Rassegna storica del Risorgimento

PIERANTONI (FAMIGLIA) ; ROMA ; MUSEI
anno <1954>   pagina <133>
immagine non disponibile

Libri e periodici 133
filatone dei problemi locali: la lettera del Cadolini al Medie} del 27 maggio 1869 (Dor. n. 155, p. 2331 contiene un significativo accenno all'*opera riparatrice alla quale egli è chiamato. Nei successivi documenti troviamo espresse le convin­zioni del Medici stesso, e ci sembrano particolarmente notevoli le sue relazioni sulla provincia di Palermo nel 1870, nelle quali si alternano note anche troppo pessimistiche (nell'aprile scrive che a Palermo vera opinione pubblica non esiste p. 240) e note alt imi si iene un po' di maniera (p. 245), fra considerazioni assai interessanti stt iniziative ed illusioni degli scontenti, repubblicani o clericali
In tra suo recente studio su Le orìgini e il carattere della rivolta palermitana del 1866, Francesco Brancate ha utilizzato, oltre a documenti parigini, documenti dell'archivio di Stato di Palermo: due rapporti prefettizi del 25 aprile e del 2 mag­gio del 1865 non pubblicati nella raccolta dello S. ci sembrati degni di menzione. Rimandiamo comunque lo studioso allo scritto del Brancato, edito in Arch. Storici} Siciliano, S. m, voi. V, 1953 (estratto di pp. 71).
Un altro studio pubblicato recentemente da Salvatore Francesco Romano su 7 contadini nella rivoluzione del 1860 (nel voi. Momenti del Risorgimento in Sicilia, D'Anna, Messina-Firenze, 1952, ma in realtà pubblicato nel 1953) ci induce a formulare un voto: quello che altri assuma il faticoso incarico di raccogliere sistematicamente documenti relativi al periodo insurrezionale, fino al passaggio dal governo prodittatorialc al regime luogotenenziale, e specialmente documenti che riflettano i vari aspetti politici e sociali dell'insurrezione. La raccolta dello Scichilonc prende, infatti, come punto di partenza il momento in cui incominciò a funzionare nell'isola la Luogotenenza generale del re, ma per una storia della Sicilia dopo l'unità sarebbe davvero necessario poter contare su migliori raccolte di documenti a partire dai mesi critici dell'anno '60. Il Romano, sviluppando e proseguendo delle ricerche sugli aspetti sociali, del moto del '60 ed in specie sulla rivolta dei contadini contro i proprietari iniziate già dall'inglese Mack Smith, ha posto in luce tutta l'importanza dei problemi che si affacciano con dramma­tica evidenza in quel momento di crisi acuta e di violenze, che però si ricol­legano ad uno stato di guerra sociale latente e di sopraffazioni appena velate a danno dei contadini inermi. D'altra parte vorremmo rilevare come appaiano discutibili alcuni giudizi dello stesso Romano sulla lotta sociale in Sicilia proprio in quanto non possono ancora fondarsi su di una completa raccolta di notizie: dia­mone soltanto due esempi. Accennando alle testimonianze dei collaboratori di Garibaldi e dei volontari in genere sull'apporto delle squadre di popolani e conta­dini siciliani al moto insurrezionale, il Romano ne denuncia il carattere tenden­zioso, attribuendo a tutti, ed in specie al Nievo, un'avversione piò o meno consape­vole per le misere e affamate masse contadine che li circondavano: riteniamo che l'affermazione non sia infondata, e che il miracolo di Garibaldi acciechi in parte i suoi fedeli. Ma lo stesso Romano parla subito dopo di un Garibaldi dotato di un meraviglioso istinto di capo di insorti in una guerra popolare rivoluzionaria > (p. 134), e capace di utilizzare in pieno le forze contadine. A noi pare altrettanto pericoloso distinguere cosi nettamento fra Garibaldi ed i suoi collaboratori, quanto farne un eroe solitario, e ci pare che non si possano sotto­valutare varie testimonianze trascurate dal Romano sui limiti delPazione delle squadre contadine, impreparate, appunto, ad un compito ampiamente rìvoluzio-nurio, e troppo spesso utilizzabili soltanto nell'ambito della lotta locale, che ha per orizzonte il villaggio e per nemici alcuni àlans di possidenti e di usurpatori di terre comunali o demaniali. Ancora: studiare e pubblicare sistematicamente gli atti di processi come quello che segue ai fatti di Bronte è, ci pare, indispen­sabile premessa per un sereno giudizio sulla sommossa, e sulla dura repressione di cui il Bizio porta la responsabilitài ma il Romano ci dà un accenno quasi contradditorio sulle tendenze rivoluzionarie assunto dalla guardia nazionale, deli-