Rassegna storica del Risorgimento

VIEUSSEUX GIOVAN PIETRO ; CIAMPINI RAFFAELE
anno <1954>   pagina <35>
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t pruiìùsltit di un libro sul I iviisscux 35
do Giampiero devo andare tu Germania od in Austria per liquidare i suoi starnutati affari, jl padre serive subito al Sismondi, che proprio in Germania ed in Austria e. stato da non molto e vi ha riscosso largo tributo di ammi­razione, perchè gli faccia avere delle commendatizie per il figlio, presso qual­che personaggio influente: e badi bene di scriverle il più calorose che sia possibile. ') Come si fa a capire perchè diamine Giampiero abbia scelto pro­prio la Toscana per teatro della sua opera di animatore culturale o perchè tutta la sua attività sia impregnata da capo a fondo di spirito sismondiano, se non si accorda un istante almeno di attenzione anche a tutto questo con­creto intreccio di rapporti personali?
Fra l'altro, ciò conferma ancora una volta che il Vieusseux è uomo legato in modo singolarmente vigoroso alla propria famiglia, cioè è molto meno fiorentino e molto più ginevrino (o meglio, molto più figlio della diaspora calvinista), di quello che non possa apparire tenendo conto soltanto del suo carteggio con gli amici italiani. E questo, a ben guardare, la dice lunga anche sul vero carattere della sua opera, negli stessi anni fiorentini. Insomma, il leader autorevole dei liberali toscani, di cui il Ciatapini ha rievocato cosi felicemente la missione politico-culturale, si è fatto le ossa proprio qua: a questa scuola severa di difficoltà affrontate senza paura e di laboriosa intra­prendenza, dì padri austeri e miti e di matrone puritane capaci di mettere al mondo e tirare su nel timore dell'Eterno una dozzina di figli, come di partire per l'esilio accanto al proprio uomo o di ricostruirsi un focolare sotto cieli lontani, al posto di quello spazzato via dalla bufera; di bravi figliuoli precocemente fatti uomini dal senso delle proprie responsabilità e di mani sempre pronte a tendersi solidalmente verso i colpiti dalla sven­tura. Senza questo sfondo umano non si capiscono né il Vieusseux od i suoi parenti ideali il Sistnondi, gli Eynard, la Calandrila, lo stesso Enrico Mayer uè il loro ascendente (la loro forza di choc, vorremmo quasi dire...) sui propri contemporanei italiani.
E di questo piccolo mondo d'origine, il nostro ha evidentissimo il suggello sulla propria fronte; anch'egli pioniere d'istinto e realistico uomo d'affari; anch'egli tutto fatti concreti e niente orpelli retorici; anch'egli pieno di virile fiducia nella Provvidenza e nell'avvenire sino ai suoi ultimi giorni; anch'egli istintivamente soccorrevole verso i bisognosi d'aiuto materiale o morale; anch'egli avvezzo come per una seconda natura a guardare più lon­tano del campanile della propria città ed a pensare da europeo, anziché da svizzero o italiano o francese unicamente. Francese di lontane origini e di lingua e cultura, benché tanto legato alla Francia nella sua gioventù da essere tentato per un momento di affermarsene cittadino, non troverà incon­veniente alcuno a farsi italiano così da immedesimarsi tutto con la causa del nostro Risorgimento: ginevrino di famiglia e di confessione religiosa saprà vivere senza rimpianto per quasi tutta la vita lontano da Ginevra e riuscirà immagine vivente della funzione storica dcWlhlvetia mediatrix e della parrocchia di Calvino, nella misura appunto in cui ne starà fuori a diffonderne lo spirito: reso italiano dalia nascita, e più ancora da ima scelta deliberata del proprio destino, sarà ugualmente uomo del Risorgimento nella
1) Or. Faérres, op. eh, rpp* A01 e.