Rassegna storica del Risorgimento
VIEUSSEUX GIOVAN PIETRO ; CIAMPINI RAFFAELE
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1954
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pagina
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40
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40 Giorgio Spini
un re d'Italia, francata e por Bempre la penisola dal poter temporale del capo della ChieBa. Ed anche in seguito, pure ripiegando fante de mieux su disegni di confederazione, non condivider mai i bollori neo-guelfi ed imposterà viceversa tutta la sua opera come una grande battaglia unitaria contro i regionalismi oscurantisti. Orbene, l'unitarismo anticlericale non era forse un programma tipico della sinistra radicale? Tra la sinistra giacobina o buonarrotiana ed il liberalismo del VieuBseux vi sono di mezzo cento cose: Goppct e l'insegnamento del Sismoudi, il fatto materiale della Restaurazione, che non poteva certo sfuggire ad uno spirito realistico come quello del nostro, la concezione del progresso piuttosto come un'imponente marcia nel tempo, che come un brusco sobbalzo sovvertitore, ecc. Ma per quanto moderato ed amico di moderati, negli anni migliori dell'omologia, Giampiero non vorrà affatto respingere a priori la collaborazione di un Ma ver, d'un Montanelli, d'un Mazzini stesso: non rifiuterà soccorso ad un Garibaldi profugo dopo il fallito moto mazziniano di Genova del 1834; al contrario, cercherà di gettare ponti verso la sinistra democratica e di averla collaboratrice nei propri giornali, così da farne l'espressione non solo del liberalismo più moderato, ma dell'intero schieramento progressista.
Nel 1826, per mettere acqua nel fuoco cattolico di un articolo del Tommaseo, scrive: S. Benedetto, nel secolo XIX, farebbe t ut t'altro che fondare un monastero: lo spirito filantropico che l'animava, lo indurrebbe oggi a tutt'altro. Egli sarebbe un seguace dell'Owen e di ITellemberg. Per contrapporre dunque alle nostalgie di Medioevo del suo collaboratore un ideale di moderna ed operosa religiosità, non esita a mettere a fianco della pedagogia liberale di Hofwyll, anche il socialismo di Roberto Owen. E nel 1833, ad un altro collaboratore, il Montani, cui aveva dato a rivedere un proprio articolo, che intendeva pubblicare a guisa di proemio della nuova annata nAY Antologia e quasi di professione di fede politica della rivista, scrive addirittura: Voi passate forse un poco troppo leggermente su alcune mie idee, relative al progresso, ai doveri dello scrittore, ai diritti delle classi più povere, ed al coraggio con cui ciascuno deve assecondare il grande movimento dell'umanità, ad onta degli ostacoli che si presentano. Il Ciampini nota a buon diritto che già vi sono state le Trois Gloricuses e che il Lamen-nais sta scrivendo le Paroìes d'un croyant. Però i diritti delle classi più povere non si scoprono tutto ad un tratto a cinquantaquattro anni suonati, se non si hanno avuti già da un pezzo per la testa, né si trova il coraggio per assecondare il grande movimento dell'umanità senza batticuori, anche quando esso deve passare attraverso le barricate su cui si battono gli operai di Parigi. E tanto meno quando si ha una testa così solida e lontana da facili ubriacature, come quella di un commerciante svizzero.
Naturalmente, il Vieusseux non sarà mai né un barricadiero né un socialista. Proprio l'articolo proemiale summenzionato parla chiaro: il dovere deJTintelIetfcuale è quello di lavorare alla graduale emancipazione del popolo, mediante l'educazione, anziché spingerlo alla rivoluzione. Più tardi, dopo la rivoluzione parigina del 1848, Giampiero annui canuto confesserà: Io non fio mai avuto paura della parola repubblica, anzi, teoricamente parlando, sono pan tante per quel afcteina; ma m>u posso avere fiducia nelle utopie socialistiche ed il comunismo che viene loro dietro, mi spaventa.