Rassegna storica del Risorgimento

VIEUSSEUX GIOVAN PIETRO ; CIAMPINI RAFFAELE
anno <1954>   pagina <41>
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A proposito di un libro sul Vieusseux 41
Ma il suo moderatismo, se non c'inganniamo, consiate prevalentemente nella scelta dei mezzi o nella graduazione degli sforzi attraverso il tempo, piut­tosto che nella meta. Che Giampiero assieme ai suoi amici aspiri ad un regime, in cui il governo sia ancora ristretto nelle mani di una cerchia non molto ampia di uomini illuminati e ricchi di prestigio sociale, è un fatto: ma ciò viene considerato piuttosto un momento necessario neHa grande marcia dei progresso, onde dare a questa élite il tempo ed il modo di edu­care le masse a maggiori responsabilità, che un optimum da conservare in perpetuo. Proprio perchè fiducioso dell'avvenire, storicista, gradualista, il liberalismo del nostro non è statico e programmaticamente oligarchico; è dinamico e quindi capace di contemplare, se non altro come possibilità avve­nire, la propria trasformazione in democrazia. Comunque, è troppo ricco di contenuto morale, troppo severamente sensibile alle proprie responsabilità sociali, per fermarsi su posizioni di chiuso egoismo borghese. Come il Si-smondi lancia il suo grido d'allarme contro l'egoismo capitalistico, così il Vieusseux non considererà mai vuota parola i diritti delle classi più. po­vere, né li interpreterà in termini di pura beneficenza tradizionale. Inutile dire quanta parte possano avere in questo umanitarismo ed in questa fede nel progresso le sue specifiche origini religiose (che del resto ci ricondurreb­bero sempre al retaggio familiare, all'ambiente ginevrino, agli anni giova­nili). Ma sembra possibile affermare altresì che, anche in questo senso* Inesperienza del periodo rivoluzionario non sia passata invano.
Con questo suo retaggio ancestrale dietro le spalle e questo suo prag­matismo adogmatico, eppure severamente impegnato nell'adempimento di un Evangile operoso di bontà e di dovere verso il prossimo e verso la umana società, con questo suo fastidio caratteristico per la retorica e le astruserie teoriche e questo suo virile e profondo amore per ciò che è bene­fico ed utile àgli uomini e quindi avanti tutto per il lavoro e l'educazione illuminatrice (Post tenebras lux non è forse il motto di Ginevra rifor­mata, come l'Accademia ne è la cittadella ideale?...), Giampiero Vieusseux inizierà attorno al 1820 la sua missione fiorentina ed italiana. E poiché que­sta costituisce la parte più ampia di un libro così denso ed avvincente come quello del Ciampini, sarebbe pleonastico e presuntuoso insieme da parte nostra ridire con parole, certo men efficaci e vivide delle sue, le cose già da lui dette. Non ci rimane che auspicargli, dunque, lettori altrettanto numerosi, quanto attenti, come esso in realtà si merita.
Ma poiché è debito del recensore di accennare almeno ad una sintesi di ciò che si ricava dalla lettura dell'opera, tenteremo, superando magari i limiti di una doverosa modestia, di riassumere in breve la conclusione cui tale lettura ci conduce.
Abbiamo definito prima il Vieusseux come pioniere d'istinto e missio­nario laico d*un Evangile di fattiva carità e reverenza per il prossimo, di serena fede nel bene comunque messo in pratica, di incrollabile e fidu­ciosa speranza in un provvidenziale cammino dell'umanità. Potremmo ora aggiungere che proprio questo pragmatismo ottimistico gli consente di tro­vare fruttuosamente un terreno d'incontro e di collaborazione, con uomini di tanto diversa provenienza come il Capponi, il Lambruschini, il Ridolfi, il Tommaseo. E, soprattutto, di esercitare con impareggiata efficacia la pro­pria funzione storica di mediatore tra Europa ed Italia, tradizione e prò-