del suo studio un dispaccio indirizzato dai con­soli della Repubblica Romana al Direttorio francese che contiene espressioni altret­tanto notevoli (porta la data del 14 grugno '98: Doc. XL, p. 194): si potrebbe dedurre dall'insieme di queste manifestazioni dell'ideologia dei patrioti italiani e romani che per essi non si tratta soltanto di porre l'esigenza di una laicizzazione dello Stato, retto ancora in forma teocratica , ma di sradicare addirittura il Papato, come istitu­zione corruttrice e superstiziosa , da Roma. Ma vi è da tener conto di un'altra zona, ben più ampia, se pur meno attiva e cosciente, dell'opinione, che è ben lungi dal condi­videre le premesse di questo radicalismo giacobino ; uè si può prescindere dalla silen­ziosa resistenza della massa popolare, nettamente papalina, come ben nota il G., e che avrebbe ben presto dichiarato con gli atti il suo dissenso, ribellandosi alla Repubblica.. Infine, c'è l'aspetto costituzionale di cui il Giuntella tiene il dovuto conto: la costitu­zione della repubblica giacobina sembra eludere il problema religioso, poiché non ripete neppure quell'articolo della costituzione francese dell'anno HI che definiva la libertà dei culti, e toccava i rapporti fra Stato e religione; per di più l'allontanamento di Pio VI da Roma costituisce un altro elemento puramente negativo, come nota l'A. Quale fosse l'impressione destata da si 0 atto atteggiamento fra i cattolici lo rileva il G., citando un passo notevole del Diario del Sala: questi teme che il nuovo regime finisca per ammettere tutti i culti, senza riconoscerne nessuno e col tollerarli tutti... fuor­ché il cattolico. Già il Cantimori aveva sottolineato (in Annali della Scuola Normale Sup. di Pisa, S. Il, XI, fase. IV, 1942, p. 179 e segg.) che il silenzio della legge poteva essere interpretato favorevolmente, e che la classe dirigente giacobina aveva cercato di evitare l'urto diretto fra un'ideologia del tutto laica e l'opinione della maggioranza cattolica accogliendo come tesi ideologica ufficiale sul Monitore di Roma un cattoli­cesimo purificato di colorazione vagamente giansenistica (art. cit., p, 191), ma in sostanza la mediazione fra le tendenze fondamentalmente anti-cattoliche del giacobi­nismo radicale e le correnti dell'opinione che rappresentano in varie forme la tradizione cattolica, non è ancora possibile. Quand'anche ci si trovi di fronte a qualche sforzo di conciliazione si è colpiti dal carattere in certo modo provvisorio e superficiale delle