Rassegna storica del Risorgimento
VIDAL C?SAR
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1954
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844
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844 Amici scomparsi
dosi per i suoi dolori. Dopodomani scriveva il 22 febbraio 1935 sono richiamato al... servizio militare per ricevere gli Ufficiali italiani che tornano dalla Sarre. Ne avrò per una settimana da rivestire la vecchia divisa. Non potrò andare in Italia perchè la mia missione cessa a Digionc e a Modanc. Avrò l'occasione di riprendere contatto colTltalia e con la sua lingua. Un'occasione che lo aveva reso veramente felice, anche se lo allontanava per qualche tempo dalle iniziate ricerche bibliografiche. Ma bastava si trattasse di cose italiane-... Intendo bene continuare la mia collaborazione alla Rassegna assicurava il 16 agosto 1935 ed aveva terminato le ricerche bibliografiche, ma mi è capitato un lavoro inatteso. Come lei sa, sono stato, nel Marzo, richiamato al servizio militare per il transito delle truppe italiane dalla Sarre. Nell'aprile il nostro sottocapo di Stato Maggiore mi ha domandato di tradurre in francese un libro italiano del generale Visconti Frasca, La guerra decisiva. Il mio capo mi ha detto che questo lavoro gioverebbe al miglioramento politico-militare fra i due eserciti... Spero che sarò scusato [del ritardo verso la Rassegna] perchè Italicae res !.
L'amicizia tra l'Italia e la Francia: il suo grande desiderio, il suo più bel sogno. Chi lo ha avuto collega e collaboratore prezioso negli incontri italo-francesi del '52 per la revisione dei manuali di storia può bene testimoniare della sincerità dei suoi sentimenti per il raggiungimento di una cosi alta meta. Ed oggi quanti di noi nutrono lo stesso ideale sanno di avere veramente perduto un nobile compagno di lavoro.
Persino durante la crisi delle sanzioni e la guerra etiopica il suo animo verso l'Italia non mutò. Ci sia permesso di ricordare una sua frase de!T8 novembre 1935, quando temeva che la sua collaborazione potesse apparire meno opportuna. Spero bene che quello stato di cose non sarà eterno; spero anche che quando giungerà a Roma la mia lettera Makallé sarà italiana e che sarà cancellato il ricordo della disgrazia del gennaio 1896. E il 9 gennaio successivo non sapeva esprimere diverso augurio: Spero che l'anno 1936 sarà per l'Italia quello del successo e della pace onorevole.
La sua simpatia per l'Italia, allora e dopo, assumeva aspetti commoventi di volontà di bene. Come quando, il 20 gennaio 1936, inviava cento lire ad un Comitato di assistenza alle famiglie dei richiamati (e protestava un mese dopo: Non è occasione di ringraziarmi per l'invio alle opere di assistenza, è un gesto naturale quando si può dirsi milanese...) o, più tardi, farà avere il suo fraterno soccorso alle vittime delle alluvioni del Polesine e di Benevento.
Nella sua corrispondenza di studioso gli accenni alle vicende contemporanee erano frequenti e rivelavano le sue preoccupazioni. Hitler ha precipitato le cose confidava il 9 marzo 1936 e forse domani, o Dio sa quando, avremo la guerra!. E l'idea della guerra lo turbava profondamente, proprio per il timore che l'Italia e la Francia potessero trovarsi in due campi diversi. Per questo coglieva ogni opportunità per sottolineare l'identità d'interessi tra gli studiosi dei due paesi, i loro buoni rapporti, le cordiali accoglienze scambievolmente prodigate. La prego di credermi sempre e sempre amico dell'Italia, assicurava il 25 ottobre 1936 e, il 29 giugno dell'anno dopo, si dichiarava lieto che gli estratti dei suoi articoli bibliografici, Tinniti alla Biblio-thèque Nationale sotto il titolo Fonds fxancais pour l'étudc du Risorgimento i talien , potessero riuscire utili agli studiosi del suo paese. C'è tanto da fare