Rassegna storica del Risorgimento
TOLOMEI ETTORE
anno
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1953
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pagina
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591
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Libri periodici S91
41 Uveo nel quel, a cura 4dh UMódwdoàe dalla lampa giuliana, sono raccott* I* pe gite ne *aria Mompbn rappresentante detta cultura trirHiwi eanacreva a ri*vn-dioer* Q diritto di quatta ohe cg)i chiamava* città capitane dal movimento nazionale. V- 67). Morivano, infiliti, tulio forche napoletana aU'aliM di quel movimento, accanto * Rujayja Pacano, Cavillo* l triestini Uonieuico e Antonio Piatti, quasi a i-l*rar-<al proprio sacrificio una vi e UBA meta nruo eccolo dopo* nel febbraio *49 U Afta* sogritrt dWTdrui. daslimito a rapida fino, pacava accoglierne il voto e l'incitamuto: p* Siamo triestini, lo diciamo una volta per sempre, e quindi siamo Itali uni. a quindi Amiamo l'Italia a (p. 77).
Ma. quindici anni più tardi, quando al Senato italiano ti discuteva intorno alla Convenzione di tettembre, U nuovo presidente del contiglìo. Alfonso La Mormora, uxuusgavmi Triestini con una replica al Ricotti molto infelice e detusive per la parti che U riguardava: L*on* senatore parla di Trieste* Sicuramente se Vaniate in capo noi di andate a prendere tutto l'Adriatico, compresa Tritate* che ha un'immensa importanza per il tuo commercio, la Germania potrebbe commuover!; ma finché fi trattai della Venezia, senza tpingerc le nostre pretete tino a Tritate, il che credo non venga in. tetta a netauno, la Germania non ha intere** a mischiarsene; Trieste può ette re conAidrrata come necessaria alla Germania; ma la Venezia no. Ben a ragione* nel tuo inforrnatitsimo nuovo studio tu La Mormora e Ricasoli di fronte al problema del confine orientale, lo Stefani (p. 13} accusa di t sventatezza politica* questa a non provocata e non necessaria rinuncia, tanto pia grave da parte del La Mannara, che non doveva ignorane come vent'anni prima, lo Stato maggiora piemontese, per iniziativa, di Carlo Alberto aveste determinato il tracciato del confine militare d'Italia facendo coincidere la linea strategica con quella geografica, corrente lungo la eresta -delle Giulie da Tarvisio al Cornar;
Le dichiarazioni incaute del La Mormora provocarono* naturalmente, tutta una cric di ritorsioni 0 di confutazioni, che, riunite in volume furono offerte all'interessato con questa dedica di Tomaso Luciani: Le popolazioni dell'Istria sospirano che il 1865 penniada V- E. che ette appartengono all'Italia. Accettate, Eccellenza, la trenna che per mezzo dei loro emigrati eaae vi offrono e affrettate l'adempimento dei loro voti, che tono i voti d*Xtalia. Ma la documentazione offertaci dallo Stefani ci fa vedere come scarsa foste a tal riguardo la tcntibilità del La Marmont allora e, purtroppo durante la tacce stiva guerra; al contrario del Ricatoli, che ebbe più larga visione e più vivo interesse per questo problema cruciale. Basta pensare al telegramma del 13 luglio 1866 di quest'ultimo: Questione nostra frontiere è vitale per noi, come raccomoderemo te non ii pensa occupare Trento e Trieste? L'Italia deve terminarsiI Quarnaro. La guerra deve condursi In modo da raggiungere questo segno (p. 54) Catto era gih accaduta. Lista stava per accadere, ma Ricatoli* al quale nessuno pò* zrebbe rivolgere t'accusa di aver mai amato la demagogia eia retorica, vedeva chiaro suggeriva giusto. Se non sarà possibile Q programma mastino, scriveva ancora il 32 al Visconti Venosta, e l'Istria, come tatuata entro la frontiera; nazionale, dovrà al* meno essere neutralizzata e Trieste diventare città libera con eguali legami verso la Germania e l'Italia (p. 57). Ma nemmeno questo più cauteloso suggerimento piaceva al La Maxmora, che cosi ti sfogava il 24 col fido Pcrittu Ben capisci che di Trieste non ti può pia parlare dopo la disgrazia toccata alla nostra flotta. Ciò malgrado il Barone vorrebbe che al accennasse ai nostri diritti txju'Istria l ...*
E coti Trieste, il cai consiglio comunale, il 16 gennaio 1865, aveva trovato modo di aderire indirettamente alla deplorazione del S dicèmbre 1864 del Comitato nazio-naie contro le già ricordate dichiarazioni rinunciatarie del La Marmora (ppw 17-29), doveva combattere non solo i fautori interni dell'opportunità, te non della nccettità della sua unione con l'Austria, ma anche quanti nel Regno recente preferivano non complicare con nuovi problemi la formazione unitaria.
Thi primi campione notevole l'antico direttore del Corriere iMftene di Vienna e 4ella triestina G<m*tto ed popola. gU Infatti, in un opuscolo uscito nel gennaio 186*