Rassegna storica del Risorgimento

BERGAMO ; 1848
anno <1953>   pagina <489>
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di aorpcmdeut* oUilà e leststensa lirica. J/av*va<to trovalo al esUej gii attaccarono al fianco una spada ed egli *eu*a aggiungerti si di-pose 4 partir* eoo In aua punirà (24). I
Era con hai uà frati* dei Minori Riformati di Serio* Alta a U quale eoi ero cefiaaa ia nano 0 lo squadrono nell'altra bandirà la crociata, invitava i forti ad arruolarvi, invocava ausilio dal ciclo, benediva armati e bandiere* (7).
Questa colonna era partita ia vettura da Bergamo o nel pomeriggio dal 20 era Tre viglio, ove raccoglieva un altro grappo di volontari ttevigUeiù al comando di Giuseppe Bicetti. Proseguivano poi in ferrovia per Milano.
Per altra via, e più tardi, toccando Monza, ring. Gerolamo Bota Rotai di Coprino raggiungeva Milano con un gruppo di giovani di Val'-S. Martino.
La mattina del 21 le varie colonne, in tutto orca 300 uomini, ai riunivano ia Limito e ai accentavano per l'attacco alle porte orientali (Porta Tota e Porta Romana) e a quella meridionale (PortaLodovica) della città. L'imperizia dei combattenti, la novità di un attacco dei genere, la vivacissima reazione del fuoco austriaco non rendevano certo facile ai volontari un asfalto allo acoperto e * il primo porno fu tutto confusione (25); ma la prima mattina ed il pomeriggio del giorno dopo (mereoledì 22) l'attacco fu efficace: il Pezzoli, Gabriele Camorri, Nicola Bonorandi ed un certo Gritti, detto a Valdimagno, perche) oriundo della Valle Magna, ai distinsero sopra gli altri. Quc5tfultimo appollaiato su una acala, non vitto, deve aver freddato buon numero di ne­mica col tiro dei fucili che, già carichi, gli porgevano dal bajwo. I memoriali del tempo Canno quasi tutti il suo nome
Xeno nera del mercoledì, tutti i bergamaschi etano dunque sotto Porta Tosa, e anatre gli uni intendevano*colle schioppettate a tener lontano ti nemico dal bastioni, altri a salir sopra le scale, alcuni bagnarono la porta con acqua ragia, vi appiccarono il fuoco, la distrussero ed entrarono In quel mentre un corpo di cavalleria piombi) addosso ai nostri e li divise, in modo che alcuni corsero la contrada e si salvarono die* tra le barricate, altri si dispenero per la campagna. Poco stante la porta era affatto sgombra di nemici e ognun da* nostri vi entrava come in trionfo* I Milanesi ricevevano quei di Bergamo con gran festa, generosamente chiamandoli iloro liberatori; perche quella porta, apertasi per opera de* bergamaschi, fu la prima che ai guadagnò all'ini-rotttt. fu perdo detta Porta Vittoria, e dopo la presa di casa le truppe imperiali abbsn-donarono Milano, che da-qurto giorno, 22 marzo, segnò la aua indipendenza (7)1
Il Ministero di guerra di Milano fu largo neirasdcgiiariouc dei gradi mili­tari ai volontari, gradi che i Comitati di guerra provinciali avrebbero dovuto] confermare. Cosi Nicola Bonorandi, pensionato dell'armata francese del 1830 col grado di capitano, ebbe rapido avanzamento, tanto che rientrò a Bergamo a cavallo col grado di colonnello, grado necessario del resto, per il logico di stanziamento dei suoi dipendenti, giovani professionisti o studenti, che ebbero tutti grado di tenenti o di capitani
Alcuni dea volontari bergamaschi rimasero nella metropoli lombarda ed andarono ad ingrossare le colonne Maniera ed Arcioni; gli altri rientravano a Bergamo* Lasciavano una diecina di morti sotto le mura della città e diversi feriti aceti ospedali: tra questi il Valdimagnino Orliti e Lodovico Nullo, accordo,**! fratelli Cario e Francesco, il noto colonnello garibaldino, sotto le mura di Milano.
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