Rassegna storica del Risorgimento

STATI UNITI D'AMERICA ; GARIBALDI GIUSEPPE
anno <1953>   pagina <82>
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82 Libri e periodici
nell'appendice dei suo studio, p. 191, per la resistenza che Senatori e Tribuni romani opposero a tali disposizioni). L'ambigui tu dell'atteggiamento del Direttorio francese che si rivela anche nelle istruzioni al Bettolio, studiate dal G. più di recente; i con­flitti fra autorità francesi, militari e civili, centrali e periferiche; le divergenze fra potere legislativo ed esecutivo, in seno allo stesso governo romano, son tutti aspetti della breve e tormentata esperienza giacobina sui quali il G. getta luce, approfondendo e rinnovando in vari punti la visuale corrente. Il suo lavoro si inserisce dunque come un prezioso contributo in quell'insieme di nuove indagini che son fiorite recentemente sul periodo giacobino in Italia.
Ci sia lecito infine dì fornire, in forma di postilla, qualche brano delle inedite cor­rispondenze di alcuni amici del vescovo toscano de' Ricci, noto fautore della politica riformatricc leopoldina, alla quale egli impresse anzi l'indirizzo più radicale, addottando, e cercando di far adottare tesi giansenistiche e gallicane: in tali corrispondenze, vi sono alcuni non trascurabili cenni sulla situazione e sul clima spirituale di Roma giacobina. Anzitutto, un'indiretta notizia sul comportamento di un giansenista toscano, che pur si era espresso sempre sfavorevolmente sulle novità politiche francesi, Fabio de* Vecchi (studiato da E. Codignola, che ne ha pubblicato i carteggi: Il giansenismo toscano, ecc., 2 voli., Firenze 1944): il de' Vecchi, andato a Roma nel'98 per assicu­rare i capitali delle sue prelature (op. cit., voi. II, p. 343), scandalizzò qualche patriota democratico per non aver voluto dare l'amplesso di fratellanza all'Ebreo , e uè fu rimproverato perfino dall'amico toscano Zanobi Banchieri, che ne accenna al Ricci in una lettera del 7 giugno 1798 (Carte Ricci, Lettere diverse, N. 100, in Arck. Stata Firenze). Àncora, in una lettera del 12 sett. del 1798, G. Masi descrive al Ricci l'ele­vazione dell'Albero detto della Libertà nel cortile del Collegio Romano, coll'assistenza della scolaresca, de' Maestri e de' Lettori . Quell'albero, soggiunge, forse perchè de­stinato a convertire politicamente un ambiente ritenuto più sensibile a sollecita­zioni ideologiche, aveva di singolare un cartello fisso nel gran ceppo, con iscrizione " odio e morte ai tiranni ; e ancora nota che tali alberi simbolo veramente omoge­neo di libertà, sono molti, ma le Chiese serrate sono più, e che sono state cassate tutte le iscrizioni vaticane, le più spettabili, in elogio di Ciò VI (Carte cit., inserto cit.). In una lettera del 23 giugno lo stesso Masi scrive: Ieri sera nel Teatro di Torre Argentina andò in scena un'opera intitolata Fénelon, ossia le Monache di Cambre [sic], tradotta dal francese, e rappresentata già a Parigi nel 1793. Io non vi andai, ma mi figuro che a quel povero Arcivescovo gli sarà convenuto, come lo fu in Francia per la collera di Madame de Maintenon, essere lo jouet del Teatro di Roma... (Carte cit., inserto cit.). Ciò non esclude, nei corrispondenti giansenisti del Ricci, un senso di soddisfazione perii colpo che la superba monarchia e la corte di Roma han subito, e da cui sperano un indiretto beneficio, malgrado l'offensiva dei giacobini contro la religione. ETTORE PASSEHIN
GIUSEPPE CASTELLI, Figure del Risorgimento italiano. Luigi Tinelli (da Mazzini a Carlo Alberto); Milano, Ceschina, 1949, in 16, pp. 188. L. 500.
La figura di Luigi Tinelli meritava veramente un biografo, ed ò peccato che il Castelli si sia acc'nto a questa sua ultima fatica durante il periodo bellico e non abbia avuto modo di rivederla poi, perchè sicuramente avrebbe potuto trovare in archivi stranieri più ampia documentazione. Lombardo di Lavcno, il Tinelli accorre in Pie­monte nel 1821, partecipa poi, con lo stato maggiore dei Ciani e dei Rosalcs, al movi­mento mazziniano, è arrestato, deportato in America, diviene cittadino degli Stati Uniti e come tale prima regge il Consolato di Oporto, poi combatte nella guerra di secessione. Questo per la parte politica della sua vita, perche non è di minor valore la sua attività di industriale della ceramica in Lombardia e di-Ila seta in America. II lavoro del Castelli è basalo sul carteggio ricco e confidente the l'esule mantenne col fratello Carlo, rimasto in Italia, od e da queste lettore e da alcuni giornali, che