Rassegna storica del Risorgimento
TURGENEV IVAN ; ROMA
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1955
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Wolf Giusti
tempo quasi suo rivale, il Baratynskij, canta Roma e l'Italia terra dei morti: ma poi esalta il voluttuoso cielo dell'Ausonia ed i portici dove ancora echeggiano le ottave del Tasso e dove la vita è lieve. In una lirica divenuta famosa (Malaria), uno dei più. grandi poeti russi, il TjutCev, vede Roma avvolta in una invisìbile ira divina, permeata da un male misterioso diffuso nei fiori, nella sorgente limpida come vetro, nel cielo, nelle luci e nell'arcobaleno; sempre quel caldo vento che dondola le cime degli alberi, sempre quel profumo di rose: e tutto ciò è la morte, canta il poeta abbandonandosi ai ricordi di viaggi e di letture. l) Ma il Tjutgev è non soltanto poeta: è anche diplomatico dello zar, uno dei quei signori russi pieni di brio e di contraddizioni, di ironia e di improvvise cupe tristezze, di cultura europea assimilata in modo affascinante e di paradossali sogni a sfondo panslavo. Nemico di quello spirito positivistico e democratico che cominciava a dilagare attraverso l'Europa e che tendeva a ridurre i valori del secolo alla rivincita della realtà e del libero pensiero, egli ravvisava nel Papa di Roma la base più salda del traballante Occidente: ma, in nome dell'ortodossia e della potente Russia impenetrabile alla rivoluzione non voleva poi rinunciare alla sua mordente ironia all'indirizzo del potere temporale in crisi (1849). Un altro gran signore russo, individualista per natura e socialista per sentimento, esteticamente e umanamente avverso ai borghesi in genere e specie a quelli dell'Occidente, Alessandro Herzen, riscontrava proprio a Roma la striscia luminosa oltre al cimitero, cioè oltre le sue delusioni di rivoluzionario russo che aveva creduto nefl' Europa e che successivamente si era disgustato dello spirito filisteo dell'Occidente, trasportando le sue speranze sulla Russia rivoluzionaria del futuro: ma, a unità nazionale raggiunta, il sogno italiano di Herzen svanisce; lo irrita il carattere monumentale e storico delle città italiane; tutta la vita italiana gli sembra dominata dai musei e dalle letture di Dante, da uno spirito borghese che la mette, ai suoi occhi, sullo stesso livello della rimanente Europa.
Chi penetra più. in profondità nell'anima di Roma è certamente Gogol'. Diecine e diecine fra le sue lettere formano come un costante inno a Roma. Il grande scrittore russo era infatti riuscito a intuire il valore poetico del Belli; egli aveva poi scoperto a Roma una istintiva e vetusta forma di democrazia, s'era, accorto come le distanze sociali scomparissero nelle osterìe romane, aveva capito l'ironia fine dei popolani, ricca di sfumature e di sottintesi. Al suo temperamento fondamentalmente conservatore sembrava che il potere sacerdotale avesse contribuito a conservare l'originalità del romano, proteggendolo da un piatto livellamento entro ad una generica Europa indifferenziata, grigia, dominata dall'utilitarismo e dalle esacerbate passioni politiche del momento. Anche il pittore-poeta Majkov ama quella stessa Roma che ama Gogol', ma non va generalmente oltre al e pittoresco, riuscendo tuttavia a darci una serie di graziose ed eleganti poesie autentici acquarelli ottocenteschi in cui ci riappare una Roma ormai scomparsa: magnifici giardini entro alle vetuste mura, trionfi di luci e di colori durante
1) L'ispirazione viene infatti do Madame de Staci, Corinna ou l'Italie, alla chiusa del libro quinto, Tombeaux, égllsus vt palaia: Une fraìcbcur délicieuso VOUB xepose le aoir dea cbalcurs brulantes da jour: et tout cola c'est la inort. J'aiaie disait Oswold à Corinne ce donger mystérieux, inviaible, ce dangor song la forme dcB impressione Ics plus douces.