Rassegna storica del Risorgimento

PIERANTONI (FAMIGLIA) ; ROMA ; MUSEI
anno <1954>   pagina <136>
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136 Libri e periodici
dello Stalo, rende definitivamente insanabile il contrasto, già espiente. Ira la
borghesìa italiana e la Chiesa.
In netta antìtesi con lo nuove idee, la Cfoiltó catfolwa, {putendo no1 1850 le sue pubblicazioni, cerca di dimostrare che soltanto le -rie indicete dalla Chiesa sono le onesto o le giusto, mentre il programma democratico, conseguenza diretta della ribellione, di Martin Lutero, è da condanna perchè si propone di privare la Chiesa cattolica di quelle prerogative affidatele da Dio per attribuirle allo Stato laico che non può sostituirsi ad essa perchè diversa è la sua funzione.
La libertà di pensiero e la libertà di insegnamento sono da condannarsi non solo perchè lo Stato laico non può intervenire per indicare la via giuste da seguire non avendone né il potere né i mezzi, ma anche perchè sono dirette contro la potenza spirituale della Chiesa. Uniche libertà non condannevoli sarebbero, se­condo l'organo della Chiesa cattolica, quelle che si esplicano, sotto il controllo diretto del clero al quale soltanto competerebbe frenare le libertà di opinione, entro i confini delle verità dichiarata dalla Chiesa nel suo magistero infallibile.
In netta antitesi, quindi, con i principi liberali, la Chiesa rappresenta il baluardo delle forze conservatrici e, mascherando sotto il profilo di una inesistente lotta religiosa la sua opposizione alle aspirazioni delle forze laiche, costituisce ormai, quanto e forse anche più dell'Austria, l'ostacolo che maggiormente si oppone all'unità della penisola.
Contro il suo atteggiamento, ormai decisamente intransigente, convergono non solo coloro che, ispirati direttamente o indirettamente al credo mazziniano, riten­gono sia possibile realizzare la nuova nazione italiana mediante le insurrezioni popolari, ma anche coloro che nella monarchia piemontese vedono ormai 1 unico artefice della unità del paese.
Accanto a questo contrasto che minaccia pericolose conseguenze, non mancano, in seno alla borghesia laica, discordanze, da principio latenti, poi sempre più, manifeste, che finiranno con il caratterizzare e con il distinguere le diverse aspirazioni delle forze laiche del nostro paese.
Coloro che durante la fase formativa del Risorgimento, contro le forze: conservatrici e cattoliche, avevano chiesto libertà individuale, iniziativa privata e limitazione dei poteri dello Stato, una volta raggiunta l'unità territoriale della penisola e posti di fronte alle difficoltà di governare un paese la cui popolazione era, nella gran maggioranza, indifferente se non addirittura ostile al loro pro­gramma, finirono con il far leva sulla autorità dello Stato e, per mantenere le posizioni raggiunte, divennero fautori dell'accentramento governativo.
Sinceramente democratici rimasero ben pochi.
I più, che pure avevano affrontato e sostenuto una lotta ad oltranza contro l'assolutismo regio, raccolti intorno allo Stato piemontese, ormai padrone di tutta la penisola, ne favoriscono la politica accentratrice che, nell'angusto solco della iniziativa regia, convoglia e frena il movimento democratico, ormai impotente ad imporsi sulle forze che detenevano tutti i poteri.
Uomini come Cattaneo e Ferrari rimasero isolati e nella impossibilità di opporsi alla politica accentratrice del potere centrale che, attraverso i prefetti, nominati direttamente dal sovrano e responsabili unicamente davanti al ministro dcirintcrao, esercita il suo strapotere impedendo ogni libera manifestazione di pensiero B di opinione e violando le più elementari libertà.
A questo contrasto si aggiunge, come abbiamo accennato e come pone esaurien­temente in risalto il Borghi, l'attrito, ora apparentemente latente, ora manifesto, ma sempre sostanzialmente profondo, tra le forze laiche e quelle cattolico-clericali le quali favoriscono rispettivamente i tentativi dello Stato e quelli della Chiesa