Rassegna storica del Risorgimento
VIDAL C?SAR
anno
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1954
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pagina
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857
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Libri e periodici 857
a Cu-Naccuri quando il console di Francia si preoccupa della sua salvezza e gli oltre il rientro in patria su una nave francese. Ma egli salirà solo sul Platon in compagnia di Manin, di Sirtori, di Tommaseo, II Desmontès, infatti, del diario del Dittatore, non è altri che il nostro volontario. Fra i documenti che FA. pubblica, sono interessanti i rapporti del comandante del Platon, De Belzève, in data 27 agosto e 4 settembre e quelli del console a Corlù del 31 agosto, 6, 19, 27 set* tembre 1849, rapporti che interessano il viaggio dei Manin.
Rientrato in Francia, Julcs J. Damontet non può dimenticare l'Italia e ci ritorna ben presto, stabilendosi a Napoli, e iniziando una attività commerciale che lo porterà, nel 1864, a dare nuova vita alle seterie di S. Leucio. Che non ha scordato gli antichi commilitoni lo prova l'aiuto che presterà ai Garibaldini nel 1860 o specialmente al suo antico comandante Sirtori e l'amicizia con Giuseppe Zanardclli, nata nel Battaglione degli Studi e durata fino alla morte del Duraontet, nel 1885.
Il volume si chiude con lo riproduzione di due scritti del Dumontet die fu anche per un certo tempo corrispondente di giornali italiani e francesi , il primo sul mezzo più efficace onde far progredirò l'agricoltura in Italia in risposta alla R. Accademia di agricoltura di Torino; il secondo sulla circolazione cartacea.
Julcs J. Dumontet aveva sempre conservato la cittadinanza dei suoi avi; ma la medaglia col decreto del 2 aprile 1849 che Manin regalava A son ami Dumontet giustifica appieno l'italianità dei nipoti, EMILIA MORELLI
TULLIO URANGIA TAZZOLI, Don Enrico Tozzoli e i suoi tempii Bergamo, Tip. edit. G. Secomandi, s. a., pp. 528. L. 1.500.
Di questo volume- si sarebbe dovuto parlare nel fascicolo della Rassegna dedicalo agli atti del Congresso di Mantova del 1952 ed alle celebrazioni del Centenario di Belfiore; ma tardando, oltre il previsto, la pubblicazione di esso, è sembrato doveroso dirne ora qualche cosa.
Non avevamo ancora una biografia di don Enrico Tazzoli, del capo spirituale della congiura mantovana, che tale non si poteva dire la rapida nota schizzata dal Cantò per la Rassegna contemporanea (1859), ripubblicata pia tardi (in Italiani illustri, Milano, 1874, pp. 220-78), né l'altra del Polari (Torino, 1866) e meno ancora quella del Mozzati (Milano, 1938).
Dell'ultima vicenda del Tazzoli parlarono a lungo sia il Martini, sia il Luzio, mettendo in luce, il primo, la figura del sacerdote, l'altro, quella del patriota. Mancava, però, un'indagine più approfondita, che ne chiarisse la remota preparazione spirituale e intellettuale, nel quadro dell'ambiente religioso, politico e culturale mantovano, A questo compito l'A. si è ritenuto particolarmente idoneo per i legami familiari (sua nonna era la sorella prediletta di don Enrico) e per le numerose memorie, che del martire si conservano, nella sua casa. Non si poteva chiedere al l'A., che è vissuto nel ricordo, anzi nel culto, del suo avo e ha inteso con il suo volume di adempiere ad mi sacro legato, che ne parlasse con mi tono freddo e distaccato ed il libro è, infatti, tutto pervaso di un sentimento di devozione commossa, pur evitando gli scogli più grossolani della agiografia tradizionale, poiché a fi'A, non sfuggono i limiti dell'azione politica del Tazzoli.
L'Urangia Tazzoli ha utilizzato principalmente, insieme con il carteggio dei conti Arrivobene, il materiale bibliografico e manoscritto della biblioteca di don Enrico (in quella parte che si è salvata dalle dispersioni) e i messaggi clandestini dal carcere. Di tutte queste fonti custodite nell'Archivio di Stato e nel Museo del Risorgimento di Mantova, o ancora in possesso della famiglia dà in fondo al volume un Indice sommario . Al Martini e, soprattutto, al Luzio (che a quei documenti aveva largamente attinto), l'A. si dichiara onestamente debitore por