Rassegna storica del Risorgimento
PIERANTONI (FAMIGLIA) ; ROMA ; MUSEI
anno
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1954
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pagina
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114
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114 Libri e periodici
giansenista alle vicende rivoluzionarti, affronta separatamente i rapporti tra lo Stalo e la Chiesa nelle costituzioni bolognese, cispadana e ligure, le pio interessanti, a suo avviso, di quelle del triennio giacobino, e conclude la sua analisi con lo afier-nin/.ione che, mentre hi Francia del Direttorio viveva, In seguito alla promulgazione della costituzione del 1795, un'epoca di liberti religiosa, l'India giacobina, invece era dominata dalla intolleranza, anche se temperata dalla formula costituzionale della conservazione della religione cattolica, cui si voleva precludere ogni intervento nella vita pubblica, pur non coinvolgendola nel generale sconvolgimento.
Il De Stefano, però, non si limita nello sua analisi allo studio dei testi giuridici e della pubblicistica del tempo, ma porta la sua indagine anche sull'opinione comune del popolo e sul suo sentimento religioso, ferito dalla intolleranza giacobina, talvolta moderata dalla personale volontà di Bonaparte, che, pur in contrasto colle tendenze radicali del Direttorio di Parigi, desideroso di risolvere drasticamente i rapporti con la Curia romana, esperimenta sul terreno italiano quella politica di utilizzazione della Chièsa cattolica per i suoi disegni, che perseguirà da imperatore col Concordato.
11 quadro del De Stefano è, Senza alcun dubbio, ottimo: se una riserva può essergli fatta, è di non avere affrontato il problema dei rapporti tra Stato e Chiesa nella Repubblica romana ed in quella napoletana, di avere, cioè, limitato la sua indagine alle esperienze costituzionali dell'Italia Settentrionale, trascurando il maggiore problema, a nostro giudizio, della politica religiosa della rivoluzione italiana, quello della liquidazione del potere temporale dei Papi e della conseguente secolarizzazione dello Stato Pontificio, che costituisce in un certo senso, Patto di nascila della questione romana.
Ma questo, evidentemente, esulava dal suo intento: ed anche nei limiti che l'autore si è imposto, il lavoro del De Stefano è un utile saggio, ricco dì documentazione e di notizie bibliografiche e notevole per sicurezza di dottrina e chiarezza di idee. CARLO G*nSAtBEim
A. MANZONI, Scritti non compiuti Poesie giovanili e sparse Lettere, pensieri e giudizi, a cura di MICHELE BABBI e FAUSTO GHISALUEBTI; Milano, Casa del Manzoni, 1950, in 8 pp. 782. L. 1800.
il ni volume delle opere del Manzoni, edite dalla Casa del Manzoni. È un'edizione non critica, ma che precorre quella veramente critica perchè presenta i testi per quanto è possibile più sicuri, riproducendo le stampe curate dall'A. stesso o le stampe che offrono maggiore affidamento di essere ricavate dagli autografi o gli autografi, e dì questi ultimi dando il primo getto, quando non se ne abbia la stesura definitiva, escluso tutto ciò che vi apparisca di cancellato e di rifiutato e riportando a pie' di pagina i tentativi fatti sopra il rigo o a margine per migliorare l'espressione primitiva. Lavoro, come ognun vede, paziente e arduo, soprattutto per quei componimenti di cui non esistono le stampe originali o non sia presentemente rintracciabile l'autografo, poiché le varie copie sono di solito diverse, avendo i trascrittori per costituire il loro leato celto o l'ima o l'altra lezione per lo più senza determinati criteri, ma a seconda del gusto personale.
II libro non porta scoperte nuove; ma, raccogliendo tutti gli inediti inora noli delle opere minori, le poesie giovanili e numerosi frammenti di poesie parse, anche delle attribuite, giova indubbiamente ad una più precisa conoscenza della progressiva formazione spirituale del grande lombardo, attorno alla quale dotto si è detto anche da esimii aludiosU ma qualcosa ancora resta da dire soprattutto a chiarimento di questioni solo in apparenza superale.