Rassegna storica del Risorgimento
VIEUSSEUX GIOVAN PIETRO ; CIAMPINI RAFFAELE
anno
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1954
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pagina
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38
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38 Giorgio Spini
sponde, a conti fatti, con la morale naturalo e dà la mano alla simpatia del Rousseau per i popolani incorrotti dalla civiltà, talché per l'occasione Giam piexo arriva a vedere nei musulmani una dignità, in cui non è difficile scorgere la traduzione in turchesco dello self-consciousnèss puritana. L' Evangile , a sua volta, si riassume in una chance, per cui non si deve lasciare cadere il prossimo nell'estrema miseria, esattamente come ha fatto a suo tempo parenti e connazionali per i Vieusseux nel momento delle loro disgrazie, cioè una cliarité, che in fondo è abbastanza diversa dalla carità cat- , tolica, per cui la povertà resta sempre stato di perfezione, o quanto meno -scuola di rassegnazione alla Provvidenza, anziché maledizione da estirpare. E per completare il bouquet, non manca nemmeno un po' di orgueil na-tional tanto per ricordarci che nel frattempo si sono pubblicati i primi volumi dell'Ufistotre sismondiana e che il Vieusseux già nel 1812 conosceva , abbastanza il Fichte da poterne discorrere con un compagno di viaggio nell'attraversare la Germania.
Voltate il tutto in buon toscano e ne verrà fuori lo spirito informatore deU*Antologia. Nel 1831, leggendo un articolo del Tommaseo, traboccante di fervore cattolico, Giampiero annoterà: Io credo che nell'epoca attuale, ove sono chiese e templi più. che non comporti il bisogno del culto,,... non sono le chiese che mancano, ma i buoni preti ed i sinceri cristiani, e per fare questo, ci vuole tutt'altro che nuovi templi. Scusate, caro amico, le mie schiette osservazioni . Che poi questo Evangile tutto fatti e niente dogmi, molto filantropia e poco sentimentalismo, con appena appena quel tanto di chiesa che comporti il bisogno del culto, non sia soltanto un luogo comune retorico od un pretesto anticlericale, ma costituisca davvero il serio Evangelo di una vita impegnata con religiosa dedizione, tutta l'esistenza di Giampiero Vieusseux, dall'adolescenza alla tomba, è là per dimostrarlo inconfutabilmente. Di chiese e cappelle, oltre tutto, il nostro dovette avere Ben poca occasione di fare uso, negli anni giovanili almeno, vivendo quasi sempre in paesi cattolici, ove i templi protestanti erano affatto inesistenti. Ma è ben noto che il cuore della pietà riformata, specie nel caso di espatriati come i Vieusseux, non consisteva tanto nel culto pubblico, quanto nel <c eulte de famille, di cui il padre o la madre erano domestici ministri ai propri figli: in mancanza d'altro, anche in casa Sismondi a Poscia, si faceva un eulte domestique leggendo un corso di morale. I E non è assurdo immaginarsi il padre austero e mite di Giampiero o la madre riuniti in questo cullo di famiglia assieme ai loro figli. Chi può dirci se, fino ad un certo punto almeno, nello spirito dvVAntologia e di Palazzo Buondel-monti non si sia travasato qualcosa dell'insegnamento di una mamma ginevrina del Settecento?...
Comunque, l'esperienza familiare e giovanile del Vieusseux varrebbe la pena di essere studiata anche sotto un altro profilo, cioè sotto quello della formazione delle idee politiche, che informeranno l'opera del nostro nel Risorgimento. Come non pensare all'azienda paterna saccheggiata ad Oncglia od ali odissea tra guerre e rivoluzioni dei Vieusseux, a proposito del liberalismo moderato di Palazzo Buondelmonti? Ma d'altro canto, nel citato
Cfc SisMOiun, Epittolart*. cara di C. Pnrami, Furo, 1998,1, p. 72.