Rassegna storica del Risorgimento

PIERANTONI (FAMIGLIA) ; ROMA ; MUSEI
anno <1954>   pagina <117>
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Libri e periodici 117
spedita. Apparve già nel HI volume delle opere inedite a cura del Bonghi, ma i presenti editori l'han riveduta dì su l'abbozzo autografo e ne han rettificati alcuni passi secondo quel che apparve l'intenzione dcll'A., e ne han eliminati alcuni errori ortografici cadutigli dalla penna nella fretta dell'abbozzare. La lettera intendeva confutare il Cours de philosophie mandatogli in omaggio dal Cousin, conosciuto a Parigi dicci anni prima. Qui non è ancora superato del tntto dal Manzoni né il sensismo né l'ideologismo ; ma il tratta tei lo (che tale si può definire) benché un po' lungo, è men prolisso del consueto, perchè il Manzoni riusciva meglio, per il suo ingegno segnatamente analitico, a demolire che a costruire. Se ne raccomanda la lettura sovrattutto come esempio non comune di logica serrata, di ragionamento denso, di salda energia intellettiva. Secondo il Manzoni (codesto è il succo dell'argomento) l'autorità quale intende il Cousin non e punto valida di per se a dimostrare l'origine e il carattere della religione, perchè manca d'une condition essentielle, à l'auiorité, qui est de pouvoir Stre reconnue. Inoltre, séparé en cela de tout le monde, qui voit l'autorité dans les personnes. e posta, come intende il Cousin, dans la condition intérieure d'un acte, cette condition est tout-a-fait ùnpossible à vérifier. Inoltre le produit de la spontanéité étant nécessairement et singulièrement (secondo il Cousin) mele, il etait encorc ùnpossible de discerner dans ce produit ce qui était inspiration de ce qui ne l'élait pas et par conséquent ce qui était de ce qui n'était pas malière à autori té . La conclusione cui giunge FA. è che la distinzione proposta dall'amico tra intuizione spontanea e riflessione conduce dritto allo scetticismo. La lettera, che sinora non è stala sufficientemente esaminata, non è soltanto, come si legge negli studi sulle opere del Manzoni, la testimonianza del suo vivo inte­resse per la filosofìa, ma ha un particolar valore perchè si collega strettamente al problema dell'origine del linguaggio, del quale egli si occupava per l'appunto in quegli anni con grande fervore e con singolare penetrazione. Al proposito mi permetto richiamare l'attenzione dei competenti segnatamente sulle ultime pagine dove, accusando di contraddizione il Cousin per la frase lingua dell'ispirazione>, oppone il Manzoni che la parola non può esprimere l'affermazione assoluta della verità senza riflessione. L'ispirazione è un affermare senza negare, mentre la condizione di una lingua son le parole e la condizione delle parole è di nominare e non si nomina checchessia se non a condizione di supporre il suo contrario, di escludere altre parole e di nier Finfini .
Chiudono il prezioso volume della Casa del Manzoni una raccolta di let­tere, di pensieri, di giudizi, di testimonianze riprodotte dai testi a stampa e dalle copie ma senza alcuna modificazione, perchè è tutt'altro che cosa semplice una collazione con gli originali essendo essi per lo piò. dispersi e non facilmente consultabili. Naturalmente gli editori ài son preoccupati di eliminare gli errori materiali e dove era necessario han supplita la punteggiatura. Non son cose ignote; ma, se non altro, giovano a confermare i princìpi fondamentali della poetica manzoniana e forse, a meglio intendere quali fossero, secondo la sua teoria estetica, i rapporti tre poesia e riflessione, tra mondo fantastico e mondo storico. Ma vi é un gruppo di lettere che ben di rado si incontrano citate, ben utili per dar qualche nuova luce sulla forma precisa e sulla fermezza della sua credenza religiosa. Delle più interessanti addito quella del 22 settembre 1829 (quando ormai la sua conversione si era solidamente consolidata), diretta al pastore pro­testante J, J. Chencvière, professore di teologia all'Università di Ginevra, ma incompiuta. Rimarchevole sovrattutto la seguente confessione: je demande à croire, pulso.uè c'eat polir coi qne j'ui une intelligence, et qu'tl y a une religion. Croirc est man besoin et mon devoir; et la liberto quo vous me laiescz nVsi autre obese que Pinccrtitude : la revolution n'osi pas faite pour laisser mais pour donner et je ne demande pas qu'on me liiissc ce dont je n'ai que trop par moi-meme ;