Rassegna storica del Risorgimento

STATI UNITI D'AMERICA ; GARIBALDI GIUSEPPE
anno <1953>   pagina <92>
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Libri e periodici
uno strumento nel sno complesso formidabile, tale da sottoporre alla più dura prova la tenacia degli austroungarici e da far loro temere per due volte il crollo definitivo della loro accanita resistenza. E un altro merito riconosce al Cadorna, che di solito dagli storici è negato, di aver avuto un chiaro concetto dei nuovi sistemi strategici e di essere stato pure convenientemente edotto del principio basilare dell'economia delle forze. Scnonchè non seppe (e codesto fu uno dei suoi errori capitali) imporne l'attuazione ai suoi dipendenti immediati In una guerra come la guerra mondiale, di cosi ampie pro­porzioni, si esigeva sopra ogni altra cosa che esistessero tra il Capo ei suoi collaboratori una reciproca fiducia e una concordia intelligente e fattiva: invece il Cadorna, troppo autoritario, non volle sottoposti comandanti autorevoli che menomassero di fatto la sua autorità, e fini così, a poco a poco, a privarsi degli strumenti necessari all'esercizio del comando e, in ultima analisi, a non essere più in grado di controllare le Armate, che, prive dei Comandi di Gruppo (alla cui creazione il Cadorna fu sempre ostilissimo) funzionavano di proprio arbitrio e spesso in contrasto con gli ordini supremi. I primi sintomi delle conseguenze di codesto atteggiamento del Cadorna (atteggiamento che ebbe effetti a mano a mano vieppiù funesti sull'andamento delle operazioni sul nostro fronte) l'A. ravvisa di già nella Strafexpedition , che nel suo insieme nonna attirata l'attenzione degli studiosi e che invece il Pieri acutamente lungamente discute in uno dei due saggi inediti, che è, a mio debole avviso, tra i più ragguardevoli della raccolta. La spedizione austro-ungarica, come è noto, fallì; ma rappresentò nondimeno un grave rischio per le sorti del nostro esercito, che si trovò ad affrontare una grande battaglia offensiva sopra una linea avanzata con le forze ammassate in avanti e con le riserve lontane. La prima Armata non si era attenuta al suo compito difensivo, di assicurare l'inviolabilità del territorio nazionale e la sicurezza delle armate sull'Isonzo attraverso lamigliore sistemazione difensiva del proprio fronte: le piccole azioni di rettifica si erano tramutate in un grande piano troppo sproporzionato ai mezzi posseduti. Non vi è dub­bio che l'Armata venne meno alle direttive ricevute e che il generale Cadorna non insi­stette abbastanza onde i suoi ordini avessero la necessaria esecuzione. Va bene che la maggiore responsabilità va- data al Cadorna, che non valutò a sufficienza il pericolo; ma sta il fatto che sin d'allora cominciò a serpeggiare tra le file dei suoi soggetti la indi­sciplina. A codesto male si aggiunse il palese disaccordo tra lui e il generale Capello. Le tre grandi offensive del 1917 si chiusero con risultati apparentemente scarsi, comunque inferiori di assai all'aspettativa (così opina il Pieri); e ciò per lo appunto perchè, con­trariamente al piano tracciato dal Comando Supremo, del martellamento cioè sul fronte isontino attraverso attacchi brevi e frequenti, alternati sulla destra e sulla sinistra del Vippacco con opportuno gioco delle riserve e cercando il favore della sorpresa, si fecero azioni rade lunghe e costose e più che mai frontali e le manovre deviarono dal Carso verso Tolmino o verso la Hcrmada, generando uno sperpero e un logorio spaventoso di uomini. E al dissidio Cadorna-Capello si deve attribuire pure in gran parte lo sfondamento a Tolmino e a Plezzo. U morale del soldato era indubbiamente scosso per le fatiche improbe cui era quotidianamente sottoposto, per le sofferenze di ogni specie, per l'incomprensione del suo stato d'animo e su di ciò fece senz'altro presa la propaganda disfattista; ma il vero è (e ben lo dimostra il Pieri) che alcuni fatti di ordine esclusiva­mente militare, derivati per l'appunto dalle contrastanti vedute dei due generali (il Cadorna era per una difensiva ad oltranza sul fronte dell'Isonzo e per una modificazione dello schieramento, mentre il Capello riteneva necessaria una grande controffensiva dal lato nord della Bainsizza da contrapporre a un'offensiva nemica sboccante da Tol­mino) furono le cause determinanti la rottura iniziale. L'A., che sull'argomento sosten­ne una garbata polemica con il generale Krafft von Dellmensingen, ritiene, che, nono­stante le condizioni di stanchezza del nostro esercito, se non si fossero commessi tanti errori gli austro-tedeschi non sarebbero andati oltre uri grosso successo locale.
E della stessa opinione è un valentissimo conoscitore di cose militari, il Gatti, il quale a sua volta asserisce che, anche se covava, corno si vuole, la ribellione morale nei cuori* le cause militari avrebbero ugualmente prodotto una Strafexpedition , se