Rassegna storica del Risorgimento
VIDAL C?SAR
anno
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1954
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pagina
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871
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Libri e periodivi
871
alla fino dell'Ottocento, con Giambattista Paganuzzi o con i redattori della Civiltà Cattolica, Trascurando i motivi di opposizione religiosa (che furono sempre vivi ed essenziali) e il sorgere delle tendenze democratiche e autonomisti die, lo Spadolini riduce quel movimento entro i limiti politici di un partito illiberale e intollerante.
L'errato giudizio sull'intero sviluppo del movimento cattolico italiano porta lo Spadolini ad un'errata interpretazione del 1898, del nodo centrale, cioè, e decisivo, di quel movimento. Per l'autore di questo libro, come per il De Rosa, le repressioni anticlericali di quell'anno Sono dirette contro la minaccia di un blocco conservatore; a mio giudizio, invece, esse tendono proprio alla costituzione di questo blocco.
Non è certo nuova (perchè è quella ufficiale) la versione dèi De Rosa e dello Spadolini. Per essa il governo e le autorità locali avrebbero subito la pressióne dell'Estrema sinistra laica e radicale che non poteva essere ignorata dal governo... le visioni apocalittiche ed escatologiche di G. Bovio non potevano mancare di esercitare il loro effetto sugli stessi uomini di governo della Destra e del Centro* Destra, nonostante l'opposizione dei moderati di provincia. Infatti, secondo lo Spadolini, i moderati della periferia, per i legami amministrativi con i cattolici, sarebbero stati nettamente contrari ad ogni misura ostile alle associazioni ed ai giornali intransigenti (dimenticando che erano proprio questi ad ostacolare e minacciare quelle alleanze, favorite spesso dai Vescovi, ai quali andava perciò la simpatia di molti moderati). Il governo anticlericale scrive (p. 452) doveva fare i conti coi clerìco-moderati delle provincie... ascoltarne le rivendicazioni... tollerarne le proteste... subirne le pressioni. Il governo Rudinì, è vero, sembrava orientato a tagliare i ponti tra clericalismo e liberalismo pure alla periferia, pure nei comuni e nelle provincie... Ma era una politica difficile, rischiosa, gravida di pericoli ancora imprevedibili: in regime di collegio unino* minale, di suffragio ristretto, era impossibile impostare al centro una politica nazionale che fosse in contrasto evidente con le posizioni preminenti d'ella provincia .
Il quadro, secondo imo schema centrista, è completo: a destra i clericali intransigenti, appoggiati dal moderatismo liberale; a sinistra socialisti e repubblicani, favoriti dalla Sinistra radicale e costituzionale; al centro i veri e autentici liberali del governo, che dimostra la sua equanimità di fronte ai due opposti pericoli. D centro liberale stritolato fra le due ali tenta, con le repressioni governative, di opporsi contemporaneamente all'avanzata cattolica e a quella socialista. Sembrò agli ultimi superstiti della vecchia Destra che fosse giunto il momento di inaugurare una politica esclusivamente "liberale,, senza indulgenze fìlocle-ricali e senza debolezze filosocialiste. Rudinì, come Sonnino, vuole un ritorno alle origini, una battaglia su due fronti, una lotta in due direzioni diverse ed opposte, lotta contemporanea alle due Estreme clericale e socialista. Bava Beccaria appare qui in vesti giacobine, difensore della libertà contro l'avanzata dei conservatori, contro le forze illiberali, che penetrano poi nello Stato durante il governo Giolitti, dimentico degli ideali del Risorgimento. Sono questi gli argomenti giustificativi e propagandistici dei repressori del '98; possono essi coincidere con il giudizio dello storico?
Non credo. Le repressioni del 1898 hanno un preciso carattere conservatore né, questa volta, gli accenti anticlericali valgono a mascherarne l'inconfondibile natura. L'interpretazione liberale, ripresa ancora una volta dallo Spadolini, non è, a mio avviso, storicamente accettabile. Impedirebbe di comprendere molte cose, lascerebbe senza risposta troppe domande. Perchè si colpì l'Osservatore Cattolico (che veniva abbandonando ogni posizione reazionaria accettando motivi di democrazia sociale e politica) mentre si risparmiò il Comitato; perni aliente dell'Opera dei Congressi, roccaforte dei vecchi, sostanzialmente avversi ad ogni forma