Rassegna storica del Risorgimento
PIERANTONI (FAMIGLIA) ; ROMA ; MUSEI
anno
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1954
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pagina
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111
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LIBRI E PERIODICI
GEORGES LEFERVRK, La grande paura del 1789, a cura di ALBO GAROSCI (Biblioteca di cultura storica, 49); Torino, Einaudi, 1953, in 8, pp. XX-273. L. 2000.
Può talora accadere che dalla troppo rigida osservanza di una impostazione metodologica pur in se stessa corretta, ne derivino alla lunga alcune particolari conseguenze di carattere negativo che lasciano una durevole traccia nei corrispondenti campi di studio: uno di codesti casi potrebbe forse rintracciarsi in seno a buona parte della moderna storiografia italiana, e precisamente andrebbe individuato in un troppo frettoloso ed acritico accoglimento della condanna crociana del movimento positivista in genere, e della sociologia in particolare. Non che si Voglia qui rivendicare la legittimità dì questa scienza, o meglio pseudo-scienza, per dirla con il Croce, la cui critica serrata ed appassionata ad essa rimane per certo pienamente valida: ciò che piuttosto si vorrebbe qui osservare, è come un troppo accentuato ed aprioristico dispregio per la sociologia possa non di rado portare ad ingiustamente trascurare certi aspetti pur essenziali della realtà storica, della quale, quindi, non si riesce più a dare un'esatta configurazione che sia ricondotta ai suoi veri e giusti limiti. In altre parole, può facilmente portare ad una colpevole negligenza delle indagini d'ordine più strettamente sociale ed a perdere così di vista, nella rappresentazione storiografica, una più viva e necessaria concretezza dei problemi umani, di cui non si sanno più valutare appieno gli elementi propulsori ed originali; si perdono di vista le passioni, gli istinti, gli interessi dei vari elementi che compongono l'aggregato sociale che, anche se non compaiono sulla scena della storia politica che in certi momenti particolari, ne costituiscono pur sempre un fattore essenziale ed ineliminabile.
Queste considerazioni appaiono quanto mai evidenti soprattutto quando si abbiano presenti certuni fra i migliori esempi della moderna storiografia francese, nella quale invece una cauta e meditata assimilazione dell'esperìenza positivistica, ed in particolare dell'indirizzo sociologico, ha dato una spiccata sensibilità per una più approfondita analisi della complessa dinamica sociale, senza per questo cadere, parliamo infatti sempre dei buoni esempi della storiografia francese moderna, nei facili errori e nelle contraddizioni della sociologia ortodossa. Uno dei rappresentanti più insigni di questa particolare tendenza storiografica che può vantare in Erancia tutta una nobile tradizione, è senza dubbio Georges Lefebvre, i cui numerosi studi sulla grande rivoluzione partono sempre dall'osservazione minuziosa e metodica del dinamismo sociale di tutti i vari componenti la società francese, ma con particolare attenzione per il ceto contadino, dei cui modi di vita, delle cui passioni, paure, speranze, egli è sempre stato indagatore sottile e profondo. Si può dire anzi che proprio di qui il Lefebvre abbia iniziato la alia ricca esperienza di storico: basti qui ricordare come hi sua prima opera di rilievo sia stata quel suo studio Les Paysans du Nord pendant la Revolution franqaise, che costituisce uno dei migliori esempi d'interpretazione analitica di tutta la complessa vita sociale, in un momento storico determinato, di un dato ceto. Di più ampio respiro, ma certo di non minor penetrazione e rigore filologico, è quell'altra sua opera, di quasi un decennio più tarda e di recente apparsa da noi in un'edizione curata da Aldo Garosci, in coi il nostro autore si propose di approfondire quel singolare fenomeno dei primordi della rivoluzione che va sotto il nome dì grande paura; fenomeno singolare, si è detto, non privo di nna certa sua aureola di mistero, ohe è causa non ultima di quel fascino particolare che esso immancabilmente esercita su chi gli si avvicini ad analizzarlo.