Rassegna storica del Risorgimento
TURGENEV IVAN ; ROMA
anno
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1955
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pagina
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14
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14 Wolj Giusti
mulini di Collegno, noti perchè accaparravano continuamente la farina e il grano. Dal piano economico-sociale, le accuse passano al piano politico. Si dice ... che l'assedio di Gaeta fosse stato tirato in lungo apposta, affinchè, nel timore della reazione borbonica, la popolazione guardasse con maggior entusiasmò al Piemonte e si gettasse tra le braccia del ministero. Ma è la figura stessa di Cavour che, evidentemente, riesce profondamente invisa al rivoluzionario russo. Per me, in fondo, chi era ? Non ho avuto nulla a che fare con lui, non gli parlerò mai ... Tuttavia, avendolo visto e udito alcune volte, capisco che quest'uomo, nonostante la sua apparente bonarietà e dolcezza, può mettere i suoi avversari in furore.
Turgcnev, nei suoi Ricordi su Belinskij,l) osserva a questo proposito che Belinskij non sarebbe mai caduto negli errori commessi da Dobroljubov: Egli non si sarebbe, per esempio, mai accanito contro Cavour... Quando anche fosse stato giusto il biasimo mosso a Cavour, Belinskij avrebbe capito benissimo quanto fossero inopportuni in quel momento (da noi, in Russia, nel 1862) simili attacchi; egli avrebbe capito a quale partito essi avrebbero giovato e chi avrebbe avuto da rallegrarsene. In nota, Turgcnev fa seguire inoltre questa interessante osservazione:Chi scrive queste righe ha udito con le proprie orecchie un giovane ammiratore di Dobroljubov, il quale, stando seduto al tavolo da giuoco e volendo dire un'insolenza al suo compagno per un grossolano errore da lui commesso, esclamò: Che Cavour che sei, caro mio ! Confesso che provai un senso di pena, e non certo per Cavour, si capisce.
Prescindendo da questa chiara e precisa messa a punto, il Risorgimento italiano fu peraltro per Turgenev soltanto fonte di poetica ammirazione e di sincero entusiasmo. Scriveva egli alla contessa Lambert, nel giugno del 1859: Se io fossi più giovane, getterei tutto da parte e mi recherei in Italia per respirarvi quell'aria ora doppiamente benefica. Dunque, in questa terra c'è ancora dell'entusiasmo ! Ci sono uomini che sanno sacrificarsi, gioire, abbandonarsi al delirio, sperare. Oh, poter vedere come ciò avviene ! .
È un documento quanto mai caratteristico della simpatia di Turgenev per l'Italia e per il suo Risorgimento, ma anche della natura contemplativa del grande scrittore russo.
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La Roma ottocentesca, decaduta eppur sempre grandiosa, era un terreno difficile per l'artista e per il letterato straniero, nel senso che essa costituiva come un metro della sua capacità d'introspezione e della sua intelligenza. Turgenev la conobbe a non grande distanza da quando la vide il Gregorovius. Lo studioso tedesco era rimasto colpito dall'armonia sprigio-nantesi dai suoi potenti contrasti: educande vestite di nero e guidate da monache, collegiali ugualmente vestiti di nero e condotti da sacerdoti: le fanciulle ed i ragazzi si lanciano una furtiva occhiata e proseguono in direzioni opposte; pizzicaroli che, dopo la quaresima trasformavano i loro negozi in piccoli templi di cose materiali; il mercato di Piazza Montanara, con gli scrivani sempre pronti alle lettere d'amore, alle lettere minatorie, ai contratti; infine, tra un labirinto di casupole, due grandi colonne con gli apostoli Pietro e Paolo, l'uno con le chiavi del cielo, l'altro armato di spada ...
X) Trad. di E. Damiani, ed. eiì., pp. 98-99.