Rassegna storica del Risorgimento

VIDAL C?SAR
anno <1954>   pagina <868>
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868 Iti bri e periodici
infliggere uno lezione esemplare ai socialisti e agli anarchici ma non riusci­vano a convincersi perchè si dovesse usare un trattamento eguale ai cattolici >.
Se novità positiva non esisto nei metodi e negli strumenti della ricerca, ancor meno tale novità può ritrovarsi là dove credettero Spadolini e molti suoi recensori. Il punto si legge nell'avvertenza sul quale la nostra indagine vuole richia­mare particolarmente l'attenzione... è il fatto clic l'inserzione dei cattolici nello Stato italiano... fu l'opera degli intransigenti , punto poco osservato o notato fino ad oggi (pag. 357). Questa sarebbe la tesi sostenuta dallo Spadolini con buoni argomenti f N. Rodolico. in Nuovi Orizzonti, 15 agosto 1954), da lui dimo­strata contro la maggioranza degli studiosi (N. Valeri, in La Nazione Italiana, 10 luglio 1954)- Mi sembra, invece, che questa tesi o non sia nuova o non sia vera.
Non è certo nuova, se vuol significare che non furono i cattolici liberali, o i transigenti ad ottenere l'accesso alle urne politiche; i tentativi in questo senso furono sempre vani. L'intervento elettorale dei cattolici si ebbe solo per le ten­denze che si erano manifestate fra gli stessi cattolici organizzati. Questo era uno dei punti fermi, che furono posti fin dall'inizio degli studi storici sul movimento cattolico italiano (l'ingresso dei cattolici nella vita politica italiana avvenne ad opera dell'organizzazione intransigente, in Convivium, 1949, n. 6, p. 972; que­sta inserzione fu opera di cattolici detti intransigenti in Rassegna Storica del Risorgimento, 1950, p. 16), né successivamente fu negato, ma solo accettato e con­fermato. Dimostrarlo oggi vuol dire sfondare una porta aperta. Non vi era più discussione; questa era, ormai, da cinque anni, una verità incontrastata. Solo può aggiungersi che questa verità, come l'altra relativa all'importanza essenziale, nella storia del regno d'Italia, dell'intransigentismo cattolico, affermate in polemica con la storiografia tradizionale nel 1949, sono slate poi accentuate e deformate fino a cadere nell'errore. Come non è vero che runico atteggiamento dei cattolici italiani di fronte alla vita pubblica dopo l'unità è quello degli intransigenti; così l'inserimento politico avviene, sì, ad opera dei cattolici organizzati, ma è poi attuato dagli elementi moderati, più sensibili ai motivi della democrazia liberale, alle tentazioni del giolittismo, da Meda e da Mauri, dai bresciani e dai berga­maschi, con l'appoggio di elementi conservatori provenienti del transigentismo, come Corneggia. Se era necessario aggiungere e precisare ancora intorno a questo punto, il discorso doveva essere fatto in questo senso. Sembra, invece, che lo Spadolini voglia sostenere che l'inserimento, realizzate dai Paganuzzi e dagli Scoiton. immettesse nel parlamento zelanti e oltranzisti; e, in tal caso, la novità vi sarebbe, ma consisterebbe solo in un grosso errore.
Quel che distingue questo dagli altri tentativi di storia del movimento cattolico italiano è, invece, la rinuncia, da parte dell'autore, ad una personale interpre­tazione di quella storia e la riproduzione qui delle posizioni polemiche, ufficiali, del conflitto fra Paganuzzi e Rudinì, fra la tradizione del clericalismo conservatore e quella cavouriana della Destra, di Spaventa, Rudinì, Sonnino, Alberimi, Salandra. Canone interpretativo dello Spadolini non è il superamento critico delle contin­genti polemiche, ma l' equidistanza dalle due posizioni del clericalismo paga-nubiano e dei liberalismo rudiniano, che non esclude la personale adesione a quest'ultimo. La sua posizione storiografica, che è egualmente lontana dalie pre­giudiziali dell'anticlericalismo e dalle vecchie posizioni clericali e che parla a lutti il linguaggio di una serenità distaccata permette la pura e semplice accet­tazione dei discorsi dei Congressi cattolici, dei ragionamenti della Civiltà Cattolica, come delle dichiarazioni governative ed ufficiali, che sono anche quelle dell'autore* che si professa liberale e non nasconde le sue simpatìe per il partito di Rudinì.
La storia dell'opposizione cattolica, dell'intransigentismo, appare qui come lo sforzo, da parte del clero, per riconquistare nella vita pubblica italiana quel­l'influenza della quale l'azione rivoluzionaria della Destra l'aveva privato (per Bin di treni'anni il movimento cattolico in Italia si proporrà uno scopo fonda-