Rassegna storica del Risorgimento

ROSSETTI GABRIELE ; ROMA ; MUSEI
anno <1954>   pagina <837>
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I fondi archivistici del Museo centrale del Risorgimento 837
figlio; Ferdinando Ciciloni (sci lettere 1825-1843) gli dà notizie politico-let­terarie da Napoli, da Malta e, infine. Io ritrova a Londra; Leopoldo Curri (quattro lettere del 1833) gli illustra i tentativi compiuti per ottenere il suo richiamo; Filippo De Filippi (una lettera del 1828) parla della situazione ita­liana da Civitavecchia, come fa il barone Calfapictra <ia Messina (dne lettere del 1847-1848).
Resta ora da considerare l'ambiente degli esuli a Londra. Le nove let­tere di Mazzini i loro rapporti furono, come è noto, di pura cortesia sono passate nella Collezione mazziniana, ma rimangono, assai interessanti, le 29 di Filippo Pistrucci (1832-1854), nelle quali si sente un'amicizia sincera che. alle volte, si lascia sfuggire sfoghi significativi sulle condizioni della no­stra penisola e, soprattutto, sullo Stato pontificio. Nel 1824 Gabriele Ros­setti si scusa con una compagnia di amici italiani per non poter interve­nire a ima riunione. La minuta è redatta sul verso di una lettera di Guglielmo Pepe, il quale gli scriverà altre otto volte tra il 1833 e il 1851. Livio Zambeccari chiede, il 1 dicembre 1824, collaborazione a un giornale e Antonio GaUenga, nel 1850, un'offerta per una sottoscrizione. Di note­vole interesse è una lettera di Giuseppe Ricciardi del 15 febbraio 1853, aperta requisitoria contro gli organizzatori del moto milanese del 6 febbraio. Aspre e irritate, invece, le lettere che il Rossetti aveva spedite a Luigi Angeloni nel 1836.
Il fondo si completa con le lettere familiari. Colui che non era mai riu­scito a scrivere, e nemmeno a parlare bene l'inglese, lascierà dietro di sé i figli che, a poco a poco, dopo la sua morte, dimenticheranno la lingua paterna. Mi rallegro con voi dell'ottima lingua in cui è scritta, talché sembra essere uscita da mano italiana, scriverà, presago, il padre a William Michael nel 1853, mentre lo stesso anno aveva espresso la certezza che Dante Gabriel sarebbe diventato un buon pittore. Legato da grande devozione al suocero, Gaetano Polidori, il quale gli era stato molto utile anche, agli inizi, presso l'am­biente letterario inglese, amerà fortemente la moglie Francesca, come testimo­niano le 59 lettere che le scrisse, nelle brevi separazioni, dal 1828 al 1853. Ma la famiglia tutta era molto legata; se Maria Cristina era la segretaria prediletta, gli scritti che il poeta dettava, soprattutto sul finir della vita, sono di mano di tutti i suoi figli. Accanto, infatti, agli innumeri abbozzi scritti e riscritti di sua mano su piccoli quaderni, troviamo raccolte più complete di mani di­verse, come quelle, per esempio, del Veggente in solitudine e della Arpa evangelica. Di quest'ultima esiste una copia a stampa (Genova, 1852) con correzioni autografe, così come le modifiche per la seconda edizione sono se­gnate sulle copie de La Beatrice di Dante (Londra 1842) e dei Versi (Losanna 1847). Le pagine 33-96 che rimangono legate in un volume mi­scellaneo sembrano appartenere, il dubbio è in una annotazione di William Michael, alla edizione di poesie del 1807. Cimelio importante, due fascicoli delle Odi cittadine (Napoli, 1820); nel secondo l'autore si lamenta che si riproduca il primo (che contiene Sei pur bella con gli astri sul crine) senza pensare ai diritti del povero autore. Fra le prime edizioni ricordiamo, infine, il Saggio di poesie sacre e la Orazione accademica sulla Passione di Gesù Cristo (Napoli, 1818), le Poesie di Fflidauro Labidiense (Chieti, 1837), l'ode Per la recuperata salute di S. M. Ferdinando I , stampata Con versi di altri poeti in un opuscolo edito dalla società Sebezia.