Rassegna storica del Risorgimento
LINCOLN ABRAHAM ; MAZZINI GIUSEPPE ; MELLONI MACEDONIO
anno
<
1954
>
pagina
<
27
>
Linroln, Melloni, Mazzini e C1 2
zi
e, repentinamente, si addensarono sul mondo civile d'allora le tenebre pia fitte della più incomposta barbarie sulla luce meridiana di Roma immoztaJe ed eterna. Come si muove a suo agioii buon avvocato delTIUinois su (fucato sfondo, che sa di Idea Nazionale e di conferenza archeologica domenicale sui ruderi del Foro, E sotto con quella gloriosissima Roma,... che ci ha persino scoperti, ohe ci ha creati, redenti, educati, nutriti, moralmente, colle sue leggi indistruttibili.., che dovrà essere, in un periodo di tempo, pm o meno prossimo, la capitale luminosa degli Stati Uniti d'Europa...! Qui Enrico Corradini va a braccetto con Carlo Cattaneo e insieme fanno gli sberleffi alla sistematica distruzione d'ogni più fondamentale principio di libera indipendenza (anche Lutero opponeva al libero arbitrio il servo arbitrio, dunque...) operata dall'Inghilterra. Quella Inghilterra, dove, in quell'anno, tra un conato rivoluzionario e l'altro amava, sognava e cospirava in libertà Giuseppe Mazzini, il quale, qualche tempo dopo, avrebbe letto e tradotto senza ridere la filastrocca colorita di riferimenti retorico-archeologicolatini di un autodidatta, che sapeva solo l'inglese: la presuntuosa piccola Inghilterra, la quale domina dispotica, con Malta e Gibilterra, indebitamente appropriate, in un mare, nel quale essa avrebbe nulla a che fare e pel quale è sacra l'affermazione di mare nostrum della gran madre Roma, vaticinata caput mundi dai tempi antichissimi: RomaAmor, la città affascinante dei più bel sole contro le mene ipocondriche della nebbia ottenebrante.... Anche il nomea arcanum di Roma! Ma questo è un Lincoln che è stato addirittura a lezione da Sidonio Apollinare !
E, per il resto, la lezione l'iia appresa dalla pubblicistica italiana al tempo delle generose polemiche per il confine orientale dopo la guerra 191518. Lincoln non c'entra, ma non c'entra nemmeno Mussolini. Io non so se l'autore sìa quel tale falsificatore di lauree universitarie, al quale accennava Mario Menghini,1) in ogni caso è uno che, una volta convinto che gli studiosi italiani sono una massa di stolti ignoranti, s'è buttato dentro a corpo morto e ha messo in bocca a Lincoln tutto quello che gli è passato per la testa. Perchè soltanto ad uno che avesse perduta ogni stima di quella modesta categoria dei suoi compatrioti poteva venire in mente di far parlare Àbramo Lincoln come Giuseppe Giusti bonanima: Voi eravate grandi e ttoi non eravamo nati.... Io immagino che, a questo punto, i lettori si mettano a ridere a tutto spiano: e fanno bene. Ma io no, io non posso: io mi sento avvilito, pensando che, a parte le persone in mala fede e i minorati psichici, c'è tanta gente per bene e ne ho dato, cominciando, qualche esempio che ancora crede nell'autenticità di questa insulsa brodaglia. E Teco di questa rimasticatura di vecchi temi d'un nazionalismo deteriore si è andata persino a cacciare nella prosa ufficiale di un ministro d'Italia, al quale nessuno, disgraziatamente, si è sentito in dovere di far prima leggere l'integrale messaggio.
Nel quale, di integrale, non c'è che la faccia tosta di quel qualunque scagnozzo che lo ha redatto. Lincoln, non ti arrabbiare! Lo sai bene che non ce l'ho con te. Anche perchè da quale angolo del tuo cervello avresti tirato fuori tutta quella conoscenza della storia nostra che infiora il mes-
D , Quarant'anni, dt., p. 9. Il lesto è di altro untore