Rassegna storica del Risorgimento
VIDAL C?SAR
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1954
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902
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Vita dell'Istituto
La seduta pomeridiana, presieduta dal prof. Cesai è aporia dal prof. Collotti, Ite si propone di mettere in luce i pochi ed isolati studi filosofici a Trieste nel secolo scorso. Perchè mai, si domanda l'oratore, così scarsi gli studi filosofici allora a Trieste? Può servire da guida in questo campo Pier Viviano Zecchini, tramite il quale si raggiunge l'abate Cirino, forse il migliore nel secolo scorso, fervente rosminiano, in costante polemica con la Compagnia di Gesù. Altri nomi: Gioel Coen, Luigi Pasquali, Demetrio Livaditi. Su tutti domina la figura di Giovanni Cesca.
Ricco contributo porta in questo campo l'intervento di Baccio Ziliotto, che ricorda Paride Zaiolti e David Samuel Luzzatto, quest'ultimo, forse, il più importante cultore di studi filosofici. La scarsità di studi filosofici a Trieste, poi, era dovuta al puerile insegnamento della filosofia nelle Università dell'Austria.
Prende nuovamente la parola il dott Stefani intorno alla storiografìa del teatro nell'800. Un'attiva vita teatrale sorge a Trieste nel secolo XVI, quando il Comune, nel suo palazzo, organizza spettacoli teatrali. Ecco poi il teatro di S. Pietro, che ebbe suo storico Carlo Leone Curici. La vita teatrale assume maggior livello con la costruzione del Verdi, che ebbe come storico Carlo Bottura, lo stesso Stefani e altri. Mario Nordio si occupò della storia del Politeama, R. Kraus del teatro Armonia, E. Susmel dei teatri di Fiume, Mario Tavolato di quelli di Pola. Il volume Verdi e Trieste, di cui tace l'autore (che è naturalmente lo Stefani), amplia e completa gli studi precedenti. L'oratore conclude col ricordo dei musicisti giuliani e dei loro biografi.
Segue Remigio Marini con la storiografia dell'arte triestina dell'800. Cita per primo il volume sui pittori e scultori triestini di Salvatore Sibilla, con prefazione di S. Benco. Secondo questo libro, poco o niente ci sarebbe da dire sull'arte a Trieste. In realtà, l'autore ha chiaramente dimostrato che c'è molto, moltissimo da dire, anche se a parlarne siano solo Triestini e se assoluto silenzio regna fra i non Giuliani. Anche per la storia dell'arte ricorre per primo il nome illustre di D. Rossetti, e, passando attraverso i già citati storici triestini, si arriva al primo e più grande critico d'arte cittadino, Silvio Benco. Cita ancora l'oratore gli egregi studi sull'arte locale compiuti, sotto la guida del prof. Coletti, dai suoi studenti in tesi di laurea.
Si passa, infine, alle tre ultime relazioni intese a illustrare la storiografia dal periodo napoleonico all'irredentismo. Oscar de Incontrerà, informatissiino cono* Bcitorc del primo e delle vicende dei Napoleonidi a Trieste, con ricchezza di particolari e diligenza di incomparabile ricercatore fa sfilare davanti al numeroso pubblico i nomi di quanti si occuparono nella Venezia Giulia di quel momento, per concludere con un vivissimo plauso a Giovanni Quarantotti per l'opera con elusiva sul citato periodo storico, opera che costituisce una pietra miliare per la storiografia, frutto di dieci anni di studio.
Lina Gasparinil) fornisce ricchi dati sulla storiografia dal 1814 al 1848. Cosi le figure di Rossetti, Kandler ed altri, considerati nelle precedenti comunicazioni come fonti storiche, costituiscono argomento di storia soprattutto per gli studiosi più recenti. Tamaro, Stefani, de Incontrerà, Cusin, Salata, Scocchi, Sticottt, SrhiArer, Marini, Gentile, Pagnini e molti altri ancora hanno dedicato lavori al periodo citato, ai suoi uomini ed ai suoi giornali.
Ettore Chersi chiude la seduta pomeridiana con la bibliografia dell'Irredentismo, terminata con la lettura di un'interessante lettera di Felice Venczian a Nathan.
*) La cui gentile modestia non cela, ma mette in particolare risalto la scrupolosa diligenza e la rara competenza. (Nota della Rasségna).