Rassegna storica del Risorgimento
VIDAL C?SAR
anno
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1954
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pagina
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853
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Libri e periodici 853
Stato un'autonomia e min vitalità tutta propria e a infondere negli Italiani eolio la sua guida un più. elevato senso della libertà e dell'onore. Infatti, fatta sommaria giustizia dei parassiti e degli avventurieri e represse le rivolle, floridi e quieti dovevan trascorrere1, i pochi anni che durò la Repubblica: distrutti i privilegi aristocratici in gran parte* resa più rigida la finanza, più onesta l'amministrazione, più tranquillante l'ordine, facilitati i pagamenti, ravvivato il commercio, favorita e incrementata la cultura.
I due pregevoli volumi del Fedrotti son da segnalare, perchè gettano qualche nuova luce sulla personalità del Mclzi; ma si attende ancora su di lui una biografia seria e compiuta che si valga, soprattutto, del suo ricco epistolario e di documenti tuttora inediti (insufficienti son le Memoria pubblicate nel 1865 dal pronipote Giovanni). E sarebbe altresì opportuno indagare il suo pensiero altra-* verso i molti suoi scritti o ignorati o poco conosciuti, perchè egli non fu solo, come ben fu detto, uno dei primi uomini del suo tempo, ma fu pure uno degli intelletti più chiari e più aperti. MARINO CIBAVBCNA
GIOVANNI QUARANTOTTI, Trieste e l'Istria nell'età napoleonica; Firenze, Le Monnier, 1954, in 16, pp. XVII-343. L. 1.300.
IL periodo che corre dalla caduta della Repubblica Veneta al raccogliersi del Congresso di Vienna è indubbiamente uno dei men noti della storia triestina! e istriana. Ne han trattato invero i maggiori scrittori locali, ma in opere di più ampio soggetto, non di proposito: mancava sinora un lavoro d'assieme che, tenendo non solo conto, con un riesame comparativo e critico, del molto che già si è detto, ma risalendo direttamente alle fonti vere e proprie, e non già alle stampate, ma alle scritte o ignorate o poco conosciute o non sufficientemente sfruttate, fosse in grado di offrire una visione precìsa e obbiettiva degli accadimenti dell'epoca e (ciò che sommamente conta) degli ideali civili e politici che la guidarono.
Ha provveduto alla bisogna come meglio non si potrebbe desiderare G. Quarantotti, uno studioso che occupa digià un posto notevole nella storiografia istriano, con questo denso volume, ricco di notizie circostanziate e minutamente controllate, esposte con limpido dettato e con vivente e organica struttura.
Come dice il titolo del libro, le vicende dei domini austriaci e di quelli ex veneti vi sono fuse in un'unica storia: ottimo intento, perchè giova alla migliore comprensione dei successivi atteggiamenti politici degli Italiani di Trieste e dell'Istria e aiuta altresì a istituire utili raffronti tra il passato e la tragica situazione in cui son venuti essi a trovarsi dopo lo sfacelo militare del 1943. Jtfon sarebbe stato però inopportuno (e fu già osservato da altri) che l'A. avesse fatto precedere alla narrazione un breve riassunto di storia istriana, a mo* di introduzione, per facilitare il lettore non troppo al corrente a rendersi esatto cónto degli avvenimenti, tanto più che una certa confusione possono ingenerare le prime pagine in cut egli usa rispetto all'Istria una terminologia non sempre imifuniii-, chiamandola ora Istria marittima, ora veneta, ora ex veneta, in contrapposto all'Istria propriamente austriaca o contea d'Austria, come comune* mente suol denominarsi. Sta il fatto (e forse è bene ricordarlo) che, alla caduta della Repubblica di Venezia, l'Istria era divisa in tra parti: Trieste, sotto la sovranità austriaca, ma Wè ''sì- governava liberamente, costituendo ciò che allora si chiamava Stato-comune (sin dal 1382 si era data per timore di rappresaglie da Venezia a Leopoldo III, che aveva promesso di rispettarne il reggimento popolare, e d'allora quante lotte ad oltranza per la difesa degli antichi statuti!); l'Istria marittima o veneta, la parte più grande, più popolosa, più produttiva, stendente-si da Muggia a Fianona, comprendente cioè Capodistria, Pirano, Ciliari o va, Farcnzo, Rovigno, A) bona, Pola, Digitano; e la contea d'Istria o di Pisino, o Istria