Rassegna storica del Risorgimento
STATI UNITI D'AMERICA ; GARIBALDI GIUSEPPE
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1953
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Libri e periodici
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L'opuscolo si chiudo con duo lettere, tenibili come un'anatema: quella inviata dal Mazzini il settembre del 1849 Ai Signori Tocqueville e Falloux, Ministri di Francia e quella del dicembre dell'anno successivo, diretta A Luigi Napoleone, Presidente della Repubblica Francese . Valgono a testimoniare di quanto si innalzasse la coscienza purissima del Profeta sulla ferocia degli usurpatori e oppressori della Patria.
MARINO CIRÀVECNA.
PIERO PIERI, La prima guerra mondiale 1914-1918; Torino, Editori Gheroni, 1947, in 8, pp. 401. S. p.
Sono raccolte in questo ampio volume del Pieri le sue analisi critiche, già apparse su alcune riviste, degli studi relativi a problemi della prima guerra mondiale: due sono inedite. Stese a mano a mano, tra il 1925 e il 1941, sulla scorta delle fonti più sicure nostrane e straniere e vagl'ate spesso da sopraluoghi sul teatro degli avvenimenti, son state dalFA. oppor lunatamente rivedute e collegate sicché esse o (Trono ora del vasto fenomeno storico, considerato soprattutto dal punto di vista della strategia e dello studio deue condizioni spirituali dei belligeranti, una ricostruzione veramente esemplare, tanto più se si tien conto quanto sia arduo il compito di rilevare obbiettivamente, aH'in-fuori di ogni sterile sciovinismo, gli aspetti e gli sviluppi molteplici di una guerra totale che nella sua forma, nella sua durata, nello sforzo e nei sacrifici richiesti superò ogni possibile previsione di tecnici e di politici.
La prima parte della vasta silloge è dedicata a una serena indagine delle concezioni strategiche sui vari fronti europei, dei piani escogitati e posti in atto, delle armi, della tattica, delle evoluzioni compiute sotto la spinta dell'esperienza: e ciò allo scopo di presentare al lettore gli elementi per un più sicuro giudizio degli avvenimenti sul nostro fronte e per una più. esatta valutazione dei difetti della nostra organizzazione e delle incrinature del nostro organismo di guerra. Notevoli, tra altri molti, in particolare, per acutezza critica e per vigoria di sintesi, i capitoli che documentano gli svolgimenti delle operazioni sul fronte francese, fondamentali per la conoscenza dell'arte militare moderna; quelli che studiano diffusamente la politica in Germania durante il confi tto e il fallimento della grande offensiva tedesca del 1918, e ancora, quello che tratta di un problema importantissimo nel Campo strategico, cioè la rottura del fronte difensivo avversario nella guerra mondiale e lo sfruttamento della rottura stessa.
La seconda parte, di vivissimo interesse per noi, è intesa a dare un quadro, per quanto è possibile, preciso, della grande prova sostenuta dall'Italia e a rivendicare contro le affermazioni straniere il nostro innegabile validissimo contributo agli alleati per la causa comune. Poiché non è possibile seguire l'illustre A. nelle sue numerose eccellenti disamine, toccherò soltanto, rapidamente, dei punti più salienti e conclusivi.
Uno dei problemi di maggiore importanza per lo storico della nostra guerra contro rAustriaUngheria è quello della reale efficienza dell'esercito italiano sia allo scoppio della conflagrazione sia all'inizio delle ostilità tra le due nazioni. 1 giudizi sono stati assai diversi e ancora oggidì, a tanta distanza di tempo, vi è disparità di pareri, e in generale non molto ottimisti, fra gli stessi militari. L'A. cerca in questa, come in altre questioni fondamentali, di evitare ogni tesi esclusivista e di conseguenza unilaterale e, basandosi su Lutti i dati di fatto ohe sono a sua disposizione, accuratamente vagliati, pur ammettendo che ci fu una certa lentezza nel periodo della neutralità nell'inquadramento delle forze belliche, dovuta avarie cause, di cui alcune spiegabili, quale il mutare della situazione militare sulle fronti di Francia e di Russia, e concedendo anche che forse sarebbe stato, opportuno, come vogliono alcuni competenti, anticipare la nostra entrata in guerra quando i Tedeschi erano fermati sulla Marna e gli Austriaci perdevano la Galizia o, per lo meno, quando i Russi premevano sui Carpazi, afferma peraltro esplicitamente che al generale Cadorna, considerate le diverse orisi ohe aveva dovuto attraversare l'esercito italiano, gli stanziamenti perennemente insufficienti e 1 incuria della opinione pubblica e dei governi, va dato il merito di aver fatto delle nostre forze armato