Rassegna storica del Risorgimento

TOLOMEI ETTORE
anno <1953>   pagina <590>
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90 UM * periodici
Oggi possiamo rridrr* desVapparent* ingenuità d'uà* Imil* trovata, ma aJLm una ima* dot JSPIWW, SU Trieste austriaca, poteva aprire I porte dVlla prlglo. Trieste commenta i> Stefani U",WJ gi riconoteiuio in Craseppr Verdi 11 cantora l'interprete del Risorgimento italiano (p. 40).
Il primo contatta del pubblico triestino eoa la munir.? di Verdi ovvaaansj la aera wiTll gennaio 1843 eoa il anemia del Nabucco* ance**o eh*. Invece, non coniai pienamente ai oF*frowfc alta prima frocroio. il 18 ottobre dello tesso anno. Ma ne*-uno avrebbe potalo prevedere allora quello ette sarebbe accaduto an acculo più tordi a (uni ripreaa dal IVaoueco Ci ni a lecito rievocare la seva dal 26 dicembre 1947 aeUa nobile pagina di Giuseppe Stefani* n taatzo ì paurosamente* gremito In ogni ordine di ponti; lo apiegamcaio delle fono di pollatisi è grande. Il primo e aeoondo otto li svolgono eoa discreta oormalitJL I/attesa de Da folla enorme e tutta rivolta al terzo alto: {a quella dominata ealma casa qaaai traspare nella nervo* tensione dei volti. A poco a poco, nella penombra, dal loggione, dalle gallerie, dai palchi accadono innu* meccvoli tricolori e ri accompagnano alle bandiere del* citta perduta- Ed ecco te prima note del coro: dalla dolcezza patetica delle fra*! iniziali, la melodia al snoda raf­forzando, di poeto inpasso, gli acoentiv fino alla suprema invocazione:* 0 mia patria. 4 bella e perduta. Il pubblico ba uà attimo di esitazione, poi prorompe in un altissimo applauso, 11 nome d'Italia e ripetuto da cento, da mille bocche in un'esaltata contrae xiono, che sembra non- poterai frenare* Viene ducato e viene concedo il hi*. Tatto il teatro è in piedi Alcune voci ai associano alla massa corale del palcoscenico, aiti? cubito ri aggiungono, finche tatto il teatro non è che un Immenso canto- che invoco, con la musica del vecchio Maestro, la Patria perduta. Allora il maestro Lucoa i volge aleno gli spettatori e impugnata la bacchetta, dirige qncll*ÌBaolito coro; U più grande-1 e il più commovente, che in tm secolo, da quando t'opera fu scritta, sia stato osai diretto nel mondo- GB osservatori stranieri asaiatoao allibiti alla fantastica scena. *.. (pp. 15i155). Si, ha cagione lo Stefani.e per l'italiano delle Giulie, puree aso da tante sventare, le semplici parole* il canto accorato* che balzarono dal cuore del giovane Verdi in una notte di passione, hanno oggi lo testo lascino, che aeduaae le generazioni del Risorgimento e dcUTirrcdcntinmo.
Le ateaec lotte tta verdiani e oativerdiani furono animate sempre* in realta, da un presupposto non solo artistico, ma politico: i romantici che ai battono contro i tra-dizionalitti sono ì liberali che contendono con i conservatori, i patrioti che ai ergono contro gli austriacanti Le clamorose proteste contro gli arbitri della censura a danno del libretto dello Stìjfdio (1850) a le affermazioni di italianità provocate dalle esecu­zioni lVmani nel 1359 e nel 1862 ne sono un segno. sarà ancora l'Emoni nel 1888 e nel 1903 a scatenare tempeste con la cavatina famosa: Emani, Emani, involami ~ all'aborrito amplesso* e con il coro della congiura. L una volta e l'altra Emoni fu bandito dai palcoscenici di Trieste;. afa non sarà la proibizione di un opera, che potrà spegnere nell'animo degli irredenti il canto ed il grido* Siamo tutti una sola famiglia a. che è U motto più; semplice e più. sacro, nel quale ai condensa l'essenza stessa della loro battaglia politica.,.*
Quel motto ha sentito risonare attorno a ai continuo insistente* appassionato or e qualche mese un gruppo di giovani tudeuti universitari romani, che dall'alto di Moggia Vecchia ha visto stendersi davanti agii occhi le tetre che la burocrazia dal sacrificio ha dutinto in e zone. Pochi passi di distanza, qualche basso pilastrino bianco; qua e la un cavallo di finsi a o una breve radura tracciata da poco tra i vecchi boschi: ma il vento, che, incurante dei segui e degli ostacoli, giocava con i rami delle carso querce e i poveri fiori di campo tra i inali sorge la aggettiva chiesuola di Santa Maria, pareva portare nella sua onda parole di ieri, di sempre. Quelle di un vecchio triestino, 0 più nobile, forno della generazione che attese, preparandola* l'ora del ri* catto, Silvio Benco. Noi. vecchi triestini, e i nostri padri triestini ancor oasi e le generazioni giovani che ci vedemmo crescere intorno, non abbiamo mai concepito altra immagine detta nostra citta se non quella di una citta italiana a. Cosi comincia