Rassegna storica del Risorgimento
VIDAL C?SAR
anno
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1954
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pagina
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841
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CESAR VIDAL
(17 FEBBRAIO 1895-4 APRILE 1954)
La mia quota sociale pel 1940. Cordiali saltili. C. Vidal. - Traductioti: Abonnemem pour 1940. Semplice frase di sapore amministrativo, senza lusso d'orpelli, senza spreco di parole; né quei cordiali salali sembrano assumervi valore diverso da quello abitudinario e doveroso di una qualsiasi persona appena educata. Ma quella traduction immediatamente al di sotto del breve testo italiano e la data, 8 aprile 1940, danno un particolare valore al breve coupon color paglierino, che, due mesi prima d'un indimenticàbilmente tragico pomeriggio di giugno, Cesar Vidal firmava nell'ufficio postale di Nogent-sur-Marne a testimoniare non solo l'attaccamento al nostro Istituto, ma la fedeltà a questa nostra Italia, che, allora e prima ancora e al momento stesso della morte, Egli ha sempre considerato sua seconda patria. L'Italia e la Francia Stavano per precipitare nell'abisso della più assurda delle guerre; gli animi inquieti e gli spiriti esasperati dall'una parte e dall'altra delle Alpi parevano travolti da una disperata fatalità, che non consentiva la promessa di alcun domani, ma Cesar Vidal non rinunciava a dire agli amici, sottovoce, nel modo semplice e onesto ch'era il suo: Io non ho perduta la fede! Io credo ancora nell'amicizia tra i nostri due paesi!. E, detto questo, partiva per fare bravamente il suo dovere per il suo paese.
Oggi, tra tutte le carte d'ufficio che costituiscono la pratica del socio Vidal nell'archivio dell'Istituto, quel talloncino gialliccio parla con una singolare eloquenza e illumina di più viva luce la figura dell'amico perduto. Un amico non soltanto di qualcuno di noi e dell'Istituto, ma dell'Italia, degli Italiani e della loro storia: e un amico come non è davvero facile incontrarne. La sua ultima opera (che apparirà nel prossimo fascicolo della Rassegna), terminata alle 14 del giorno che ha preceduto la sua morte, riguarda il Risorgimento italiano; le parole ch'Egli ha rivolto alla buona compagna di tutta la sua vita poco prima d'entrare in agonia sono state dette in italiano. E alla muta domanda ch'Egli ha letto negli occhi di Lei, la risposta, sorrisa più che espressa, è stata: C'est la langue de mon pays.... E con questo ultimo omaggio alla sua patria spirituale il fedele figlio di Francia s'è spento.
Altri avrebbe potuto e saputo parlare più degnamente dello studioso scomparso. La lunga, affettuosa, confidente amicizia che ci ha legati per tanti anni mi Tende più difficile il compito. Lunga amicizia davvero, a numerarla oggi sulla sequenza degli anni; ma, sebbene fossimo in assidua e cordiale corrispondenza fin dal lontano 1934, non ci siamo incontrati prima di una fredda giornata di interminabile pioggia, che ci ha fatto trovare uno di fronte all'altro nell'atrio della Sorbona, il 30 marzo 1948, in occasione del Congresso per il centenario della rivoluzione europea. E fu incontro assai semplice, senza lussi di complimenti e di mirallegro, tanto sapevamo di dover essere quali realmente ci eravamo immaginati nella lunga vigilia. Non scoperta, conferma. E, per quanto riguardava Lui, la conferma d'una semplicità sorridente e d'una bontà luminosa. Lo sguardo di quei grandi chiari occhi sereni e la stretta calda e fiduciosa di quella mano onesta dicevano subito che, anche in mezzo