Rassegna storica del Risorgimento

VIDAL C?SAR
anno <1954>   pagina <852>
immagine non disponibile

852 Libri e periodici
Colloredo, clic aveva allora, assiema con il conte CobenzI, funzioni dirette nella politica internazionale delta monarchia degli Asburgo. Come afferma giustamente il Pedrotti, questi rapporti non hanno l'importanza del carteggio da lui già pnh-ldieuio nella Biblioteca scientifica dell'Istituto ma rivestono tuttavia uno speciale interesse perchè, ricchi di notizie sempre iniorroatissime e di acute osservazioni, offrono un quadro vivace e mosso dell'ambiente milanese, delle costumanze, delle figure più rappresentative, delle passioni e dei contrasti in quel momento delicato iti cui il nuovo organiamo politico, con il titolo specioso di Repubblica italiana, andava assumendo, sia pure faticosamente, una spiccala fisionomia.
11 diario del de Moli ci fa assistere alle gravi difficoltà incontrate dal Melzi, di cui esalta spassionatamente la dignità e dirittura di carattere, la costanza infa­ticabile del volere, la profonda conoscenza delle cose di Stato, per far fronte alle incertezze dei primi passi, per frenare le impazienze dei sollecitatori, per impedire il prevalere dei faccendieri e degli intriganti di ogni specie, ma, soprat­tutto, per difendersi dalle subdole arti del partito avanzato della defunta seconda Cisalpina, il quale mal si adattava all'idea della sconfitta. Disordini, e alcuni assai gravi, con morti e feriti, avvenivano di frequente qua e là contro prefetti, segre-tari generali di prefettura, commissari straordinari; lo stesso Melzi fu assalito e fischiato da un'accolta di ragazzacci prezzolati. Gli imbarazzi maggiori, come si sa, gli venivano dal Murai, a cui facevano capo non solo il ceto militare onnipotente e la cricca degli oppositori irriducibili (quali il Lechi, il Visconti, il Ruga, il Sommariva), ma molti nemici personali dello stesso Presi­dente. Sordo duello era quello dei due uomini, che, in pubblico, ostentavano la massima deferenza e la massima devozione (durante la permanenza del Murai a Milano due volte alla settimana si alternavano le feste date or dall'uno or dal­l'altro con sontuosi banchetti, cui essi partecipavano, con profferte palesi di ami cizia); ma, in privato, manifestavano apertamente la loro profonda antipatia. Il Murat, cui dava, soprattutto, fastidio il fare austero e circospetto del Melzi, non si lasciava sfuggire occasione per dipingere al cognato imperatore il vice presidente con i più foschi colori; ma Napoleone, fortunatamente, non si lasciò mai per­suadere dalle sue velenose insinuazioni e dimostrò sempre per il Melzi la più alta fiducia. Il Murat, invero, era inviso anche alla popolazione di Milano. Le signore di qua (scriveva a Vienna il diplomatico de Moli) non sono troppo entu­siaste di fare la corte a Madama Murat: essa e circondala da scarsa compagnia e non è punto soddisfatta del soggiorno milanese, tanto che intende ai primi di aprile far ritorno a Parigi, per sgravarsi colà della sua creatura .
Particolarmente significativo è il gustoso aneddoto riferito dal de Moli: La famiglia Murat riapparve ieri a teatro. Al suo apparire un burlone in platea fece per tre volte il verso del gallo. La polizia non è in grado di scoprirlo, per quanto tutto il teatro fosse per tale lepido episodio in subbuglio. Un altro capo ameno nel Parterre gridò: ecco il principino, alludendo al piccolo Murai che sporgeva fuori della loggia. Soprattutto nel teatro alla Scala non son rare le beffe ad alta voce sulla famiglia Murai e sui Francesi in genere .
La tensione tra il Melzi e il Murat si acuì in seguito al reciso rifiuto opposto dal generale Leciti, da questi proletto, di cedere al generale Fiorella, dietro ordine del Melzi, il comando della seconda divisione di Milano. In codesti dissidi, fre­quentissimi, si ha da vedere la ragione fondamentale che determinò Napoleone :ul allontanare da Milano il cognato e ad affidargli altri incarichi.
I nemici implacabili del Melzi, oltre a rinfacciargli, secondo quel che riferisce il de Moli, gravi errori amministrativi, ingiuste preferenze date ai Milanesi nel tfonfcrjmento degli uffici, spiccata predilezione per i dipartimenti dell'ex Lombardia austriaca e cosi via, lo accusavano di manifesta debolezza e di eccessiva condi­scendenza ai voleri dell'imperatore. Ma debole egli non fu, se, ad onta delle anti­patie, degli intrighi "Hi ogni specie, delle segreto congiure, riuscì a dare al novello