Rassegna storica del Risorgimento
VIEUSSEUX GIOVAN PIETRO ; CIAMPINI RAFFAELE
anno
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1954
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pagina
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36
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36 Giorgio Spini
misura in cui sveglierà la patria adottiva dallo sue tradizioni e mettendola in contatto con nuove idee e correnti, riuscirà a fare penetrare in lei un soffio di vita oltramontana.
Quello stesso protestantesimo del Vieusseux, cui giustamente accenna più volte il Ciampini, è da vedere tutto su questo sfondo d*un ambiente e di una esperienza. Dire protestante , in sé, è cosa altrettanto vaga e storicamente poco concreta, quanto il dire liberale o il dire socialista; onde porsi seriamente il problema del protestantesimo dei Vieusseux, bisogna domandarsi cosa volesse dire con precisione essere protestante per un uomo dell'ambiente e della generazione del nostro. Ed allora si vede subito che bisogna convergere verso il solito centro: come sostrato cultu-rale, ci sono o ci possono essere un po' tutti i grossi nomi della cultura protestante del tardo Settecento e primissimo Ottocento, dal Rousseau e dal Pestalozzi al Kant ed al Fichte, ma in primo piano, campeggia su tutti, ancora una volta, il Sismondi, il vicino di casa.
Basta rileggersi l'epistolario o VHistoire des républiques italiennes di questo figlio di pastore riformato per vedere subito in che area spirituale è situato il protestantesimo cui appartiene il Vieusseux; religion pure et philosophique de Jésus-Christ,x) identificantesi, alla lunga, con la vertu filantropica e le sue maximes; Calvino come saggio legislatore della repubblica ginevrina; polemica contro P esprit sacerdotal, d'intonazione empiristica, in quanto la buona religione si riconosce dai buoni moeurs, anziché dall'ortodossia dei dogmi; fiducia nella Providence e nel suo pian general di progresso dell'umanità, dont il ne nous appartieni pomi de saisir les détails, 2' ottimismo etico e fiducia nella possibilità di elevare i moeurs umani attraverso le buone leggi e la buona pedagogia; solidarietà fra gli uomini di buona volontà di ogni paese e confessione sul fondamento della reciproca tolleranza di stampo fra leibnitziano e vagamente massonico; orrore per il fanatismo e la superstizione; concezione del lavoro non più come predestinazione, ma tuttavia come atto religioso e morale, con particolare simpatia per il lavoro agricolo, come quello che maggiormente avvicina l'uomo alla natura e quindi a Dio.
Questo protestantesimo sismondiano non è più, evidentemente, quello della Riforma del secolo XVI, o quello dei pietisti e non conformisti dei Seicento e primo Settecento, come non è ancora quello del Revival o del Vinet. Ma non si può fare colpa al buon Giampiero, né al suo maestro, d'essere vissuti qualche decennio troppo tardi o troppo presto. Resta il fatto che è protestantesimo abbastanza perchè un Sismondi dichiari di volere restare protestante sino all'ultimo dei propri giorni e tale si professi con le parole e gli atti il suo discepolo Vieusseux. E resta il fatto che, senza questa specie di protestantesimo, non si comprende che ben poco delle ragioni ultime della missione italiana dei due ginevrini. Che poi il Vieusseux abbia avuto forse coscienza mett nitida di tutto questo, di quanta ne avesse viceversa il Sismondi, o fosse, verosimilmente, un abbastanza tepido membro della sua confessione riformata, e soprattutto fosse troppo figlio del secolo ragionevole dei lumi per poter dividere i fervori del protestantesimo roman-
*> SISMOWW, Hill. d. rvp. italiennes, Paris, TftlftX p. 12Q *J jforì, I, p. 408.