Rassegna storica del Risorgimento

VIDAL C?SAR
anno <1954>   pagina <858>
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Libri e pmodivi
quella parte, almeno, del volume, che narra lu congiura, il processo-Q il ninnino, intendendo egli non limitarsi all'apparto ili materiale inedito, tua volendo dare ulta ricostruitone più completa possibile e, al lernpo stesso, fare, come egli dice, opera di divulgazione. A ciò mirano le. numerose lettore, noie o meno, comprese nel testo e nelle appendici, nelle quali, insieme con materiale inedito (scritti del Tozzoli su argomenti sacri e profani e le sue annotazioni alla Storia universali' del Canta), a un elenco dei periodici e delle riviste della biblioteca Tazzoli (sarebbe stato interessante anche quello dei Libri) si ripubblicano documenti lar­gamente conosciuti, come il testamento, nelle sue diverse redazioni, le sentenze e i proclami austriaci, le due memorie sul clero lombardo, scritte dal Tazzoli nel Castello di S. Giorgio, sa richiesta del governatore di Mantova, nell'ottobre-novembre 1852.
Della ristampa di queste memorie va data lode all'A., poiché l'edizione che ne curò il Luzio nel 1886 era divenuta quasi introvabile ed esse, d'altra parte, costituiscono un documento essenziale (come giustamente ricordava nel recente congresso di Messina Emilio Fario) alla comprensione del travaglio spirituale sofferto da quella parte, cospicua per numero e qualità, del clero mantovano, che, con il Tazzoli, fu compromessa, direttamente o indirettamente, nella cospirazione antiaustriaca, ed offrono molta materia di riflessione a chi voglia studiare la storia religiosa dell'Ottocento. Un maggiore spirito critico, una cultura estesa anche alle scienze profane (non escluse quelle economiche e sociali), una pratica religiosa più soda, una viva coscienza nazionale e una più immediata comprensione delle soffe-re nze, dei bisogni e delle aspirazioni del popolo erano le caratteristiche, che differen­ziavano, secondo il Tazzoli, i preti lombardi da quelli veneti, meno proclivi a immischiarsi nelle faccende politiche, poco sensibili ai problemi della nazionalità e perciò quasi senza contatto con la parte più progredita e consapevole del laicato. La legittimità di questa maggiore compromissione sociale dei preti lombardi è difesa apertamente: Questi preti avevano già sentimenti liberali [in altra parte scrive: Il clero lombardo è in generale di sentimenti liberali, ma liberali nel più bel senso della parola], che pensavano messi in loro da Dio pel bene dei fratelli e la coscienza li obbligava a non deviare da essi.... Se vi fu orrore, egli dice, fu nella scelta dei mezzi, e qui le pagine delle due memorie aprono molti spiragli ad intrawedere meglio rio timo dramma sofferto dal Tazzoli nel carcere.
Nella imminenza della morte don Enrico affida al suo confortatore un pressante messaggio: Vi prego, mio don Martini, ma non mancate, di raccomandare a tutti i preti che non s'impiccino menomamente nelle faccende politiche e di essere più fervorosi in chiesa. Queste parole vanno intese come una sconfessione aperta e totale? Nella solitudine del carcere, don Enrico Tazzoli, del quale non sarà mai abbastanza ricordata la delicata coscienza sacerdotale (si rileggano la lettera al vescovo di Mantova dopo la sconsacrazione e le ripetute dichiarazioni al Mar, tini: Muoio nella comunione della Chiesa e da prete cattolico... La mia gloria è questa: di essere cattolico e figlio fedele della Chiesa ) è l'acuta sensibilità ai problemi morali (Meno male uno imprudenza che una simulazione scrive a Francesco Arrivabene) riandando alla sua vicenda e a quella degli altri suoi con­fratelli, rivendicava pienamente la posizione assunta contro l'Austria, ma al tempo stesso riconosceva che i modi, nei quali si era estrinsecata, non erano sempre stati i più convenienti al ministero sacerdotale, ministero di amore, di mitezza e di pace . Se casi avevano trasceso le circostanze parvero a ciò trascinarli e cioè: il malgoverno dell'Austria (la seconda memoria è tutta volta a testimo­niarlo), la diffidenza e, peggio, la persecuzione poliziesca contro il clero, Io spregio nel quale era tenuta tutta la nazione italiana.
È nelle migliorate condizioni del popolo, scrive il Tozzoli nella sua prima memoria, che può aversi la massima sicurezza della tranquillità del Clero, laddove il Radctzky vorrebbe, invece, trovarla in un'intima collaborazione del Clero con
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