Rassegna storica del Risorgimento

PIERANTONI (FAMIGLIA) ; ROMA ; MUSEI
anno <1954>   pagina <124>
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124 Libri e periodici
da coglierne le rispettive contraddizioni e derivarne gli elementi trasmessi poi olla futura politica italiana e alla nuova classe dirigente unitaria.
Una indie impostazione, che impHdUraeme conclude od una ulteriore con­danna di quelle tendenze sottilmente borhonizxantl, come le chiamava Adolfo Omodeo, affioranti in antichi saggi dì Giuseppe Paladino, rende particolarmente signiBcativo l'esame cho l'autore fa della concessione dello Statuto da P8"*" Ferdinando II e del valore delle forze novatrici e reazionarie in contrasto (pp. XHI-XXII), mentre rimaneva ancora non risolto e inquietante fl problema della rivo­luzione siciliana. La corrispondenza del miniatro sardo Collohinno col suo governo, dà una chiara idea delle ripercussioni torinesi degli avvenimenti napoletani e del * delinearsi dei primi contrasti sui problemi della lega politica e della guerra contro l'Austria.
Contrasti che esplodono apertamente già al tempo dell'incarico affidato al conte Edoardo di Rignon di chiedere soccorsi per la lotta d'indipendenza. Quel conte di Rignon della cui missione può forse interessare la riproduzione del rapido racconto da quei Brevissimi cenni sulle missioni diplomatiche nel 1848 e 1849 dei sottoindicati signori (seguono i nomi dei vari capi missione) fatti fare dall'Azeglio per proprio uso nei primi tempi del suo ministero ed oggi conservati nel Museo Centrale del Risorgimento in Roma (B*. 568, fase. S). fi conte di Rignon il 23 marzo 1848 venne incaricato di una missione presso del Santo Padre e del Re di Napoli per indurre il primo a prestare il suo soccorso morale e materiale alla cacciata degli Austriaci dall'Italia, ed il secondo a far partire due corpi d'eser­cito almeno di 15 mila uomini ciascuno, dei quali l'uno da spedirsi per via di terra sulta linea del Po, affinchè operasse d'accordo con il nostro esercito, Coltro da essere trasportato dalla flotta napoletana a Venezia per difendere le venete Pro­vincie, impedire l'arrivo di rinforzi austriaci e fare delle diserzioni in vantaggio dell'esercito italiano principale. Il Papa si lasciò sulle prime facilmente persua­dere e truppe pontificie partirono per la guerra e pugnarono contro i Tedeschi. Il Re di Napoli dopo un lungo titubare, ma spinto probabilmente dalla tema di sommosse favorite ed aiutate dal nostro Governo, si decise finalmente a spedire alcuni reggimenti verso il Po e parte della flotta a Venezia, Influenze a noi con­trarie e le credule nostre mire ambiziose su tutta l'Italia raffreddarono e poscia allontanarono affatto l'animo del Pontefice dalla guerra. Il nostro rifiuto di man­dare nostri delegali a Roma per trattare della Lega politica coi plenipotenziari napoletani, gli evenementi (sic) di Napoli, e le deliberazioni del Parlamento Siciliano, ostili alta famiglia borbonica, servirono di motivo al Sovrano di Napoli per far ritornare dal teatro della guerra le sue truppe net sconquassato suo regno. Il conte Rignon venne richiamato da Napoli verso la metà di giugno 1848 .
Proprio col Rignon si lamentava Guglielmo Pepe dì quel Governo scompa­ginato e disaccorde >, che l'aveva lasciato partire per il fronte senza istruzioni fp. 32). E il quadro del disordine che regnava a Napoli e dello stato d'animo dei responsabili della direzione politica in quei giorni è efficacemente presentato in una scena pittoresca descritta dallo stesso Rignon al Pareto. Egli è d'uopo trovarsi qui all'atto pratico per poter credere in qual modo e con quanta mala fede trattansi gli affari e specialmente quale sia la disorganizzazione di tutto ciò che riguarda l'esercito e l'amministrazione militare. Oggi 27 aprile] dehbe partire tn spedizione Ielle truppe annunziata da tanto tempo; e ieri, alle 5 pomeridiane.