Rassegna storica del Risorgimento
1860 ; SICILIA
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1954
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La borghesia siciliana di fronte al problema, ecc. 15
dittatoriale del 20 giugno aveva disposto la distruzione di tutto ciò che il regime borbonico aveva volto contro il popolo, onde si era venuti nella determinazione di distruggere la parte del forte di CasteUammare rivolta verso la città. A questa distruzione il popolo fu invitato a dare la sua opera gratuita: né il popolo fu. sordo all'invito: mentre già si riconduceva alla calma ed all'ordine questa ordinanza bastò a far ribollire le teste vulcaniche... La folla delle genti di ogni classe che si accalca in quel lavoro irregolare per mezzo di mani imperite, ha provocato un'emulazione in tutte le classi, che nei primi giorni per la mescolanza dei ceti, era il vero popolo, ma poi abbiamo veduto a malincuore procedere a quel lavoro a classi ordinate e distinte (il corsivo, anche nelle citazioni successive, è mio). H clero, gli ordini regolari, le maestranze secondo le arti hanno percorso le strade, preceduti dalle bandiere e bande musicali. Non è il caso di insistere sulla contraddizione fra il timore di disordini e il riconoscimento di un lavoro fatto a classi ordinate} ma che in effetti si tema l'ordine delle classi è esplicitamente detto successivamente, quando si afferma che affidando la distruzione al popolo si commettono tre mali:
1. Si tolgono al lavoro delle arti ed al commercio per tanto tempo migliaia di cittadini, dai quali si è invocata l'opera.
2. Si tiene in agitazione la città ed il contado con sì frequenti rumorose demos trazioni di migliaja di persone, che quando anche fossero innocue, lasciano sempre nel loro passaggio un strascico di abusi, e di disturbi inevitabili negli affollamenti popolari.
3. Si avvezza il popolo alla vita agitata che è dannosa, a riconoscere la sua forza quando è riunito a massa, lo che arreca paura ai timidi cittadini, e le maestranze prendono le dannose abitudini a riunirsi in classi secondo i mestieri per rinnovare tutti gli abusi che provengono da un sistema fazioso, che nel medio evo arrecò tanto danno politico al governo delle repubbliche italiane, che influì ad accrescere le faziose agitazioni ed accelerare la caduta di tanti piccoli stati, retti a governo popolare.
Documento eloquente, e sotto l'aspetto soggettivo, nel suo rivelarci le preoccupazioni delle categorie conservatrici, e sotto l'aspetto oggettivo, in quanto vi si denuncia il risorgere di uno spirito associativo nelle classi popolari, e non soltanto nelle cittadine. Ancora più eloquente se si torni a ricordare che L'Italia parlava ai suoi lettori in nome di un programma unitario e sabaudo.
Di contro, ad indicare quale direzione fosse per prendere il risorgere dello spirito associativo, valga recar l'esempio di quel Domenico Corteggiarli, repubblicano, che figura fra i capi squadra in azione sin dal 4 aprile del 1860, che sarà fra gl'insorti del 1866 e che aderirà infine alla sezione dell'Internazionale fondata in Palermo dall'Ingegnieros.
In realtà c'è, nel maturarsi della coscienza popolare isolana, una continuità evolutiva, onde il Romano ha potuto ricordare, ad esempio, che un testimonio non siciliano, il Maggiorana, che aveva assistito all'insurrezione del 1866, scriveva Tanno appresso di avere appreso da alcuni uomini della squadra di Ciaccio e da molta altra gente che le squadre del 1866 erano le stesse del 1860. E di avere sentito in quegli anni generalmente dal popolo, che il 1860 fu uno schifio (schifo) di rivoluxionei e perfino nel corso degli awe-nimenti ohe precedettero e accompagnarono la rivolta del 1866 il lamento